La Divina Commedia

dedica due canti al Cielo di Venere; nel primo, l VIII, trattaDante delle influenze astrali per bocca di Carlo Martello, figlio di Carlo II d Angiò e di Maria d Ungheria, morto a soli ventiquattro anni. Dante conobbe il giovane principe probabilmente nel 1294, durante una sua sosta a Firenze, e in lui vide una speranza per l Italia, presto stroncata dalla precoce morte di Carlo. Il discorso di Carlo Martello, pacato, malinconico ma, al con- Solea creder lo mondo in suo periclo che la bella Ciprigna il folle amore 3 raggiasse, volta nel terzo epiciclo; per che non pur a lei faceano onore di sacrificio e di votivo grido 6 le genti antiche ne l antico errore; ma D one onoravano e Cupido, quella per madre sua, questo per figlio, 9 e dicean ch el sedette in grembo a Dido; e da costei ond io principio piglio pigliavano il vocabol de la stella 12 che l sol vagheggia or da coppa or da ciglio. Io non m accorsi del salire in ella; ma d esservi entro mi fé assai fede 15 la donna mia ch i vidi far più bella. E come in fiamma favilla si vede, e come in voce voce si discerne, 18 quand una è ferma e altra va e riede, vid io in essa luce altre lucerne muoversi in giro più e men correnti, 21 al modo, credo, di lor viste interne. Di fredda nube non disceser venti, o visibili o no, tanto festini, 24 che non paressero impediti e lenti a chi avesse quei lumi divini veduti a noi venir, lasciando il giro 27 pria cominciato in li alti Serafini; e dentro a quei che più innanzi appariro sonava Osanna sì, che unque poi 30 di r udir non fui sanza disiro. Indi si fece l un più presso a noi e solo incominciò: «Tutti sem presti 33 al tuo piacer, perché di noi ti gioi. Noi ci volgiam coi principi celesti d un giro e d un girare e d una sete, 36 ai quali tu del mondo già dicesti: Voi che ntendendo il terzo ciel movete ; e sem sì pien d amor, che, per piacerti, 39 non fia men dolce un poco di qu ete . Poscia che li occhi miei si fuoro offerti a la mia donna reverenti, ed essa 42 fatti li avea di sé contenti e certi, rivolsersi a la luce che promessa tanto s avea, e «Deh, chi siete? fue 45 la voce mia di grande affetto impressa. tempo, assai affettuoso nei confronti di Dante, comincia con la citazione di una famosa canzone del Convivio: Voi ch intendendo il terzo ciel movete, riferita alle gerarchie angeliche del Cielo di Venere. Tutto il canto è percorso dai temi stilnovistici della cortesia e della liberalità, viste come frutto dei provvidenziali influssi dei cieli, contrapposte alle gravi colpe della monarchia francese, fonte secondo Dante dei mali dell Italia. (vv. 1-15) Ascesa al Cielo di Venere 1-14 Il mondo era solito credere con proprio pericolo che la bella Venere di Cipro (Ciprigna), girando nel terzo Cielo (epiciclo), irradiasse l amore folle; per questo i popoli antichi nell idolatria (ne l antico errore) rendevano onori con sacrifici e con preghiere votive; ma onoravano Dione e Cupido, quella come madre di Venere e questo come suo figlio, e dicevano che egli sedette sulle ginocchia di Didone (e la fece innamorare di Enea); e da costei (Venere), da cui inizio questo canto, prendevano il nome della stella che il sole contempla ora da dietro (da coppa) ora di fronte (da ciglio). Io non mi accorsi di salire ad essa; ma mi resi conto di esservi giunto (mi fé assai fede) quando vidi la mia donna farsi più bella. (vv. 16-45) Gli spiriti amanti 16-21 E come nella fiamma si vede la scintilla, e come in un coro si distingue ogni singola voce, quando una è ferma e un altra si alza e si abbassa (va e riede), così in quella luce vidi altre luci muoversi intorno più e meno veloci (correnti), a seconda, credo, della loro visione interiore. 22-30 Da una fredda nube non discesero mai venti, visibili o no, tanto rapidi (festini) che non sarebbero sembrati ritardati e lenti a chi avesse veduto quelle luci divine avvicinarsi a noi, lasciando il moto circolare iniziato in precedenza nel Cielo dei sublimi Serafini; e dentro a quelle luci che apparivano più vicine si sentiva cantare Osanna in modo tale che da quel momento in poi (unque poi) mai rimasi senza il desiderio di udirlo di nuovo. 31-45 Quindi uno spirito si avvicinò e cominciò a dire: «Siamo tutti pronti (presti) a soddisfare il tuo desiderio, perché tu tragga da noi motivo di gioia. Noi giriamo con i Principati celesti con la stessa velocità, lo stesso movimento, lo stesso desiderio (sete) di Dio; a loro tu dicesti in Terra: Voi, che con il solo intelletto guidate il terzo Cielo ( Voi che ntendendo il terzo ciel movete ); e siamo così pieni di carità che, per soddisfarti, non sarà meno dolce fermarci un po con te . Dopo che i miei occhi si furono rivolti reverenti a Beatrice, ed essa li ebbe resi paghi e sicuri del suo assenso, si rivolsero alla luce che con tanta generosità si era offerta, e la mia voce, che esprimeva grande affetto disse: «Ditemi, chi siete? . Paradiso Carlo Martello 617

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato