Verso l’esame di Stato – Allenarsi alla prima prova

570 Canto I Verso l esame di Stato Allenarsi alla prima prova Tipologia B Analisi e produzione di un testo argomentativo ARNALDO DI BENEDETTO La poesia della luce e il senso della vista nel Paradiso di Dante L accademico e critico letterario italiano Arnaldo di Benedetto presenta la luce come la caratteristica prevalente della terza Cantica. la stessa nuova guida di Dante a orientare il poeta verso il sole, quindi verso l alto. Se all Inferno Dante discendeva nel baratro e in Purgatorio saliva sentendo il peso della corporeità e la fatica della purificazione, ora ascende verso il cielo senza più sentire il peso e vive, quindi, una condizione che è al di là di quella umana (trasumanar). Nel Paradiso il senso di Dante più attivo sarà la vista e solo in misura minore il poeta si avvarrà dell udito che gli permetterà di percepire una musica soave e canti armoniosi. 10 20 30 Già nel primo canto assistiamo all imporsi di quella poesia della luce clamorosamente caratteristica della terza cantica. Lo stesso significato della sua prima parola, gloria («La gloria di colui che tutto move ), implica anche quello - spiega Dante stesso nell Epistola a Cangrande - di divinum lumen, di divinus radius1. La gloria di Dio, si dice inoltre (v. 2), risplende, in misura maggiore e minore («in una parte più o meno altrove ) nelle cose. L Empireo è designato, nel quarto verso del canto, come il «ciel che più de la sua luce prende . il preludio al dilagare della luce e del colore, e alla loro varia fenomenologia, che domineranno in quella che è stata chiamata «la cantica della luce (F. Flora). Con muta intesa, veicolata dal senso della vista, Beatrice orienta lo sguardo di Dante, fatto suo discepolo e quasi figlio, in alto, verso il sole. [ ] «Parve giorno a giorno / essere aggiunto , commenta il narratore. Il personaggio ancora non ne ha coscienza, ma sta salendo; ha abbandonato il Paradiso terrestre per il vero Paradiso. l avvio della dimensione verticale caratteristica anch essa della terza cantica. Il viaggio nel mondo celeste è un ascesa senza sforzo, immateriale, perché Dante condivide ormai la condizione dei beati o è assai prossimo ad essa. Contemplando Beatrice, sente compiersi in sé un oltrepassamento [ ] inesprimibile per definizione («significar per verba / non si potria ), e attribuita alle anime beate. La stessa forza divina artefice della metamorfosi e dell innalzamento di Dante è designata come lume: «col tuo lume mi levasti . E il ritorno dello sguardo di Dante al cielo lo immerge in una distesa indistinta di luce: «parvemi tanto allor del cielo acceso / de la fiamma del sol, che pioggia o fiume / lago non fece alcun tanto disteso . Nel Paradiso gli unici sensi attivi sono la vista e, in misura minore, l udito: i due privilegiati fin dall antichità come i più spirituali. (Non mi convince l assoluto rilievo assegnato invece al gusto da qualche dotto studioso). Il linguaggio della «metafisica della luce adottato da Dante nella Commedia [ ] come anche la concezione pitagorica e platonica dell armonia delle sfere [ ] sono i mezzi espressivi a cui anch egli ricorre per dire l indicibile: il bene della beatitudine. Ovunque esista un tabù o un insufficienza linguistica, ogni scrittore di razza trova gli strumenti per aggirare l ostacolo, e la difficoltà si trasforma per lui in stimolo inventivo. [ ] Luce sta anche per «bontà, sapienza e virtù divine , avverte Dante stesso nell Epistola a Cangrande [ ]. La contrapposizione di tenebre e luce attraversa l intero poema: la tenebra occupa l Inferno, mentre nella luce diurna si compie l opera di purificazione del Purgatorio, sospesa invece di notte. Ma ben altra è la luce, non più terrena, contemplata da Dante nel Paradiso: una luce rappresentata con incredibile varietà di risorse espressive. 1. divinum lumen, divinus radius: luce divina, raggio divino.

La Divina Commedia
La Divina Commedia
Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato