CANTO II – Le macchie lunari

Canto 2 Canto II Le macchie lunari TEMPO Mercoledì 30 marzo (o 13 aprile) 1300 LUOGO PECCATORI Primo Cielo: Cielo della Luna Dante Beatrice Sommario « (vv. 1-36) Ascesa al Cielo della Luna Il canto si apre con un ammonimento ai lettori: Danteautore li esorta a lasciarlo perché la strada che si appresta a tracciare non è mai stata tentata da alcuno, ed essi rischierebbero di smarrirsi; solo quei pochi che hanno orientato il loro studio alle scienze celesti potranno seguitare e comprendere il senso profondo della lettura. L ammonimento viene risolto con la metafora del viaggio in mare aperto: è bene che la piccioletta barca della conoscenza umana rientri ai porti consueti, lasciando al navigio dei pochi spiriti eletti il compito di seguire la nave del poeta che ora prende il largo verso spazi sconfinati (cantando varca). Poi il racconto riprende con il volo fulmineo di Beatrice e Dante che lei con gli occhi rivolti verso l alto, lui guardando l amata vengono innalzati al Cielo della Luna, il primo dei nove cieli fisici. « (vv. 37-102) Natura delle macchie lunari O EL « (vv. 103-148) Spiegazioni di Beatrice Beatrice prosegue spiegando la vera natura delle macchie lunari: la diversa luminosità della luna e degli altri corpi celesti dipende dalle Intelligenze angeliche, motrici dell universo, che ricevono la virtù da Dio e la dispiegano, diversificandola, nei singoli cieli, affinché le virtù diano vita alla materia preziosa di cui sono fatti gli astri. La differente luminosità degli astri è dovuta alla letizia delle intelligenze angeliche, che risplende attraverso ognuno di essi come la gioia dell animo brilla attraverso la pupilla. S LUNA piriti di fe t i tiv 1° CI L esperienza sovrumana di essere immerso in un corpo celeste, senza che né la natura umana né quella dell astro ne vengano alterate, accende ancor più in Dante il desiderio di contemplare il mistero del Cristo fatto uomo, verità di fede che in Paradiso troverà la sua manifesta evidenza. Poi, ringraziato Dio per averlo innalzato al Cielo della Luna, Dante chiede a Beatrice che cosa siano le macchie scure visibili sulla superficie lunare, che sulla Terra alimentano leggende su Caino, costretto a vagare in eterno carico di un fascio di spine. La beata sorride dell ingenuità umana e, dopo aver ascoltato l ipotesi di Dante che la diversa luminosità sia dovuta a maggiore e minore densità dell astro passa alla confutazione. Il primo ordine di argomentazioni svolto da Beatrice è filosofico: gli astri, lungi dall essere costituiti di una sola materia più o meno densa sono invece diversi per qualità, essendo diversi gli influssi (le virtù) che da essi promanano sulle specie e sugli individui terrestri. Il secondo ordine di argomentazioni attiene alla fisica: le zone scure lunari non possono essere causate da una loro minore densità perché, durante le eclissi di sole, la luce dovrebbe trapassarle e filtrare, cosa che non avviene; peraltro, non si può neppure ipotizzare che il raggio del sole appaia più scuro perché riflesso, laddove la superficie dell astro è rarefatta, dalla parte densa più interna, e dunque più lontana.

La Divina Commedia
La Divina Commedia
Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato