Dante maestro di retorica – Le figure dell’explanatio e

568 Canto I re del cosmo verso il creatore è una questione posta già nell incipit (La gloria di colui che tutto move, v. 1): l aristotelico motore immobile, conosciuto da Dante attraverso la filosofia di san Tommaso, attrae il creato così che ogni creatura tende a ricongiungersi al suo creatore. In natura l istinto immesso da Dio fa tendere tutte le cose verso una meta prefissata, la Terra resta compatta e unita, le acque scorrono per ricongiungersi nell oceano, le fiamme salgono verso la sfera del fuoco. L opera però non sempre corrisponde alle intenzioni del suo autore: come capita che il fuoco talvolta scenda verso la Terra sotto forma di fulmine, così talvolta l uomo, essendo dotato di volontà, è attratto dai piaceri terreni e può deviare dal bene. Ma Dante-personaggio, libero dal peso del peccato, grazie a Beatrice, mediatrice della Rivelazione, può ricevere la luce della sapienza divina come un raggio riflesso. Il suono e la luce del Paradiso proprio la concretezza della persona umana a conferire fascino all invenzione dantesca del viaggio. Ciò consente al poeta di raccontare l ineffabile, l inesprimibile del mondo divino, nelle forme sensibili della musica e della luce (La novità del suono e l grande lume, v. 82), colte attraverso l udito e la vista. Tutto il Paradiso è la Cantica degli elementi immateriali e la sua celeste armonia è manifestazione sensibile dell idea dell ordine universale. Il paesaggio non ha caratteristiche terrene (diversamente dalla selva oscura della prima Cantica e dalla spiaggia del Purgatorio), è oltre il tempo e oltre la storia, e il cielo cui Dante ascende non è il firmamento visibile dalla Terra ma il cielo astronomico, il tratto di volta celeste dove l orizzonte si interseca con l equatore, l eclittica solare e il coluro equinoziale. uno spazio metafisico che esprime la conquista graduale della Verità e l esultanza dello spirito che si illumina sulla via della conoscenza, partecipando alla gloria di Dio. Lo stile Il contenuto solenne è espresso con lessico latineggiante (unquanco dal latino umquam, v. 48; è licito... non lece dal latino licitum... licet, v. 55; essemplo, v. 71; requ evi, v. 97), tipico anche della Scolastica (per verba è latinismo, v. 70). Alcuni termini stilnovisti sottolineano il ruolo di Beatrice, intermediaria di Grazia per Dante e dolcemente sollecita (fissa con li occhi stava; e io in lei / le luci fissi, vv. 65-66; sorrise parolette, v. 95; Ond ella, appresso d un p o sospiro, / li occhi drizzò ver me con quel sembiante / che madre fa sovra figlio deliro, vv. 100-102). Il realismo delle immagini è affidato alle metafore (il vaso per chi si fa ricettacolo della Grazia divina, v. 14; la mondana cera per la materia del mondo, v. 41; porti e mar per indicare i fini delle creature e lo spazio dell universo, vv. 112-114) e alle similitudini (tra la potenza divina invocata da Dante e la forza di Apollo nella gara con Marsia, vv. 19-21; tra il trasumanar di Dante e la metamorfosi di Glauco, vv. 67-69; tra la tendenza naturale al bene deviata verso i piaceri terreni e il fulmine che si scarica a terra, vv. 133-135). Dante maestro di retorica Le figure dell explanatio e dell hapax L explanatio per argumenta exemplorum (espressione latina che, letteralmente, significa spiegazione attraverso gli esempi ) è un artificio retorico tipico dei trattati mistici, esso consiste nell avvalersi di esempi per trasmettere esperienze e sensazioni difficilmente comunicabili in maniera diretta. Nel I canto del Paradiso, ad esempio, Dante spiega la percezione di trasumanar (ovvero di andare oltre la condizione umana) attraverso la storia esemplare del pescatore Glauco che cibandosi di un erba marina viene trasformato in divinità del mare (il mito compare nelle Metamorfosi di Ovidio). In linguistica e in filologia, un hapax legomenon è una forma linguistica che compare una sola volta nell ambito di un testo, di un autore o dell intero sistema letterario di una lingua. Esempi di hapax nella Commedia sono il termine ramogna, perché compare una sola volta in Purgatorio XI, v. 25; oppure la parola mite, perché vi compare una sola volta nel Purgatorio XV, v. 102. Altro hapax caratteristico è lo stesso nome di Dante, che compare una sola volta nel trentesimo canto del Purgatorio. Gli hapax possono risultare utili per studiare meglio il vocabolario caratteristico degli autori, e cioè non solo di colui che ha creato la parola, ma anche di tutti coloro che l hanno utilizzata, riprendendola nelle proprie opere. L'enciclopedia Treccani a tal proposito scrive:«In stilistica, gli hapax servirebbero quindi a individuare [...] la dichiarata citazione di un autore da parte di un altro: è il caso della presenza di molti hapax danteschi nel Decameron, [...] o l esempio, celeberrimo, del verbo trasumanar, nella Commedia (Paradiso I, v. 70) ripreso da Pier Paolo Pasolini per il titolo della sua raccolta di poesie Trasumanar e organizzar (1971) .

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato