Altre pagine altri percorsi – Il poverello d’Assisi nella

638 Canto XI Altre pagine altri percorsi Il poverello d Assisi nella letteratura Morto nel 1226, san Francesco venne canonizzato solo due anni più tardi. Il santo d Assisi non fu soltanto colui che avviò la letteratura italiana con le Laudes creaturarum o Cantico delle creature (1224), ma divenne anche protagonista a sua volta di molte opere (narrative o saggistiche). Fin da subito nacque infatti una fiorente letteratura sul santo. Dante stesso nutre per Francesco un grande amore ed una grande ammirazione; il suo pensiero è chiaramente registrato nel canto XI del Paradiso, dove si riscontra, da parte sua, un rigoroso criterio valutativo nella scelta degli episodi più salienti della vita dell Assisiate. Ma Dante non fu il solo a subire la fascinazione del santo: prenderemo qui in considerazione gli scritti agiografici del Duecento e del Trecento e le opere di due contemporanei: Gilbert Keith Chesterton e Louis De Wohl in cui il fascino del poverello d Assisi rimane immutato. La letteratura italiana inizia con il Cantico delle creature Prosa assonanzata e ritmata scritta nel dialetto umbro illustre, il Cantico delle creature si apre con una lode al Signore. Dalle lodi al Creatore si passa a quelle indirizzate al creato, che è segno di Dio. Lo sguardo di san Francesco procede dall alto verso il basso, dal cielo alla Terra. Lo stupore del santo è pieno di gratitudine per la presenza del sole, della luna e delle stelle, tutti segni chiari di Dio. Dal cielo l attenzione si rivolge poi al nostro pianeta, bello per la presenza dei quattro elementi empedoclei1(aria, acqua, fuoco e terra). L unico essere vivente che viene nominato nel cantico è l uomo. L aspetto che più lo nobilita è il perdono, di cui è capace solo nel nome di Cristo: Laudato sì , mi Signore per quelli ke perdonano per lo Tuo amore et sostengo infirmitate et tribolatione. Beati quelli ke l sosterrano in pace, ka da Te Altissimo, sirano incoronati. Il perdono è il dono più grande che ci sia stato dato e di cui, a nostra volta, possiamo omaggiare gli altri, è l abbraccio della persona nonostante i suoi limiti e le sue mancanze. Gli ultimi versi del cantico sono stati scritti nel 1226, pochi giorni prima di morire. Per questo colpisce la certezza con cui san Francesco apostrofa la morte come sorella. Chi prima di allora l aveva chiamata così? Essa non va semplicemente accettata, ma deve essere amata, perché non ci può arrecare alcun male. Solo il nostro peccato ci può rovinare, perché ci può condurre alla dannazione eterna. La morte è, invece, l evento che fa cadere il muro d ombra che ci dischiude all eterno e alla visione di Dio. 1. Empedocle: filosofo greco vissuto ad Agrigento nel V secolo a. C. L agiografia medioevale L agiografia due-trecentesca presenta san Francesco secondo una duplice tradizione. In una prima impostazione il santo viene descritto in chiave edulcorata e miracolistica. Ne sono espressione la Legenda prima e la Legenda secunda di Jacopo da Varagine (1228-1298) e nel XIV secolo i Fioretti di san Francesco (1370-1390): in questo brano esemplificativo secondo l iconografia tradizionale dei fioretti, Francesco parla agli uccelli: E passando oltre con quello fervore, levò gli occhi e vide alquanti arbori allato alla via, in su quali era quasi infinita moltitudine d uccelli; di che santo Francesco si maravigliò e disse a compagni: « Voi m aspetterete qui nella via, e io andrò a predicare alle mie sirocchie [sorelle] uccelli . E entrò nel campo e cominciò a predicare alli uccelli ch erano in terra; e subitamente quelli ch erano in su gli arbori se ne vennono a lui insieme tutti quanti e stettono fermi, mentre che santo Francesco compiè di predicare, e poi anche non si partivano infino a tanto ch egli diè loro la benedizione sua. A questa tradizione se necontrappone un altra più realistica riconosciuta come più attendibile dall ordine francescano. Di questa è l esempio più famoso la Legenda maior (12601263) di san Bonaventura da Bagnoregio (1217/1221 circa-1274). L espressione legenda non ha il significato odierno di «fatti inventati e mitici , bensì il valore di «cose da leggersi, perché importanti . San Bonaventura è anche l autore di uno dei trattati di mistica che Dante conobbe e tenne presente per la sua Commedia.

La Divina Commedia
La Divina Commedia
Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato