Analisi e interpretazione

Analisi e interpretazione Matelda tra allegoria e rivisitazione dello Stilnovo Il canto XXVIII del Purgatorio è il primo di quelli dedicati al Paradiso Terrestre. Dante è appena uscito dall ultima prova, necessaria per condurre a termine la sua purificazione: il passaggio attraverso il fuoco di espiazione dei lussuriosi. Ha poi avuto modo di riposare e, grazie all apparizione in sogno di Lia e di Rachele, allegoria rispettivamente della vita attiva e della vita contemplativa, ha attuato poeticamente il passaggio. Stazio e Virgilio sono con lui e il maestro, in chiusura del canto precedente, aveva detto al discepolo che ormai era libero di agire secondo il suo volere, poiché era uscito dal condizionamento delle passioni umane e aveva riacquistato la sua originaria integrità; non ha più bisogno, quindi, della guida della ragione, e può fare ciò che la sua volontà gli detta. Virgilio gli aveva detto anche che nell attesa di Beatrice poteva o rimanere seduto o aggirarsi per la selva, e Dante, con la sua prima decisione autonoma, preferisce quest ultima soluzione: desideroso di conoscere la bellissima foresta dell Eden, vi si inoltra. Gli ultimi canti del Purgatorio, canti 28-33, hanno come luogo di riferimento il giardino dell Eden, vale a dire il paradiso sulla Terra che Dio donò ad Adamo ed Eva. La nuova guida Virgilio resterà accanto a Dante fino all apparizione di Beatrice (Purgatorio XXX), poi scomparirà nel silenzio. Nella divina foresta subentra un altra aiutante, una donna intenta a raccogliere fiori e che sapremo solo successivamente trattarsi di Matelda. Essa guiderà Dante-viator all incontro con Beatrice, cioè alla salvezza, e alla purificazione nel Lete e nell Eunoè. Allegoria o personaggio storico? Secondo l interpreta- zione «figurale , le anime che Dante incontra nell Oltretomba hanno una identità storica e un significato allegorico. Diversamente accade per Matelda almeno secondo alcuni critici: caso unico nel poema, la fanciulla non rinvia a un personaggio storico ben preciso ma è puramente allegoria della felicità terrena concessa all uomo prima del peccato. « Figura è il concetto di cui abbiamo bisogno per vedere Matelda nella giusta luce e comprenderne la funzione e il significato nell episodio in vetta al monte. Il termine figura va preso nel senso dell agostiniano significandi gratia: cioè, le cose dell Eden esistono per il significato che esprimono . Matelda è la figura della condizione umana prima del peccato, quando l uomo abitava nel Paradiso Terrestre, dove ella ancora abita; ed ha questo significato semplicemente con l impersonare quella condizione (Charles S. Singleton). La critica contemporanea sostiene dunque questa tesi, ma il dibattito è ancora aperto e non mancano studiosi che sostengono che Matelda trasfiguri un personaggio storico (vedi Barbara Reynolds Chi è Matelda, p. 527) Canto di amore e di lode L incedere armonioso, il canto e il sorriso della fanciulla che sceglie i fiori con cui adornarsi e mostra nei suoi atti di essere innamorata, suggeriscono l armonia trasfusa dall amore divino nel creato e nella creatura («Deh, bella donna, che a raggi d amore / ti scaldi, s i vo credere a sembianti / che soglion esser testimon del core, / vegnati in voglia di trarreti avanti , vv. 43-45). La perifrasi «bella donna , l immagine dei «raggi d amore e gli occhi che mostrano i sentimenti del cuore recuperano motivi del Dolce Stilnovo (Guinizzelli, Cavalcanti): Matelda in quanto felicità primigenia è amore, e l unico amore che possa essere piena felicità è quello stilnovistico. La rappresentazione poetica dell amore cessa di essere una vicenda sentimentale, sia pur stilizzata, e diventa amore rivolto a Dio, ardore di carità, che infiamma le anime dei beati nel Paradiso. Matelda si inserisce, quindi, nel recupero degli anni giovanili e dell esperienza del Dolce Stilnovo avviato e concluso nel Purgatorio. Le caratteristiche della divina foresta Il Paradiso Terrestre creato da Dante viene a poco a poco delineandosi come un locus amoenus, perfetto nella sua armonia soprannaturale. La descrizione della divina foresta dell Eden si richiama naturalmente a quella della biblica Genesi, ma arricchita di particolari di derivazione classica (riconoscibili gli influssi dei poeti latini Virgilio e Ovidio vedi scheda a p. 466). Il significato principale di questo ritorno all Eden è il recupero della purezza originaria dell uomo nel luogo a lui destinato da Dio. una condizione di grazia a cui l umanità non potrà più tornare: la Redenzione di Cristo ha aperto la strada del Paradiso al singolo che sceglie liberamente di intraprendere la via giusta della gloria dei cieli. Il fiume Lete Il ruscello che Dante incontra è il Lete, il fiume dell oblio. Questo è infatti il significato del suo nome in greco antico; per i classici però si trattava di un fiume infernale, le cui acque assicuravano l oblio dei dolori della vita umana (Virgilio, Eneide VI, 705). Nell Eden dantesco le acque del Lete fanno dimenticare alle anime che vi si immergono (e anche Dante dovrà farlo) i mali commessi, mentre quelle del fiume Eunoè (neologismo dantesco, formato da eu, «bene , e nous, «mente ) restituiscono il ricordo del bene compiuto sulla Terra. Le acque del Lete, pur scure perché non illuminate dalla luce che non penetra nella foresta eterna, sono pure e trasparenti, scorrendo producono un suono argentino e si increspano in picciol onde contribuendo a creare una atmosfera di grazia e delicatezza. Purgatorio Matelda 523

La Divina Commedia
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