Altre pagine, altri percorsi – La poetica della luna. Da

584 Canto III Altre pagine altri percorsi La poetica della luna Da Apuleio a Italo Calvino attraverso Leopardi Dante ci presenta nel canto III Piccarda Donati: nella lucida, cristallina atmosfera che pervade il Cielo della Luna ella appare come un immagine appena delineata nel fondo di uno specchio, la luna rende tutti pallidi, del pallore di una perla che si distingue a stento su una fronte bianchissima. Nel canto precedente, Dante e Beatrice hanno discusso la questione della natura dei cieli traendo spunto dalle macchie lunari. Oltre a Dante, altri poeti sono stati attratti dalla luna, resa oggetto di racconti e di poesie ben prima che avvenisse l allunaggio il 20 luglio 1969. Il poeta latino Apuleio l ha considerata una divinità (Iside), di cui Lucio, protagonista delle Metamorfosi, diviene adepto dopo un rito d iniziazione di undici giorni. Ariosto nell Orlando furioso e Calvino nelle Cosmicomiche hanno rappresentato in letteratura lo sbarco sulla luna. Lo scienziato Galilei ha osservato la luna con il telescopio e ha reso la prima immagine ingrandita e precisa del corpo celeste, facendolo risultare ancora più vicino a noi e più reale. Nei Canti Leopardi ha, invece, presentato la luna come sua confidente segreta o anche come ente che conosce la verità, il senso e il destino dell uomo e dell universo. Jean Francois Millet, il parco delle pecore, olio su tela, 1872 Lucio Apuleio Ludovico Ariosto Nel Metamorphoseon libri XI (ovvero Gli undici libri delle Metamorfosi), unico romanzo antico latino giunto fino a noi in forma integrale, lo scrittore Apuleio (125 d. C. circa -170 d. C. circa) rappresenta le vicende di Lucio, trasformato in asino (vedi pag. 93). Solo dopo molte peripezie e vicissitudini, il protagonista potrà ritornare uomo, grazie alla dea Iside (la luna) che proverà pietà per lui. L opera ha un profondo significato religioso occultato all interno di vicende avventurose e segnalato dal numero dei libri in cui è strutturata: undici è un numero anticlassico, simbolo dell iniziazione al culto di Iside (perché undici sono i giorni che occorrono per diventare adepti della dea). Iside è descritta dalle sembianze così belle che la lingua umana è povera e inadeguata a descriverne la bellezza. Tuttavia, Lucio si cimenta a declamarne il fascino: la dea Iside ha gli attributi della divinità, nella mano destra porta un sistro di bronzo e dalla mano sinistra, invece, pende «un vasello d oro a forma di barca dal manico ornato da un aspide con la testa ritta e il collo rigonfio . lei stessa a definirsi: Nell Orlando furioso, il poema in ottave di Ludovico Ariosto (1474-1533) il grande paladino Orlando, che nella tradizione avviata dalla Chanson de Roland combatteva per l ideale cristiano e per il suo signore, impazzisce per amore quando scopre che la donna che lui ama si è sposata con il saraceno Medoro. Salito sull Ippogrifo, arrivato fino al Paradiso terrestre, il duca Astolfo incontra san Giovanni Evangelista che lo investe del compito di recuperare il senno di Orlando sulla luna (Orlando furioso, canto XXXIV, ottava 67); una volta arrivato sulla luna, Astolfo rimarrà sorpreso (ottava 71). la madre della natura, la signora di tutti gli elementi, l origine e il principio di tutte le età, la più grande di tutte le divinità, la regina dei morti, la prima dei celesti, colei che in sé riassume l immagine di tutti gli dei e di tutte le dee. (Metamorphoseon libri XI) XXXIV, 67 Gli è ver che ti bisogna altro v aggio far meco, e tutta abbandonar la terra. Nel cerchio de la luna a menar t aggio, che dei pianeti a noi pi prossima erra, perché la medicina che può saggio rendere Orlando, l dentro si serra. [ ] XXXIV, 71 Quivi ebbe Astolfo doppia maraviglia: che quel paese appresso era sì grande, il quale a un picciol tondo rassimiglia a noi che lo miriam da queste bande; [ ]

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato