La Divina Commedia

Ne l ora, credo, che de l or ente prima raggiò nel monte Citerea, 96 che di foco d amor par sempre ardente, giovane e bella in sogno mi parea donna vedere andar per una landa 99 cogliendo fiori; e cantando dicea: «Sappia qualunque il mio nome dimanda ch i mi son Lia, e vo movendo intorno 102 le belle mani a farmi una ghirlanda. Per piacermi a lo specchio, qui m addorno; ma mia suora Rachel mai non si smaga 105 dal suo miraglio, e siede tutto giorno. Ell è d i suoi belli occhi veder vaga com io de l addornarmi con le mani; 108 lei lo vedere, e me l ovrare appaga . E già per li splendori antelucani, che tanto a pellegrin surgon più grati, 111 quanto, tornando, albergan men lontani, le tenebre fuggian da tutti lati, e l sonno mio con esse; ond io leva mi, 114 veggendo i gran maestri già levati. «Quel dolce pome che per tanti rami cercando va la cura de mortali, 117 oggi porrà in pace le tue fami . Virgilio inverso me queste cotali parole usò; e mai non furo strenne 120 che fosser di piacere a queste iguali. Tanto voler sopra voler mi venne de l esser sù, ch ad ogne passo poi 123 al volo mi sentia crescer le penne. Come la scala tutta sotto noi fu corsa e fummo in su l grado superno, 126 in me ficcò Virgilio li occhi suoi, e disse: «Il temporal foco e l etterno veduto hai, figlio; e se venuto in parte 129 dov io per me più oltre non discerno. Tratto t ho qui con ingegno e con arte; lo tuo piacere omai prendi per duce; 132 fuor se de l erte vie, fuor se de l arte. Vedi lo sol che n fronte ti riluce; vedi l erbette, i fiori e li arbuscelli 135 che qui la terra sol da sé produce. Mentre che vegnan lieti li occhi belli che, lagrimando, a te venir mi fenno, 138 seder ti puoi e puoi andar tra elli. Non aspettar mio dir più né mio cenno; libero, dritto e sano è tuo arbitrio, e fallo fora non fare a suo senno: 142 per ch io te sovra te corono e mitrio . 94-108 Nell ora, credo, in cui dalla parte d oriente primamente irradiò (prima raggiò) la sua luce sul monte la stella di Venere Citerea (dall isola di Citera), che sembra ardere sempre di fuoco d amore (è l ora che precede immediatamente l alba), in sogno mi parve di vedere una donna giovane e bella che andava per uno spazio aperto e piano (landa) raccogliendo fiori; e cantando diceva: «Chiunque domanda il mio nome sappia che io sono Lia, e vado muovendo attorno le mani belle per farmi una ghirlanda. Mi adorno qui per piacermi allo specchio, ma mia sorella Rachele non si distoglie mai dal suo specchio, e siede tutto il giorno. Ella è desiderosa di contemplare i suoi begli occhi come io di adornarmi con le mani; a lei appaga il contemplare, a me l operare . (vv. 109-142) Salita al Paradiso Terrestre. Compiuta purificazione di Dante 109-123 E già le tenebre si disperdevano in ogni direzione, e il mio sonno con esse, per via dello splendore antelucano (la luce diffusa che precede il sorgere del sole) che ai pellegrini sorge tanto più grato quanto più sono vicini a casa (albergan men lontani), nel viaggio di ritorno; per cui io mi alzai, vedendo i grandi maestri già in piedi. «Quel frutto dolce (la felicità terrena) che gli uomini cercano affannosamente per vie e modi diversi (per tanti rami), oggi acquieterà il tuo desiderio ardente (le tue fami) . Rivolto a me, Virgilio usò queste parole così solenni (cotali); e non vi furono mai doni augurali (strenne) che dessero lo stesso piacere di questi. Mi prese tanto desiderio di essere in cima, che a ogni passo mi sentivo crescere le piume per volare (cioè, l energia e la forza per salire aumentano tanto che a Dante sembra di salire volando). 124-142 Non appena avemmo percorso rapidamente (fu corsa) tutta la scala sotto di noi e fummo sul gradino più alto ( l grado superno), Virgilio mi guardò intensamente negli occhi e disse: «Figlio, hai visto il tormento (foco) che ha un tempo limitato (quindi, il Purgatorio) e quello eterno (l Inferno); e sei arrivato in un luogo in cui io, con le mie sole forze (per me; cioè, con le sole qualità morali e intellettuali), non vedo più oltre. Ti ho condotto qui con l intelletto e con l abilità (arte); ormai prendi come guida il tuo piacere; sei fuori dalle vie ripide e strette (erte... arte). Vedi il sole che ti risplende sulla fronte; vedi l erbetta, i fiori e i piccoli arbusti che qui la Terra produce da sé (senza che nessuno la coltivi). Fintanto che arrivano i begli occhi che, piangendo, mi indussero a venire in tuo aiuto (a te venir mi fenno), puoi sedere o puoi andare tra loro (cioè, in mezzo alla vegetazione). Non aspettare più una mia parola né un mio cenno; il tuo arbitrio è libero (dalla schiavitù delle passioni), diritto (nel rivolgersi al bene), sano (non più indebolito dal peccato originale), e sarebbe errore (fallo fora) non agire (non fare) seguendo quanto esso ti detta; per cui io ti incorono re di te stesso . Purgatorio Alle soglie del Paradiso Terrestre 515

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato