La Divina Commedia

574 Canto II ha funzione introduttiva al nuovo regno, simme tricaIl acanto quella svolta dai corrispondenti canti nelle prime due Cantiche ( Inferno II, Purgatorio II). Dante mette in primo piano l assoluta novità della sua impresa e, invitando i lettori non avvezzi alla materia sacra ad abbandonare il tentativo di seguirlo, si dichiara orgogliosamente certo delle sue capacità, sostenute dalla sapienza, dall ispirazione poetica e dall arte (vv. 8-9). Metafora dell ingegno del poeta è di nuovo l immagine della nave, ma la navicella del mio ingegno ( Purgatorio I) diventa qui un robusto legno che (vv. 1-36) Ascesa al Cielo della Luna 1-15 O voi che, desiderosi di ascoltare, con la piccola barca (della conoscenza umana) avete seguito la mia nave (legno), che procede (varca) per mezzo della poesia, ritornate alle sponde da cui siete partiti: non addentratevi in mare aperto (pelago) perché forse, perdendomi di vista, vi potreste smarrire. Le acque su cui mi inoltro non sono mai state navigate: Minerva soffia (il vento della sapienza), e Apollo (l ispirazione poetica) regge la barra del timone, e le nove Muse mi danno la direzione (l Orse). Voi pochi che fin da giovani vi siete dedicati (drizzaste il collo) alla sapienza celeste (pan de li angeli), della quale l uomo si nutre sulla Terra (qui) ma non arriva mai a saziarsene, potete ben condurre la vostra nave in mare aperto (l alto sale), seguendo (servando) la mia scia prima che l acqua si ricomponga in una superficie piana e livellata. 16-21 Quegli eroi gloriosi che solcarono il mare approdando nella Colchide non si meravigliarono, quando videro Giasone (l eroe del Vello d oro) diventato contadino, come farete voi. L ardente desiderio, creato insieme all anima e mai sazio, del regno a somiglianza di Dio (deiforme regno) ci innalzava veloci come (voi) vedete (ruotare) il cielo stellato. 22-36 Beatrice guardava in su, e io lei; e forse nello stesso tempo (in tanto) che una freccia impiega a raggiungere il bersaglio (posa), e compiere il volo, e staccarsi dall arco, mi accorsi di aver raggiunto un luogo in cui una cosa stupefacente mi fece volgere lo sguardo verso di sé; e perciò Beatrice a cui la mia ansia di sapere non poteva essere nascosta, si voltò verso di me, tanto lieta quanto bella. «Ringrazia Dio , mi disse, «che ci ha guidati al cielo . Mi parve che fossimo immersi in una nube luminosa, compatta, solida e liscia, simile a un diamante abbagliato dal sole. La gemma (margarita) eterna e incorruttibile ci accolse in sé, come l acqua riceve (recepe) un raggio di luce senza doversi aprire. (vv. 37-102) Natura delle macchie lunari 37-45 Se io ero, come ero, un corpo solido, e sulla Terra (qui) non si concepisce come un entità corporea e spaziale possa contenerne un altra (com una dimensione altra patio), cosa che avviene necessariamente se un corpo penetra (repe) in un altro senza alterarlo, (questo fenomeno) dovrebbe accendere ancor più in noi il desiderio di contemplare quell essere supremo che rende palese come la natura umana e quella divina si unirono (in Cristo). cantando varca (v. 3), aprendosi la strada verso orizzonti mai tentati prima. Alla breve sequenza narrativa in cui avviene l ascesa al Primo Cielo fa seguito la parte del canto in cui viene affrontata la questione della natura dei cieli prendendo come spunto le macchie lunari. La serrata argomentazione di Beatrice approda alla soluzione metafisica imperniata, anche poeticamente, sulla luce che dall intelligenza divina scende ad «avvivare i corpi celesti attraverso gli Angeli Motori, e che risplende negli astri come letizia per pupilla viva (v.144). O voi che siete in piccioletta barca, desiderosi d ascoltar, seguiti 3 dietro al mio legno che cantando varca, tornate a riveder li vostri liti: non vi mettete in pelago, ché forse, 6 perdendo me, rimarreste smarriti. L acqua ch io prendo già mai non si corse; Minerva spira, e conducemi Appollo, 9 e nove Muse mi dimostran l Orse. Voialtri pochi che drizzaste il collo per tempo al pan de li angeli, del quale 12 vivesi qui ma non sen vien satollo, metter potete ben per l alto sale vostro navigio, servando mio solco 15 dinanzi a l acqua che ritorna equale. Que glor osi che passaro al Colco non s ammiraron come voi farete, 18 quando Ias n vider fatto bifolco. La concreata e perpet a sete del de forme regno cen portava 21 veloci quasi come l ciel vedete. Beatrice in suso, e io in lei guardava; e forse in tanto in quanto un quadrel posa 24 e vola e da la noce si dischiava, giunto mi vidi ove mirabil cosa mi torse il viso a sé; e però quella 27 cui non potea mia cura essere ascosa, volta ver me, sì lieta come bella, «Drizza la mente in Dio grata , mi disse, 30 «che n ha congiunti con la prima stella . Parev a me che nube ne coprisse lucida, spessa, solida e pulita, 33 quasi adamante che lo sol ferisse. Per entro sé l etterna margarita ne ricevette, com acqua recepe 36 raggio di luce permanendo unita. S io era corpo, e qui non si concepe com una dimensione altra patio, 39 ch esser convien se corpo in corpo repe, accender ne dovria più il disio di veder quella essenza in che si vede 42 come nostra natura e Dio s unio.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato