La Divina Commedia

590 Canto IV In questo canto Dante-autore affronta due importanti questioni dottrinali. La principale, e cruciale per comprendere la struttura del Paradiso, riguarda la sede dei beati: essi, come spiega Beatrice, risiedono eternamente nel cielo metafisico dell Empireo, ma si mostrano a Dante nei nove cieli fisici per fargli comprendere a lui uomo, capace di conoscere solo attraverso l esperienza sensibile il grado di diversa beatitudine di cui godono nella loro sede eterna. Tale verità di fede assume, nella Commedia, una precisa funzione poetica in quanto, collocando i beati nei cieli che hanno esercitato influssi sulle rispettive esistenze, Dante-autore (vv. 1-27) Dubbi di Dante 1-12 Tra due cibi ugualmente distanti e attraenti, l uomo libero morirebbe di fame prima di sceglierne uno (l un recasse ai denti); così rimarrebbe un agnello tra due voglie fameliche (brame) di lupi feroci, (immobilizzato) da paure eguali; così resterebbe un cane tra due daini (dame): perciò, se tacevo, incalzato allo stesso modo dai miei dubbi, non mi rimprovero né elogio (commendo), perché non ero libero dalla necessità. Io tacevo, ma il mio desiderio era evidente sul mio volto, insieme alle mie domande, in modo più vivo e intenso che se lo avessi formulato con un discorso esplicito (distinto). 13-27 Allora Beatrice fece come il profeta Daniele, quando liberò il re (di Babilonia) Nabucodonosor dall ira che lo aveva reso ingiustamente spietato (fello); e disse: «Vedo bene come l uno e l altro desiderio ti attirano, tanto che la tua ansia di sapere si inceppa (lega) al punto che non si esprime a parole (fuor non spira). Tu ragioni così: Se la buona volontà resta intatta, perché la violenza esercitata dagli altri ne diminuisce il merito, la beatitudine? . Inoltre ti dà motivo di dubitare il fatto che le anime (dopo la morte) sembrano tornare alle stelle (da cui sono discese), secondo la teoria di Platone. Queste sono le domande che premono (pontano) con la stessa urgenza la tua volontà (velle); e perciò risponderò prima a quella che presenta maggior veleno (felle) per la fede. (vv. 28-63) Soluzione del secondo dubbio: la vera sede dei beati e degli angeli 28-39 Né il Serafino che più si compenetra in Dio (s india), né Mosè e Samuele, né quello che vuoi considerare dei due Giovanni (Battista o Evangelista), né la Madonna, hanno un luogo di beatitudine diverso dagli spiriti che poco fa ti sono apparsi (Piccarda Donati e Costanza d Altavilla Paradiso III), né (questi ultimi) sono beati per un maggiore o minor numero di anni; ma tutti adornano l Empireo (il primo giro), anche se provano in misura diversa la dolcezza della vita eterna a seconda dell intensità con cui avvertono lo Spirito Santo. Si sono mostrati qui, non perché questa sia la sfera celeste loro assegnata (spera lor), ma per rappresentare visibilmente la sfera meno elevata che essi occupano nel Paradiso spirituale (Empireo). può contestualizzarli, umanizzarli e rappresentarli secondo modalità drammaturgiche, ciò che sarebbe stato impossibile se la visione dei beati fosse avvenuta nella sede dell eterna contemplazione di Dio. La seconda questione riguarda l inadempimento dei voti e viene risolta affrontandone l aspetto morale, in particolare la distinzione tra volontà assoluta e volontà relativa. In chiusura del canto, un ulteriore interrogativo di Dante sulla possibilità di compensare i voti mancati con altre opere di bene introduce un nuovo problema che verrà sviluppato nel canto successivo. Intra due cibi, distanti e moventi d un modo, prima si morria di fame, 3 che liber omo l un recasse ai denti; sì si starebbe un agno intra due brame di fieri lupi, igualmente temendo; 6 sì si starebbe un cane intra due dame: per che, s i mi tacea, me non riprendo, da li miei dubbi d un modo sospinto, 9 poi ch era necessario, né commendo. Io mi tacea, ma l mio disir dipinto m era nel viso, e l dimandar con ello, 12 più caldo assai che per parlar distinto. Fé sì Beatrice qual fé Dan ello, Nabuccodonosor levando d ira, 15 che l avea fatto ingiustamente fello; e disse: «Io veggio ben come ti tira uno e altro disio, sì che tua cura 18 sé stessa lega sì che fuor non spira. Tu argomenti: Se l buon voler dura, la v olenza altrui per qual ragione 21 di meritar mi scema la misura? . Ancor di dubitar ti dà cagione parer tornarsi l anime a le stelle, 24 secondo la sentenza di Platone. Queste son le question che nel tuo velle pontano igualmente; e però pria 27 tratterò quella che più ha di felle. D i Serafin colui che più s india, Mo sè, Samuel, e quel Giovanni 30 che prender vuoli, io dico, non Maria, non hanno in altro cielo i loro scanni che questi spirti che mo t appariro, 33 né hanno a l esser lor più o meno anni; ma tutti fanno bello il primo giro, e differentemente han dolce vita 36 per sentir più e men l etterno spiro. Qui si mostraro, non perché sortita sia questa spera lor, ma per far segno 39 de la celest al c ha men salita.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato