Analisi e interpretazione

Analisi e interpretazione L atmosfera infernale Per approfondire I custodi dell Inferno Caronte e la classicità in chiave cristiana Nel Medioevo erano frequenti le scritte che sugli architravi delle porte d ingresso delle città o di edifici importanti ne indicavano le caratteristiche. Le parole minacciose e di colore oscuro (v. 10) sulla porta della città del demonio introducono il tema della dannazione eterna (lasciate ogne speranza, v. 9) e comunicano a Dante un impressione di minaccia e terrore (il senso lor m è duro, v. 12). Il regno del male connotato come luogo di tenebre associa all impressione visiva dell oscurità quella uditiva di pianti e lamenti confusi, accentuando lo smarrimento interiore del pellegrino. Nell Antinferno, separato dal regno dei malvagi, prevale la descrizione di scene di massa sull attenzione psicologica verso il singolo personaggio; Dante osserva e partecipa domandando a Virgilio spiegazioni su quanto vede. Caronte irrompe sulla scena, collocandosi tra l incipit funesto della porta infernale e l explicit del terremoto: vecchio, bianco per antico pelo (v. 83), si scaglia minaccioso contro i dannati, nega loro ogni speranza di salvezza, poi si rivolge a Dante. Dopo l intervento di Virgilio, che lo rabbonisce, riprende la descrizione delle guance pelose, degli occhi cerchiati di fuoco, della violenza con cui Caronte percuote le anime che indugiano.Il modello letterario per la figura di Caronte è presente nel libro VI dell Eneide a testimonianza della fusione tra la tradizione culturale classica e la tradizione cristiana. La mentalità medievale riconosceva nelle figure pagane una scintilla di verità, anche se fraintesa da false credenze; spetta dunque al poeta cristiano reinterpretarle alla luce della parola divina. Gli ignavi dell Antinferno Lo stile del canto Nell Antinferno sono collocati gli ignavi: privi di ideali, essi non hanno compiuto una scelta, ma neanche azioni cattive; nel contempo essi sono peccatori e contaminerebbero il Paradiso, perché il difetto di amore esclude dalla vista di Dio. Le terzine sottolineano quanto numerosi siano coloro che vivono «senza infamia e senza lode . Durissimo è il giudizio morale nei confronti di questa tratta che non merita alcuna memoria (tratta è termine più generico di «fila , «schiera ), perché non ha fatto uso della capacità di decidere e agire secondo volontà. Nel sistema etico di Dante «la lotta e l azione costituiscono la forma naturale di vita (E. Auerbach), di conseguenza i vili e gli indecisi non furono mai vivi (Questi sciaurati, che mai non fur vivi, v. 64). L anafora (Per me per me per me) imprime ai tre versi iniziali un ritmo martellante e il climax sottolinea in progressione ascendente l ineluttabilità del castigo (città dolente etterno dolore perduta gente). Una similitudine visiva (come la rena quando turbo spira) conclude la serie di percezioni uditive (sospiri, pianti e alti guai parole di dolore, accenti d ira voci alte e fioche, e suon di man, vv. 25-30) che hanno colpito Dante-personaggio al suo primo contatto con l ambiente infernale. Il tema del libero arbitrio Dante non cita nessun peccatore e si serve di una perifrasi per l ombra di colui/che fece per viltade il gran rifiuto. L espressione, per noi oscura, doveva all epoca risultare evidente: si tratta di Celestino V che, abdicando al pontificato, aveva deluso le aspettative di quanti auspicavano una riforma della Chiesa in senso evangelico-spirituale e aveva spalancato la porta al dominio temporale di Bonifacio VIII, artefice della rovina personale del poeta. Il valore della libera decisione dell uomo Il poeta, che ha pagato con l esilio le sue scelte politiche, condanna duramente la meschinità di chi non sa prendere posizioni, tanto che fa dire a Virgilio: non ragioniam di lor, ma guarda e passa (v. 51). Nella Epistola XIII, inviata insieme ai primi canti del Paradiso a Cangrande della Scala, l autore conferma che alla base di tutto il poema sta, appunto, la libertà dell uomo di scegliere tra il bene e il male: «l argomento è l uomo in quanto, per i meriti e demeriti acquisiti con il libero arbitrio, ha conseguito premio o punizione dalla giustizia divina (da Epistola XIII, 34). La memoria virgiliana I legami con l Eneide si riscon- trano in alcune espressioni che riprendono formule virgiliane: i sospiri, pianti e alti guai (v. 22) echeggiano «i gemiti e il risuonar di colpi (Eneide, VI, 558); la livida palude (v. 98) traduce le «livide acque dello Stige pagano (Eneide, VI, 320); la terra lagrimosa (v. 133) bagnata dalle lacrime dei dannati è quasi una traduzione letterale dei latini lugentes campi (Eneide, VI, 441). Le similitudini Altra reminiscenza è la similitudine del- le foglie e degli uccelli, ma Dante accentua il dramma delle anime rispetto al modello dell Eneide: il movimento con cui si affollano ad una ad una intorno alla barca è come quello delle foglie che si staccano (l una appresso de l altra, v. 113); esse, una volta salite, desiderano oltrepassare il fiume come gli uccelli al suono del richiamo. Le espressioni proverbiali Numerosi versi di questo canto sono diventati proverbiali per indicare chi non può più tornare indietro (Lasciate ogne speranza, voi ch intrate v. 9), chi nella vita è totalmente disorientato o impazzito (hanno perduto il ben de l intelletto v. 18), chi non merita alcuna attenzione perché è come se non esistesse (non ragioniam di lor, ma guarda e passa, v. 51), chi rimane neutrale e non prende mai una posizione, vale a dire persone che in vita non hanno mostrato coraggio (sanza nfamia e sanza lodo v. 36; fece per viltade il gran rifiuto, v. 60). 59 Inferno Caronte

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato