La Divina Commedia

Galileo Galilei Dopo l autore dell Orlando furioso, nel secolo XVII, lo scienziato e uomo di lettere Galileo Galilei (1564 1642) ci presenta nuove immagini della luna con precisione scientifica e al tempo stesso con partecipazione espressiva e lirica. Nel Sidereus Nuncius (ossia Il messaggero celeste), il breve trattato di astronomia in latino che rende conto delle rivoluzionarie osservazioni e scoperte compiute con l uso del telescopio, troviamo questa descrizione: [...] quando la luna ci si mostra con i corni splendenti, il termine che divide la parte oscura dalla luminosa non si stende uniformemente secondo una linea ovale, come in un solido perfettamente sferico dovrebbe accadere, ma è segnato da una linea disuguale, aspra e notevolmente sinuosa [...] poiché oltre i confini della luce e delle tenebre si estendono nella parte oscura molte come lucide escrescenze, e al contrario, delle particelle tenebrose s inoltrano nella zona illuminata. Grande ammiratore di Galilei, così lo scrittore Italo Calvino commenta questo brano: «è la prima volta che la luna diventa per gli uomini un oggetto reale, che viene descritta minutamente come cosa tangibile, eppure appena la luna compare, nel linguaggio di Galileo si sente una specie di rarefazione, di levitazione: ci s innalza in un incantata sospensione . Se nel Paradiso dantesco la luna costituisce il primo Cielo in cui il poeta vede le anime dei santi, nel poema ariostesco Astolfo vede mari, laghi, pianure, montagne del tutto simili a quelli che s incontrano sulla Terra: XXXIV, 72, 1-8 Altri fiumi, altri laghi, altre campagne sono là su, che non son qui tra noi; altri piani1, altre valli, altre montagne, c han le cittadi, hanno i castelli suoi, con case de le quai mai le più magne2 non vide il paladin prima né poi: e vi sono ampie e solitarie selve, ove le ninfe ognor cacciano belve. 1. Piani: pianure. 2. Magne: grandi. Astolfo si reca, poi, in una valle dove si trova tutto ciò che l uomo perde sulla Terra. Si trovano, ad esempio, il tempo che l uomo spreca dietro a beni futili, l intelligenza non utilizzata, le ricchezze, le elemosine donate solo in punto di morte, ecc.: solo la pazzia è ancora tutta sulla Terra. Ariosto si avvale di questa descrizione fantastica per mostrare la vanità del comportamento dell uomo che insegue illusioni, piaceri vani, ricchezze, potere. Recuperato il senno, Orlando diviene uno degli artefici della vittoria dei cristiani contro i musulmani. Giacomo Leopardi Nel piccolo idillio Alla luna, composto nel 1820, uno dei maggiori poeti moderni, Giacomo Leopardi (1798-1837), solitario, si rivolge alla luna, sua confidente segreta e intima amica, ricordando l anniversario di quando si recava sul colle, lo stesso dell Infinito, a rimirarla con gli occhi tristi e tumidi dal pianto. Leopardi descrive un quadretto romantico: in mezzo a una natura vitale l io del poeta si confessa, raccontando le proprie emozioni, l interiorità e la sofferenza: O graziosa luna, io mi rammento Che, or volge l anno, sovra questo colle Io venia pien d angoscia a rimirarti: E tu pendevi allor su quella selva Siccome or fai, che tutta la rischiari. Ma nebuloso e tremulo dal pianto Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci Il tuo volto apparia [ ]. (vv. 1-8) Un altro piccolo idillio, La sera del dì di festa, si apre con la descrizione paesaggistica rasserenante, animata dalla presenza della luna: Dolce e chiara è la notte e senza vento, E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti Posa la luna, e di lontan rivela Serena ogni montagna. [ ] (vv. 1-4) Paradiso Piccarda Donati 585

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato