La Divina Commedia

530 Canto XXIX I primi versi del canto prolungano l atmosfera di sere na dolcezza di quello precedente: Matelda cantando come donna innamorata (v. 1) risale il corso del fiume, con Dante e Virgilio che le tengono dietro sulla riva opposta. Poi l atmosfera cambia e il Paradiso Terrestre diventa il luogo di una grande scena profetica nella quale, attraverso un intreccio di allegorie, Dante-autore presenta la sua interpretazione della storia umana nel segno della Rivelazione divina. Tale scena profetica, che si sviluppa nell arco degli ultimi cin- (vv. 1-36) Presso il Lete: la luce e il canto 1-15 Cantando come una donna innamorata, (Matelda) proseguì con la parte finale del suo canto: Beati quorum tecta sunt peccata! ( Beati coloro i cui peccati sono perdonati! ). E come ninfe che erravano in solitudine per boschi (salvatiche ombre), alcune cercando di vedere il sole, altre di nascondersi ai suoi raggi, allora si mosse risalendo il corso (contra) del fiume, lungo la riva; e io (camminavo) alla sua altezza (pari di lei, ma dall altra parte del Lete), seguendo i suoi piccoli passi con i miei, ugualmente piccoli. Non avevamo percorso cento passi in due (quindi, cinquanta a testa), quando le due rive del fiume piegarono mantenendo il loro parallelismo (igualmente dier volta), in modo che mi trovai rivolto verso oriente. Nemmeno in questa direzione (così) percorremmo molta strada, quando la donna si volse con tutta la persona verso di me, dicendo: «Fratello mio, guarda e ascolta . 16-36 Ed ecco un improvviso lampo (lustro sùbito) irradiò la grande foresta in ogni direzione, tanto che mi fece dubitare che balenasse. Ma poiché il lampo, come arriva, si ferma, e quel bagliore (invece) continuava, risplendendo sempre più, mi chiedevo: «Che cos è questo? . E una melodia dolce percorreva l aria luminosa; per cui il giusto sdegno (buon zelo) mi fece rimproverare l orgoglio (ardimento) di Eva, che laddove tutto il creato obbediva (al volere di Dio), (pur essendo) femmina, sola e appena plasmata (testé formata, dalle mani del Signore), non accettò (sofferse) alcun limite (velo), sotto il quale (riferito al velo), se, docile, fosse rimasta, avrei potuto godere di quelle ineffabili delizie fin dalla nascita (prima) e molto più a lungo (più lunga fiata). Mentre camminavo tra tante bellezze anticipatrici (primizie) della gioia eterna, con l animo assorto (tutto sospeso) e desideroso di ulteriori delizie, davanti a noi, sotto il verde dei rami, l aria diventò rossa e ardente come fuoco ai nostri occhi; e nel dolce suono si distinse (era già inteso) un canto (quindi, un coro di voci). (vv. 37-105) Invocazione alle Muse. La processione mistica 37-42 O santissime Muse (Vergini), se mai ho sofferto per voi fame, freddo e notti insonni (vigilie; cioè, se ho patito nel duro esercizio dell arte poetica), necessità (cagion) mi spinge a chiedervi aiuto (mercé vi chiami). Ora occorre che Elicona mi infonda ispirazione (versi per me) e che Urania mi venga in soccorso con le altre sue compagne (coro) per mettere in versi argomenti difficili (forti cose) anche solo da pensare. que canti del Purgatorio, ha inizio con una visione di grande potenza figurativa: la lenta, fastosa e solenne processione che Dante-pellegrino vede sfilare sotto i suoi occhi, allegoria del manifestarsi di Dio nella storia attraverso l Antico Testamento, Cristo, la Chiesa, il Nuovo Testamento. Il canto si chiude con una sospensione narrativa: la processione si arresta di fronte a Dante al rumore di un tuono, segno e preannuncio di ciò che sta per avvenire, l incontro con Beatrice. Cantando come donna innamorata, contin ò col fin di sue parole: 3 Beati quorum tecta sunt peccata! . E come ninfe che si givan sole per le salvatiche ombre, dis ando 6 qual di veder, qual di fuggir lo sole, allor si mosse contra l fiume, andando su per la riva; e io pari di lei, 9 picciol passo con picciol seguitando. Non eran cento tra suoi passi e miei, quando le ripe igualmente dier volta, 12 per modo ch a levante mi rendei. Né ancor fu così nostra via molta, quando la donna tutta a me si torse, 15 dicendo: «Frate mio, guarda e ascolta . Ed ecco un lustro sùbito trascorse da tutte parti per la gran foresta, 18 tal che di balenar mi mise in forse. Ma perché l balenar, come vien, resta, e quel, durando, più e più splendeva, 21 nel mio pensier dicea: Che cosa è questa? . E una melodia dolce correva per l aere luminoso; onde buon zelo 24 mi fé riprender l ardimento d Eva, che là dove ubidia la terra e l cielo, femmina, sola e pur testé formata, 27 non sofferse di star sotto alcun velo; sotto l qual se divota fosse stata, avrei quelle ineffabili delizie 30 sentite prima e più lunga f ata. Mentr io m andava tra tante primizie de l etterno piacer tutto sospeso, 33 e dis oso ancora a più letizie, dinanzi a noi, tal quale un foco acceso, ci si fé l aere sotto i verdi rami; 36 e l dolce suon per canti era già inteso. O sacrosante Vergini, se fami, freddi o vigilie mai per voi soffersi, 39 cagion mi sprona ch io mercé vi chiami. Or convien che Elicona per me versi, e Uranìe m aiuti col suo coro 42 forti cose a pensar mettere in versi.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato