La Divina Commedia

578 Canto III (vv. 1-33) La visione dei beati 1-9 Quel sole (Beatrice), che per primo mi accese il cuore d amore, mi aveva dimostrato, provando e riprovando (portando prove e confutando le opinioni errate), il dolce aspetto della bella verità, e io, per dichiararmi corretto (dall errore) e persuaso (della verità) sollevai il capo più diritto, quanto era necessario per parlare; ma apparve una visione che mi trattenne tanto a sé, che per guardarla non mi ricordai della mia dichiarazione (di quanto stavo per dire). 10-18 Come attraverso vetri trasparenti e puliti oppure per acque limpide e immobili, ma non tanto profonde che il fondo sia scuro (da non vederlo), si riflettono i lineamenti dei nostri volti, così evanescenti che una perla posta su una fronte bianca colpisce altrettanto debolmente i nostri occhi, tali io vidi diverse facce pronte a parlare, per cui caddi nell errore contrario a quello che suscitò amore tra Narciso e la fonte. 19-24 Non appena mi accorsi di loro, ritenendole immagini riflesse, girai indietro gli occhi per vedere di chi fossero, ma non vidi nulla e tornai a volgerli avanti nello sguardo della dolce guida, che sorridendo splendeva negli occhi suoi santi. 25-33 Beatrice mi disse: «Non meravigliarti se sorrido a causa del tuo ingenuo pensiero, perché ancora non si fonda sulla verità, ma ti fa girare a vuoto come accade (in questi casi): ciò che tu vedi sono vere anime, confinate in questo cielo per inadempimento dei loro voti. Perciò parla con loro e ascolta e credi (in ciò che ti diranno), perché la luce veritiera che le appaga non le lascia allontanare da sé . (vv. 34-108) Il colloquio con Piccarda Donati 34-41 Io mi rivolsi all anima che si mostrava più desiderosa di parlare e cominciai, quasi come colui che un desiderio troppo intenso rende smarrito: «O spirito ben nato (perché destinato alla salvezza), che ai raggi della vita eterna provi la dolcezza della beatitudine che non si può comprendere se non è provata, mi farai cosa gradita se mi accontenti, dicendomi il tuo nome e la vostra condizione . 42-45 Per cui ella, sollecita e con occhi ridenti (disse): «La nostra carità (l amore per il prossimo) non si nega a un giusto desiderio come la carità divina, che vuole simile a sé tutta la sua corte (il Paradiso). 1-3. Quel sol ... riprovando: la metafora del sole è riferita a Beatrice: come il sole dà calore e luce così Beatrice scalda di amore il cuore di Dante e illumina la sua mente con la verità ( Purgatorio XXX, 41-42). Nel canto precedente Beatrice ha spiegato a Dante la causa delle macchie lunari confutando la tesi errata e dimostrando quella vera. Dante qui riprende, in ordine inverso, il ragionamento della Scolastica medievale (dimostrare una verità portando gli argomenti favorevoli e quelli contrari). Quel sol che pria d amor mi scaldò l petto, di bella verità m avea scoverto, 3 provando e riprovando, il dolce aspetto; e io, per confessar corretto e certo me stesso, tanto quanto si convenne 6 leva il capo a proferer più erto; ma vis one apparve che ritenne a sé me tanto stretto, per vedersi, 9 che di mia confession non mi sovvenne. Quali per vetri trasparenti e tersi, o ver per acque nitide e tranquille, 12 non sì profonde che i fondi sien persi, tornan d i nostri visi le postille debili sì, che perla in bianca fronte 15 non vien men forte a le nostre pupille; tali vid io più facce a parlar pronte; per ch io dentro a l error contrario corsi 18 a quel ch accese amor tra l omo e l fonte. Sùbito sì com io di lor m accorsi, quelle stimando specchiati sembianti, 21 per veder di cui fosser, li occhi torsi; e nulla vidi, e ritorsili avanti dritti nel lume de la dolce guida, 24 che, sorridendo, ardea ne li occhi santi. «Non ti maravigliar perch io sorrida , mi disse, «appresso il tuo p eril coto, 27 poi sopra l vero ancor lo piè non fida, ma te rivolve, come suole, a vòto: vere sustanze son ciò che tu vedi, 30 qui rilegate per manco di voto. Però parla con esse e odi e credi; ché la verace luce che li appaga 33 da sé non lascia lor torcer li piedi . E io a l ombra che parea più vaga di ragionar, drizza mi, e cominciai, 36 quasi com uom cui troppa voglia smaga: «O ben creato spirito, che a rai di vita etterna la dolcezza senti 39 che, non gustata, non s intende mai, graz oso mi fia se mi contenti del nome tuo e de la vostra sorte . 42 Ond ella, pronta e con occhi ridenti: «La nostra carità non serra porte 10-18. Quali ... fonte: la similitudine spie- ga che Dante incorre nell errore opposto a quello di Narciso: egli scambia i volti dei beati per immagini riflesse, mentre Narciso, specchiandosi a una fonte, scambiò la propria immagine riflessa per una persona (così bella che egli s innamorò di quel volto; Ovidio, Metamorfosi III, vv. 407-510). v. 13 postille: Parole in chiaro. 26. coto: latinismo, Parole in chiaro. 31-33. Però ... piedi: la carità delle anime simile a quella di Dio, cui si conforma, è sempre pronta a esaudire le giuste preghiere. 43-45. La nostra carità sua corte: la condizione essenziale dei beati nel Paradiso è la carità ovvero l amore nei confronti del prossimo; la gioia dei beati consiste nell uniformare la loro volontà a quella di Dio. 46-48. I fui ... bella: Dante aveva conosciuto Piccarda Donati ( Personaggi) cui si accenna anche nel Purgatorio (XXIV, 13-15) dove Dante incontra il fratello Forese.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato