La Divina Commedia

E come l aere, quand è ben p orno, per l altrui raggio che n sé si reflette, 93 di diversi color diventa addorno; così l aere vicin quivi si mette e in quella forma ch è in lui suggella 96 virt almente l alma che ristette; e simigliante poi a la fiammella che segue il foco là vunque si muta, 99 segue lo spirto sua forma novella. Però che quindi ha poscia sua paruta, è chiamata ombra; e quindi organa poi 102 ciascun sentire infino a la veduta. Quindi parliamo e quindi ridiam noi; quindi facciam le lagrime e sospiri 105 che per lo monte aver sentiti puoi. Secondo che ci affliggono i disiri e li altri affetti, l ombra si figura; 108 e quest è la cagion di che tu miri . E già venuto a l ultima tortura s era per noi, e vòlto a la man destra, 111 ed eravamo attenti ad altra cura. Quivi la ripa fiamma in fuor balestra, e la cornice spira fiato in suso 114 che la reflette e via da lei sequestra; ond ir ne convenia dal lato schiuso ad uno ad uno; e io tem a l foco 117 quinci, e quindi temeva cader giuso. Lo duca mio dicea: «Per questo loco si vuol tenere a li occhi stretto il freno, 120 però ch errar potrebbesi per poco . Summae Deus clement ae nel seno al grande ardore allora udi cantando, 123 che di volger mi fé caler non meno; e vidi spirti per la fiamma andando; per ch io guardava a loro e a miei passi, 126 compartendo la vista a quando a quando. Appresso il fine ch a quell inno fassi, gridavano alto: Virum non cognosco ; 129 indi ricominciavan l inno bassi. Finitolo, anco gridavano: «Al bosco si tenne Diana, ed Elice caccionne 132 che di Venere avea sentito il tòsco . Indi al cantar tornavano; indi donne gridavano e mariti che fuor casti 135 come virtute e matrimonio imponne. E questo modo credo che lor basti per tutto il tempo che l foco li abbruscia: con tal cura conviene e con tai pasti 139 che la piaga da sezzo si ricuscia. eterno. Non appena viene avviluppata dall aria del luogo in cui si trova (loco lì la circunscrive), la virtù informativa irradia intorno a sé nello stesso modo (così) e con la stessa intensità (quanto) che aveva usato nelle membra del feto. E come l aria si adorna di vari colori, quando è impregnata di pioggia (ben piorno), per effetto della rifrazione dei raggi solari, così l aria che circonda l anima sulla riva in cui si è trovata (vicin quivi) assume (si mette) la forma che le imprime (suggella) l anima lì ferma (l alma che ristette), in forza della sua virtù informativa (virtualmente); e la nuova forma segue l anima come la fiamma segue il fuoco dovunque si sposti (là vunque si muta). Poiché da quel momento (poscia) ha una sua parvenza visibile (paruta), è chiamata ombra; e successivamente attribuisce facoltà ricettive (organa) a ciascun senso sino al più alto e perfetto, la vista. Attraverso questa immagine aerea (quindi) noi parliamo e ridiamo, e produciamo le lacrime e i sospiri che hai sentito risalendo la montagna. L ombra si configura a seconda di come ci colpiscono (affliggono) i desideri e le sensazioni; e questa è la causa di ciò che ti ha fatto stupire . (vv. 109-139) La pena dei lussuriosi 109-126 E già eravamo giunti all ultima cornice (tortura), e avevamo girato verso destra, ed eravamo presi da un altra preoccupazione (cura). Qui la parete del monte proietta verso l esterno una vampa di fuoco, e l orlo della cornice spira verso l alto un vento (fiato) che la fa ripiegare (reflette) e l allontana da sé (via da lei sequestra); per cui era meglio per noi procedere in fila indiana dal lato aperto verso il vuoto (schiuso); e io da una parte (quinci, verso l interno della cornice) temevo il fuoco, dall altra (quindi) temevo di cadere nel vuoto. Il mio maestro diceva: «In questo passaggio bisogna tenere il freno agli occhi (cioè camminare concentrati sui propri passi) perché basterebbe poco a sbagliare . Summae Deus clement ae ( Dio di somma clemenza ) udii voci che cantavano all interno della grande fiamma, e (il canto) mi diede non meno premura di girarmi (che di guardare dove mettevo i piedi); e vidi spiriti che camminavano nella fiamma, per cui guardavo loro e i miei passi, dividendo (compartendo) la vista tra gli uni e gli altri. 127-139 Dopo aver recitato la fine di quell inno, (le anime) gridavano a voce alta Virum non cognosco ( Non conosco uomo ); poi intonavano di nuovo l inno a bassa voce (il riferimento è alla vita di Maria: all angelo che le annunciava la gravidanza ella rispose: «Come potrà accadere ciò, dato che io non conosco uomo? ). Finito l inno, gridavano ancora: «Diana visse ritirata nelle selve, da cui cacciò Elice che aveva assaggiato il veleno (tosco) di Venere . Poi ricominciavano il canto dell inno; poi gridavano (esempi) di donne e mariti che furono casti come impongono la virtù e il matrimonio. E credo che questa modalità si protragga (duri) per tutto il tempo durante il quale il fuoco li brucia: con tale medicina e con tali alimenti (tal cura... tai pasti: cioè, con la preghiera e con la meditazione) occorre che venga infine (da sezzo) sanata la piaga (del peccato). Purgatorio Corpo e anima 499

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato