La Divina Commedia

Il canto rappresenta una sosta tra le sofferenze e le speran ze purgatoriali e la felicità perenne del Paradiso Terrestre, che si presenta agli occhi di Dante come un giardino di delicata grazia, la cui dolce bellezza viene anticipata dal primo sogno sereno del poeta, a differenza dei due precedenti, l aquila e la femmina balba ( Purgatorio IX e XIX). Nel sogno egli vede una giovane donna raccogliere fiori e cantare: è Lia, che come la sorella Rachele fu moglie di Giacobbe; le due donne Sì come quando i primi raggi vibra là dove il suo fattor lo sangue sparse, 3 cadendo Ibero sotto l alta Libra, e l onde in Gange da nona r arse, sì stava il sole; onde l giorno sen giva, 6 come l angel di Dio lieto ci apparse. Fuor de la fiamma stava in su la riva, e cantava Beati mundo corde! 9 in voce assai più che la nostra viva. Poscia «Più non si va, se pria non morde, anime sante, il foco: intrate in esso, 12 e al cantar di là non siate sorde , ci disse come noi li fummo presso; per ch io divenni tal, quando lo ntesi, 15 qual è colui che ne la fossa è messo. In su le man commesse mi protesi, guardando il foco e imaginando forte 18 umani corpi già veduti accesi. Volsersi verso me le buone scorte; e Virgilio mi disse: «Figliuol mio, 21 qui può esser tormento, ma non morte. Ricorditi, ricorditi! E se io sovresso Ger on ti guidai salvo, 24 che farò ora presso più a Dio? Credi per certo che se dentro a l alvo di questa fiamma stessi ben mille anni, 27 non ti potrebbe far d un capel calvo. E se tu forse credi ch io t inganni, fatti ver lei, e fatti far credenza 30 con le tue mani al lembo d i tuoi panni. Pon giù omai, pon giù ogne temenza; volgiti in qua e vieni: entra sicuro! . 33 E io pur fermo e contra cosc enza. Quando mi vide star pur fermo e duro, turbato un poco disse: «Or vedi, figlio: 36 tra B atrice e te è questo muro . Come al nome di Tisbe aperse il ciglio Piramo in su la morte, e riguardolla, 39 allor che l gelso diventò vermiglio; così, la mia durezza fatta solla, mi volsi al savio duca, udendo il nome 42 che ne la mente sempre mi rampolla. simboleggiano rispettivamente l una la vita operosa, l altra la vita contemplativa, cioè le due forme di esistenza virtuosa che assicurano la felicità in Terra. In questa atmosfera soave, in cui si ridestano echi stilnovisti, si inserisce il congedo di Virgilio, solenne e malinconico: dopo aver guidato il discepolo con ingegno e con arte, egli lo lascia per sempre onorandolo come padrone di se stesso, ora che la sua volontà si è fatta pura e il suo arbitrio libero, diritto e sano. (vv. 1-63) L angelo della castità. Passaggio tra le fiamme 1-18 Come quando (il sole) sparge (vibra) i suoi primi raggi nel luogo in cui il suo Creatore versò il sangue (a Gerusalemme), (in quello stesso momento) l Ebro (Ibero; per estensione: la Spagna) si trova (cadendo) sotto la costellazione della Bilancia alta nel cielo (il che avviene, nella stagione primaverile, a mezzanotte), e le onde del Gange sono arse dal mezzogiorno (da nona), così era il sole (dunque, sul monte del Purgatorio, agli antipodi di Gerusalemme, sono le 18, e si appressa l ora del tramonto); per cui il giorno se ne andava, quando l angelo di Dio, lieto, ci apparve. Si trovava sulla riva della cornice, fuori dalle fiamme, e cantava Beati mundo corde! ( Beati i puri di cuore ) con voce assai più intensa, ardente (viva) di quella umana. Poi: «Non si procede più oltre, anime sante, se prima il fuoco non brucia (morde): entrate in esso, e prestate attenzione al canto che risuona oltre le fiamme , ci disse non appena gli fummo vicino; per cui io diventai tale, quando lo ascoltai, come colui che sta per essere messo nella fossa (cioè, agghiacciato dal terrore come chi è condannato ad essere seppellito vivo). Con le mani congiunte e spinte in avanti mi protesi, guardando il fuoco e raffigurandomi intensamente (nella fantasia) corpi umani già visti ardere. 19-42 Le buone scorte (Virgilio e Stazio) si volsero verso di me, e Virgilio mi disse: «Figliolo mio, qui (nel regno eterno) vi può essere sofferenza, ma non morte. Ricordati, ricordati! Se ti ho guidato incolume sulle spalle (sovresso) di Gerione ( Inferno XVII), che farò ora che siamo più vicini a Dio? Credi e sii sicuro che se nel grembo (alvo) di questa fiamma tu stessi per mille anni, essa non ti potrebbe privare di un solo capello (far d un capel calvo). E se credi che io ti stia ingannando, avanza verso di lei, e fatti assicurare (far credenza) dal lembo della tua veste, (accostandolo al fuoco) con le tue mani. Deponi ormai, deponi ogni timore; voltati da questa parte e vieni: entra sicuro . E io sempre (pur) fermo, contro la mia stessa coscienza. Quando mi vide rimanere ancora fermo e rigido, un poco turbato disse: «Ora considera, figlio: questo muro di fiamme si frappone tra te e Beatrice . Così come Piramo aprì gli occhi in punto di morte udendo il nome di Tisbe, e la guardò, quando il fiore del gelso diventò rosso; così, ammorbidita (fatta solla) la mia durezza, mi volsi al saggio duca, all udire il nome che germoglia (rampolla) sempre nella mia mente. Purgatorio Alle soglie del Paradiso Terrestre 513

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato