La Divina Commedia

662 Canto XV 37-42 Poi quella anima, che ispirava gioia a udirla e a vederla, aggiunse alle sue prime parole cose tanto profonde che io non le compresi, e non parlò così oscuramente per sua scelta, ma per necessità, poiché il suo pensiero era troppo oltre il limite della comprensione umana. 43-48 E quando la tensione della sua ardente carità si fu così espressa in modo che le sue parole si abbassarono fino al livello della nostra comprensione, la prima cosa che io capii fu: «Tu sia benedetto, o Dio, uno e trino, che sei tanto generoso con la mia stirpe! . 49-54 E proseguì: «O figlio mio, grazie a Beatrice che ti ha dato le ali per il grande volo, tu hai esaudito dentro questa luce nella quale ti parlo una attesa gradita e lunga, nata in me dalla lettura del grande libro (la mente di Dio), dove mai nulla si aggiunge, né si cambia di quanto è scritto. 55-60 Tu ritieni che il tuo pensiero discenda a me dall ente supremo (Dio), così come dall unità, se la si conosce, discendono il cinque e il sei, e perciò non mi chiedi chi io sia e perché mi mostri a te più gioioso di qualunque altro di questa lieta schiera. 61-69 Tu credi la verità, perché sia coloro che sono più in basso sia coloro che sono più in alto nel Paradiso, vedono nello specchio in cui il pensiero è già manifesto (ancor) prima che tu lo pensi; ma affinché si esprima più pienamente quella divina carità nella quale io veglio guardando eternamente Dio e che mi appaga di gioie sublimi, esprimi con voce sicura, forte e lieta la tua volontà e il tuo desiderio, al quale è già stabilita la mia risposta! . (vv. 70-129) Il trisavolo rievoca la Firenze antica 70-78 Io mi rivolsi a Beatrice e quella comprese (ciò che volevo dire) prima che io parlassi, e mi fece un cenno con un sorriso che aumentò il mio desiderio. Allora dissi così: «Appena vi apparve la perfetta uguaglianza (Dio), per ciascuno di voi (beati) l amore e l intelligenza si corrisposero in eguale misura, perché il sole che vi illuminò e riscaldò è 43-45. E quando ... nostro intelletto: per esprimere l altezza del linguaggio di Cacciaguida, troppo elevato perché l intelletto lo comprenda, Dante riprende la metafora dell arco ricorrente nel Paradiso (cfr. canto I, vv. 119-120; v. 126) e con il medesimo significato (esprimere un energia intellettuale o sentimentale). 47. Benedetto ... trino e uno: Cacciaguida esprime gratitudine a Dio per aver reso possibile la straordinaria esperienza di Dante. Il verso allude al dogma della Trinità: Dio è una sola persona e tre insieme (Padre, Figlio e Spirito Santo). 49-51. lontano digiuno ... bruno: Cacciaguida sapeva dell arrivo di Dante fin da quando era salito al Paradiso (era morto intorno al 1147 e il viaggio di Dante è del 1300), di qui il suo digiuno, cioè il suo «desiderio di in- Indi, a udire e a veder giocondo, giunse lo spirto al suo principio cose, 39 ch io non lo ntesi, sì parlò profondo; né per elez on mi si nascose, ma per necessità, ché l suo concetto 42 al segno d i mortal si soprapuose. E quando l arco de l ardente affetto fu sì sfogato, che l parlar discese 45 inver lo segno del nostro intelletto, la prima cosa che per me s intese, «Benedetto sia tu , fu, «trino e uno, 48 che nel mio seme se tanto cortese! . E seguì: «Grato e lontano digiuno, tratto leggendo del magno volume 51 du non si muta mai bianco né bruno, solvuto hai, figlio, dentro a questo lume in ch io ti parlo, mercé di colei 54 ch a l alto volo ti vestì le piume. Tu credi che a me tuo pensier mei da quel ch è primo, così come raia 57 da l un, se si conosce, il cinque e l sei; e però ch io mi sia e perch io paia più gaud oso a te, non mi domandi, 60 che alcun altro in questa turba gaia. Tu credi l vero; ché i minori e grandi di questa vita miran ne lo speglio 63 in che, prima che pensi, il pensier pandi; ma perché l sacro amore in che io veglio con perpet a vista e che m asseta 66 di dolce dis ar, s adempia meglio, la voce tua sicura, balda e lieta suoni la volontà, suoni l disio, 69 a che la mia risposta è già decreta! . Io mi volsi a Beatrice, e quella udio pria ch io parlassi, e arrisemi un cenno 72 che fece crescer l ali al voler mio. Poi cominciai così: «L affetto e l senno, come la prima equalità v apparse, 75 d un peso per ciascun di voi si fenno, contrarlo. La metafora del «grande volume allude alla onniscienza divina: la mente di Dio è il grande libro letto da tutti i beati e dove ogni cosa è già stata scritta per l eternità, senza bisogno di alcuna correzione; bianco significa metaforicamente «parola cancellata ; bruno «parola aggiunta . 52-54. solvuto ... piume: Beatrice-Teologia ha dato a Dante la concreta possibilità (vestì le piume) di ascendere ai cieli del Paradiso. L immagine riprende quella del volo dell aquila del canto I (v. 48). Solvuto è un latinismo dal verbo solvere, sciogliere, liberare. 55-57. Tu credi sei: la similitudine matematica esprime la tensione conoscitiva dell intelletto: come attraverso la conoscenza del numero uno è possibile ricavare tutti i nu- meri (l unità è il principio di ogni numero), così nella contemplazione di Dio, primo Ente (v. 56) e principio di ogni cosa, è possibile conoscere il pensiero altrui. mei: discenda, dal latino meare. 61-63. Tu credi pandi: tutti i beati, anche se il loro grado di beatitudine è differente (minori e grandi), guardano nello specchio (speglio, termine fiorentino) della mente di Dio, dove si manifesta tutta la realtà. 64-69. ma perché decreta: Cacciaguida legge in Dio le richieste di Dante e quindi ha anche la risposta già pronta; ma desidera ascoltare direttamente dal poeta le domande per potergli rispondere e accrescere la propria carità. -v. 69 decreta: Parole in chiaro. 73-81. Poi cominciai ... in ali: gli uomini

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato