La Divina Commedia

però che l sol che v allumò e arse, col caldo e con la luce è sì iguali, 78 che tutte simiglianze sono scarse. Ma voglia e argomento ne mortali, per la cagion ch a voi è manifesta, 81 diversamente son pennuti in ali; ond io, che son mortal, mi sento in questa disagguaglianza, e però non ringrazio 84 se non col core a la paterna festa. Ben supplico io a te, vivo topazio che questa gioia prez osa ingemmi, 87 perché mi facci del tuo nome sazio . «O fronda mia in che io compiacemmi pur aspettando, io fui la tua radice : 90 cotal principio, rispondendo, femmi. Poscia mi disse: «Quel da cui si dice tua cognazione e che cent anni e piùe 93 girato ha l monte in la prima cornice, mio figlio fu e tuo bisavol fue: ben si convien che la lunga fatica 96 tu li raccorci con l opere tue. Fiorenza dentro da la cerchia antica, ond ella toglie ancora e terza e nona, 99 si stava in pace, sobria e pudica. Non avea catenella, non corona, non gonne contigiate, non cintura 102 che fosse a veder più che la persona. Non faceva, nascendo, ancor paura la figlia al padre, che l tempo e la dote 105 non fuggien quinci e quindi la misura. Non avea case di famiglia vòte; non v era giunto ancor Sardanapalo 108 a mostrar ciò che n camera si puote. non hanno in egual misura volontà e parola, cioè spesso non riescono a esprimere come vorrebbero i loro concetti, mentre Dio trasmette ugualmente ai beati intelligenza e ardore di carità, espresse con i termini che appartengono rispettivamente all area di significato della luce (senno, allumò, luce) e del calore (affetto, arse, caldo). La metafora delle ali e del volo ricorre in tutto il canto (cfr. v. 54, 72, 81). 82-84. ond io festa: Dante desidera esprimere gratitudine alla paterna accoglienza di Cacciaguida, ma può farlo solo nel proprio cuore, perché gli vengono meno le parole. 85-87. Ben supplico ... sazio: lo spirito di Cacciaguida è paragonato al topazio, pietra preziosa di colore giallo, ed è come una gemma incastonata nella croce luminosa. 88-89. O fronda mia ... la tua radice: i termini fronda e radice costruiscono la metafora della pianta e l immagine dell albero genealogico. Si noti che l antenato è posto sulle radici e i discendenti sui rami via via più alti. 91-92. Poscia mi disse ... cent anni e piùe: al v. 92 si apprende che il cognome Alighieri così uguale in ardore (carità) e in luce (sapienza) che ogni altra uguaglianza è imperfetta. 79-84 Ma negli uomini la volontà e la parola hanno diversa potenza, per la causa che ben conoscete (l imperfezione di ogni creatura rispetto a Dio), per cui io, che sono un uomo, mi sento in questa disuguaglianza (fra volontà e parola) e perciò non posso ringraziarti, se non col cuore, per la tua paterna accoglienza. 85-96 Io ti supplico intensamente, splendida luce vivente, che adorni questo splendido gioiello (la croce luminosa), che tu appaghi il mio desiderio di sapere il tuo nome . «O mio discendente, in cui io mi compiacqui già solo aspettandoti, io fui il tuo capostipite : questo fu l inizio della sua risposta. Poi mi disse: «Colui da cui deriva il tuo cognome (Alighiero) e che da più di cento anni ha percorso la prima cornice del monte (Purgatorio), fu mio figlio e tuo bisnonno: è opportuno che tu gli abbrevi la sua lunga penitenza con le tue preghiere (di suffragio). 97-108 Firenze, chiusa nell antica cerchia muraria, dalla quale riceve ancora il rintocco della terza e della nona ora, stava in pace, sobria e onesta. (Le donne) non avevano catene, diademi né gonne ricamate né cinture che fossero più appariscenti della stessa persona (che li indossava). La figlia, nascendo, non preoccupava ancora il padre, perché l età e la dote non si allontanavano per difetto (l una) e per eccesso (l altra) rispetto alla giusta misura. Non c erano palazzi disabitati (perché troppo grandi), ancora non era arrivato Sardanapalo a mostrare quale corruzione si può raggiungere nel segreto delle camere. deriva dal bisnonno di Dante, Alighiero, figlio di Cacciaguida ( Personaggi). Alighiero compare in alcuni documenti del 1201, ma Dante lo ritenne morto prima del 1200, quindi più di cent anni prima rispetto al periodo in cui ambienta la Commedia, nel 1300 (cent anni e piùe). Il termine cognazione deriva dal latino cognatio, parentela, famiglia. 97-99. Fiorenza ... pudica: Cacciaguida introduce il motivo centrale del canto: Firenze nel secolo XII era una città serena senza guerre con altre città e senza lotte civili; gli abitanti erano morigerati e non amavano il lusso. La cerchia antica delle mura fiorentine fu costruita tra IX e X secolo, presso la chiesa della Badia dei benedettini, la cui campana batteva le ore del giorno (nel Medioevo la terza e la nona corrispondevano alle nove e alle quindici; a Firenze, però, l ora nona indicava il mezzogiorno). Successivamente furono costruite altre due cerchia di mura, nel 1173 e, all epoca di Dante, nel 1284. 100-102. Non ... persona: forte è il contrasto fra la Firenze antica e quella dei contempora- nei di Dante, i cui concittadini davano più importanza all apparenza esteriore. L antitesi tra il passato e il presente è sottolineata dalla ripetizione della congiunzione negativa, che conferisce alle terzine un ritmo martellante fino al v. 109 (Non avea, non non non Non faceva non fuggien Non avea non v era giunto Non era vinto). 103-105. Non faceva ... la misura: al tempo di Dante, era usanza dei padri stipulare molto presto contratti di matrimonio per garantire alle figlie una elevata collocazione sociale e fornirle di dote adeguata (imponendo alla famiglia un grosso sacrificio finanziario). 106. Non ... vòte: il verso allude sia allo sfarzo di case molto grandi, sproporzionate ai bisogni reali delle famiglie, sia all abbandono di alcuni palazzi fiorentini, i cui abitanti erano stati mandati in esilio politico. 107-108. Non ... si puote: Sardanapàlo (667-626 a.C.), re degli Assiri, era simbolo dell uomo vizioso e depravato. I versi sottolineano come la lussuria e la corruzione fossero penetrati nelle famiglie dei Fiorentini. Paradiso Cacciaguida 663

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato