Dante maestro di retorica – Dante storiografo

Dante maestro di retorica Dante storiografo La storiografia è una disciplina che ha il fine di descrivere, raccontare e interpretare i fatti della storia. Esiste una netta distinzione tra la storiografia antica, che gravita ancora nell ambito della letteratura e può essere considerata un vero e proprio genere letterario, e quella contemporanea, che nasce da una prospettiva e un metodo «più scientifico che aspira a ricostruire con imparzialità e razionalità solo l oggettività e la veridicità dei fatti. La storiografia antica La storiografia antica, nata in Grecia (Erodoto, Tucidide, Polibio, ecc.) e diffusasi più tardi a Roma (Sallustio, Cesare, Livio, Tacito, ecc.), tende a ricostruire i fatti selezionandoli, distinguendo quelli fondamentali da quelli secondari, le cause principali da quelle di minore importanza. Lo scrupolo della ricostruzione obiettiva, spesso presentata dagli scrittori nei proemi (si pensi agli Annales di Tacito), non impedisce l utilizzo di discorsi quasi sempre inventati dei personaggi e l avvalersi di uno stile ricercato, letterario, retorico. Cicerone considera l opera storiografica come opus oratorium maxime ovvero «opera essenzialmente di eloquenza . Le fonti sono spesso quelle dirette, provenienti dalle testimonianze di persone che hanno assistito (in greco «autopsia ovvero «vedere con i propri occhi ). Il taglio è prosopografico, ossia è incentrato sui personaggi principali, che si muovono sul palcoscenico teatrale del mondo (greco, romano, ecc.) come attori interpreti del copione della storia. Non vengono, invece, considerate le condizioni economiche, sociali della maggior parte del popolo, che non è di solito oggetto del racconto storico. Le finalità della storiografia sono quasi sempre moralistiche: l intento è quello di insegnare, mostrando le differenze tra il mondo antico e quello contemporaneo, sottolineando il degrado dei costumi, Una pagina degli Annales di Tacito (copia dell XI secolo) comunicando come non incorrere in errori già commessi in passato, ecc. (si vedano ad esempio i proemi della celebre monografia sallustiana De Catilinae coniuratione). La storiografia medioevale La storiografia medioevale è figlia di quella antica, ne conserva ancora molte caratteristiche. Tende, però, a rileggere gli eventi e le vicende alla luce dell evento cristiano. Non considera più la storia ciclica e ripetitiva, ma lineare: l evento della creazione ha dato avvio al mondo; all interno della storia universale esiste la storia della salvezza che ha il suo fulcro nell incarnazione di Cristo; le vicende storiche si concluderanno con il ritorno di Cristo (parusia) e il giudizio universale. Il senso della storia e la visione lineare e provvidenziale di Dante Nel canto VI del Paradiso Dante compie un operazione unica, quella di ricostruire tutte le vicende storiche (dagli eventi precedenti alla nascita di Roma, quando i Troiani approdano sulle coste italiche, fino alle contrapposizioni contemporanee tra i guelfi e i ghibellini) in poche decine di versi (vv. 34-111). Più di duemila anni di storia raccontati con estrema sintesi, con accurata selezione dei fatti secondo una prospettiva provvidenziale. Non significa certo che il poeta fiorentino creda che tutto ciò che accade in Terra sia buono e giusto. Dante non vuole giustificare le ingiustizie, le sopraffazioni, le violenze, lo si è visto più volte nel percorso tra Inferno e Purgatorio. Il poeta è, però, fermamente convinto che esista un disegno più alto, provvidenziale e che il Creatore del mondo non sia distante dalla vita degli uomini, certo si avvale anche di loro per intervenire nella storia. Potremmo anche dire che la visione della storia dantesca è lineare, prevede un inizio, uno svolgimento e un epilogo. La creazione ha dato avvio allo spazio e al tempo così come li conosciamo. All interno della linea della storia (quella che è documentata attraverso le fonti scritte) è radicata la storia della salvezza, che inizia attraverso la rivelazione raccontata nella Bibbia nelle vicende di Abramo, di Mosè e dei Profeti fino a giungere a quella che san Paolo chiama pienezza dei tempi, il momento in cui Dio si incarna nel Figlio Gesù Cristo, sotto l impero di Ottaviano Augusto (27 a.C.- 14 d.C.). Allora si verifica una pace universale, la cosiddetta pax augusta, viene chiuso il tempio di Giano e Roma sospende l attività belligerante e imperialistica (o almeno così si sostiene nella propaganda dell imperatore). La pienezza dei tempi è, quindi, un momento particolare della storia, che ha permesso agli apostoli di peregrinare per tutto l Impero in un periodo di relativa tranquillità: san Paolo ha potuto, ad esempio, percorrere per terra e per mare migliaia di chilometri per diffondere la «buona novella . Con l incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù si compie la rivelazione, ovvero si sono manifestate tutte le verità di fede. Nulla di più potrà essere aggiunto nei secoli futuri in attesa del ritorno di Gesù, ritorno che sarà trionfale, la parusia (la seconda venuta di Gesù alla fine dei tempi) che preluderà al giudizio universale, di cui spesso si è parlato nella Commedia. Paradiso Giustiniano 605

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato