La Divina Commedia

Omai puoi giudicar di quei cotali ch io accusai di sopra e di lor falli, 99 che son cagion di tutti vostri mali. L uno al pubblico segno i gigli gialli oppone, e l altro appropria quello a parte, 102 sì ch è forte a veder chi più si falli. Faccian li Ghibellin, faccian lor arte sott altro segno; ché mal segue quello 105 sempre chi la giustizia e lui diparte; e non l abbatta esto Carlo novello coi Guelfi suoi, ma tema de li artigli 108 ch a più alto leon trasser lo vello. Molte f ate già pianser li figli per la colpa del padre, e non si creda 111 che Dio trasmuti l armi per suoi gigli! Questa picciola stella si correda d i buoni spirti che son stati attivi 114 perché onore e fama li succeda: e quando li disiri poggian quivi, sì disv ando, pur convien che i raggi 117 del vero amore in sù poggin men vivi. Ma nel commensurar d i nostri gaggi col merto è parte di nostra letizia, 120 perché non li vedem minor né maggi. Quindi addolcisce la viva giustizia in noi l affetto sì, che non si puote 123 torcer già mai ad alcuna nequizia. Diverse voci fanno dolci note; così diversi scanni in nostra vita 126 rendon dolce armonia tra queste rote. E dentro a la presente margarita luce la luce di Romeo, di cui 129 fu l ovra grande e bella mal gradita. Ma i Provenzai che fecer contra lui non hanno riso; e però mal cammina 132 qual si fa danno del ben fare altrui. Quattro figlie ebbe, e ciascuna reina, Ramondo Beringhiere, e ciò li fece 135 Romeo, persona umìle e peregrina. E poi il mosser le parole biece a dimandar ragione a questo giusto, 138 che li assegnò sette e cinque per diece, indi partissi povero e vetusto; e se l mondo sapesse il cor ch elli ebbe mendicando sua vita a frusto a frusto, 142 assai lo loda, e più lo loderebbe . 128. Romeo: Romeo di Villanova fu mini- stro del conte di Provenza, Raimondo Berengario IV ( Personaggi). 130-132. Ma ... altrui: i calunniatori di Ro- (vv. 97-111) L invettiva contro i guelfi e i ghibellini 97-99 Adesso puoi esprimere il tuo giudizio su quei tali (guelfi e ghibellini), che prima ho accusato, e sulle loro colpe, che sono la causa di tutte le vostre sventure umane. 100-108 Gli uni (i guelfi) contrappongono al simbolo universale dell aquila i gigli d oro in campo azzurro (del re di Francia); gli altri (i ghibellini) usurpano l aquila come simbolo di partito, così che è difficile capire chi sbagli di più. I ghibellini continuino pure le loro attività politiche, ma sotto un altro segno, perché non può seguire l aquila (l Impero) colui che la separa dalla giustizia; e non speri di abbatterlo questo giovane Carlo (d Angiò) con i suoi guelfi, ma si preoccupi piuttosto degli artigli che hanno i leoni più forti di lui (i re più potenti di lui). 109-111 Già molte volte i figli hanno pagato per le colpe dei padri, e non si illuda (Carlo II d Angiò) che Dio sia disposto a sostituire il proprio stemma (dell aquila imperiale) con i suoi gigli (gialli di Francia)! (vv. 112-126) I beati del Cielo di Mercurio 112-117 Questo piccolo pianeta (di Mercurio) si adorna di anime buone che furono attive per conseguire onore e gloria, ma quando i desideri umani puntano a questi fini, allontanandosi così dal loro vero fine (Dio), è inevitabile che i raggi del vero amore (quello che ci porta al cielo) si innalzino con minore energia. 118-126 Fa però parte della nostra beatitudine il commisurare i nostri premi con i nostri meriti, così che non li troviamo né maggiori né minori. In tal modo la divina giustizia purifica i nostri sentimenti, in modo che questi non possono mai rivolgersi verso alcun pensiero colpevole. Come voci diverse producono una dolce melodia, così diversi gradi (di beatitudine) costituiscono una dolce armonia tra questi cieli (del Paradiso). (vv. 127-142) Lo spirito di Romeo di Villanova 127-132 E in questo splendente pianeta (Mercurio) brilla la luce di Romeo, il cui operato nobile e alto fu mal ricompensato. Ma i Provenzali, che tramarono contro di lui, in seguito furono puniti e quindi percorre una cattiva strada colui chi ritiene un male per sé le buone opere altrui. 133-142 Raimondo Berengario ebbe quattro figlie e ognuna di loro andò sposa a un re, e questo fu il risultato dell opera di Romeo, uomo umile e straniero. Ma poi le voci calunniose indussero Raimondo a chiedere il rendiconto (del suo operato) al suo così giusto amministratore, che gli aveva restituito dodici per dieci (un accresciuto patrimonio). Perciò egli se ne andò, povero e vecchio, e se il mondo conoscesse la forza d animo che ebbe Romeo mendicando tozzo a tozzo (il pane per vivere), anche se già lo loda, lo loderebbe ancor di più . meo furono puniti, perché passarono sotto il duro dominio di Carlo I d Angiò, re di Sicilia. 133. Quattro figlie ebbe: Margherita sposò Luigi IX di Francia, Eleonora andò sposa a Enrico («Arrigo ) III d Inghilterra, Sancia a Riccardo di Cornovaglia, re di Germania, e Beatrice a Carlo I d Angiò. Paradiso Giustiniano 601

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato