La Divina Commedia

dell ascesa al quinto Cielo si inserisce nella narra zionePrima un tema tra i più rilevanti, già più volte emerso nella Commedia: il rapporto tra corpo e anima. Si ricordi, a questo proposito, la teoria della generazione dei corpi e del corpo spirituale enunciata da Stazio ( Purgatorio XXV), o quella della corruttibilità/incorruttibilità degli esseri creati ( Paradiso VII, XIII). Qui, attraverso le parole di Salomone, viene affrontato il dogma della resurrezione della carne; e ancora una volta, Dante-autore introduce un elemento originale, valorizzando la perfezione della persona restituita in eterno alla sua integrità: il corpo sepolto in terra (che tutto dì la terra ricoperchia, v. 57), ma riportato alla sua originaria incorruttibilità grazie al sacrificio di Cristo, una volta assurto alla gloria dei cieli supererà in splendore l alone di luce irradiato dalla sola anima, come carbon che fiamma rende, / e per vivo candor quella soverchia (vv. 52-53). Questa soluzione mostra l importanza che l autore attribuisce alla fusione armonica tra dimensione corporea e dimensione spirituale, sottolineata dalla similitudine del carbone ardente, che associa la perfezione immateriale del Paradiso alla concretezza del mondo. La coincidenza tra visione intellettuale e visione sensibile percorre, del resto, tutto il canto, nel quale le sublimi visioni di luci, colori e suoni del Cielo di Marte vengono paragonate, con straordinaria efficacia poetica, a fenomeni del mondo naturale. Il biancheggiare della Via Lattea, la danza del pulviscolo luminoso in un raggio di luce, la fusione armonica del suono proveniente dalle corde di uno stesso strumento: tutto rimanda all idea dell abbraccio tra umano e divino, che è il significato stesso della resurrezione dei corpi. Persino il venerabil segno disegnato da strisce di luce costellate di anime sfavillanti è quello che fan giunture di quadranti in tondo (v. 102): una croce inscritta in un cerchio, figura dell umanità e divinità di Cristo. Dal centro al cerchio, e sì dal cerchio al centro movesi l acqua in un ritondo vaso, 3 secondo ch è percosso fuori o dentro: ne la mia mente fé sùbito caso questo ch io dico, sì come si tacque 6 la glor osa vita di Tommaso, per la similitudine che nacque del suo parlare e di quel di Beatrice, 9 a cui sì cominciar, dopo lui, piacque: «A costui fa mestieri, e nol vi dice né con la voce né pensando ancora, 12 d un altro vero andare a la radice. Diteli se la luce onde s infiora vostra sustanza, rimarrà con voi 15 etternalmente sì com ell è ora; e se rimane, dite come, poi che sarete visibili rifatti, 18 esser porà ch al veder non vi nòi . Come, da più letizia pinti e tratti, a la f ata quei che vanno a rota 21 levan la voce e rallegrano li atti, così, a l orazion pronta e divota, li santi cerchi mostrar nova gioia 24 nel torneare e ne la mira nota. Qual si lamenta perché qui si moia per viver colà sù, non vide quive 27 lo refrigerio de l etterna ploia. Quell uno e due e tre che sempre vive e regna sempre in tre e n due e n uno, 30 non circunscritto, e tutto circunscrive, tre volte era cantato da ciascuno di quelli spirti con tal melodia, 33 ch ad ogne merto saria giusto muno. E io udi ne la luce più dia del minor cerchio una voce modesta, 36 forse qual fu da l angelo a Maria, (vv. 1-18) Luminosità delle anime e resurrezione dei corpi 1-18 In un vaso rotondo l acqua si muove dal centro della circonferenza verso il bordo (cerchio), o viceversa, secondo che venga percossa da un punto interno o esterno; il fenomeno di cui parlo mi piombò in mente all improvviso (fé subito caso), non appena Tommaso terminò il suo discorso, per la somiglianza che si verificò tra le parole di Tommaso (dalla cerchia di beati verso il centro, dove si trovavano Dante e Beatrice) e quelle di Beatrice (di moto contrario, dal centro verso il bordo), che dopo di lui si compiacque di cominciare così: «Per costui (Dante) è necessario, e non ve lo chiede né con la voce né ha già formulato il pensiero, andare al fondo di un altra verità. Spiegategli se la luce di cui si adorna la vostra anima (sustanza) resterà con voi per sempre (splendente) come è ora; e se è così, spiegategli come potrà avvenire che essa non vi impedisca (nòi) di vedere (a causa della sua luminosità), quando riassumerete i corpi (sarete visibil rifatti) . (vv. 19-66) Risposta di re Salomone 19-33 Come coloro che danzano in cerchio (vanno a rota) talvolta (a la fiata) alzano il tono della voce e ravvivano i gesti, sospinti e trascinati (pinti e tratti) da gioia maggiore, così le sante corone di beati esibirono, alla richiesta tempestiva e devota, una nuova letizia nel movimento circolare della danza e nel canto mirabile. Chi si lamenta perché quaggiù sulla Terra si deve morire per poter vivere eternamente lassù in Paradiso, non vide in questo luogo (come vidi io) il sublime appagamento (refrigerio) dato dall eterna pioggia (ploia) di beatitudine. Il Dio che è uno e due e tre, che vive e regna eternamente in tre e in due e in uno, non contenuto in alcun luogo ma che tutto contiene (circunscrive), per tre volte era cantato da ognuno di quegli spiriti con una melodia tale che (la sua letizia) sarebbe adeguata ricompensa (giusto muno) a ogni merito umano. 34-42 Dalla luce più luminosa (dia) della prima corona (minor cerchio) di beati io udii una voce umile, come forse fu quella indirizzata dall angelo a Maria, rispondere: «Per quanto durerà la bea- Paradiso La resurrezione dei corpi e Salomone 657

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato