Analisi e interpretazione

490 Canto XXIV Analisi e interpretazione Il paesaggio e l angelo custode della sesta cornice I golosi sono figure spettrali che patiscono la fame e la sete: infatti, nel canto precedente Dante, quando ha incontrato Forese, ha avuto difficoltà a riconoscerlo, perché i lineamenti del viso dello spirito sono deformati e consumati come un albero di cui, cadute le foglie, resta lo scheletro legnoso. Il paesaggio della sesta cornice è costituito da un albero posto vicino a una fonte zampillante: l odore dei frutti e dell acqua suscita fame e sete nelle anime, che non possono soddisfarle (Purgatorio XXIII). Poi c è un secondo albero che, come viene spiegato in questo canto (vv. 100-129), deriva da quello proibito del Paradiso Terrestre. Una voce esorta i pellegrini a procedere senza toccare i frutti (Trapassate oltre, v. 115): infatti la cacciata dall Eden fu determinata dalla disubbidienza al divieto posto da Dio (il morso di Adamo e Eva fu peccato di gola ma anche di superbia). L obbedienza ai divieti divini è condizione indispensabile alla salvezza anche per Dante-personaggio. Dopo l incontro con l angelo incandescente (vv. 130-154), che cancella sulla sua fronte il segno del peccato espiato in questa cornice, e la citazione della beatitudine che esalta chi ha fame e sete di giustizia, il pellegrino è pronto per salire alla cornice superiore. Forese: il tema dell amicizia e questioni di poetica Il Purgatorio è la Cantica del dolce ricordo delle amicizie di Dante: Casella (II), Nino Visconti (VIII), Oderisi da Gubbio (XI) e, in questo canto, la ripresa del colloquio con Forese Donati (vv. 1-33), strettamente congiunto con quanto è narrato nel XXIII. L incontro è occasione per ricordare la Firenze non della politica e delle partigianerie, ma delle prime esperienze private e letterarie; infatti Dante ebbe con Forese uno scambio di sonetti, tra il 1290 e il 1296, considerato uno scherzo poetico secondo il costume medievale della tenzone (vedi Dante maestro di retorica, p. 118). Già il canto precedente segnala il rifiuto del tipo di vita che la tenzone rispecchia, perché espressione dello «smarrimento esistenziale seguito alla morte di Beatrice. A quella esperienza letteraria Dante contrappone ora la stagione stilnovista della Vita nuova, anello di congiunzione con la Commedia, dove il poeta affida a Beatrice il compito della propria salvezza. Oltre a Beatrice compare il ricordo di altre figure esemplari: Nella, la devota moglie di Forese, rievocata nel canto XXIII (vv. 83-95) e adesso Piccarda Donati, sorella di Forese (v. 10), che Dante incontrerà tra i beati del cielo della Luna (Paradiso III). Per approfondire I Fedeli d amore compagni di espiazione fatto da Forese acquista spazio Bonagiunta Orbicciani. Il rimatore lucchese (vv. 34-63) cita nel colloquio l incipit della canzone Donne ch avete intelletto d amore (v. 51), con cui Dante aveva avviato il rinnovamento etico del Dolce Stilnovo nei confronti della tradizione in volgare. Il loro discorso va brevemente inquadrato nello sviluppo della lirica italiana del Duecento ( l Notaro e Guittone, v. 56). I rimatori Siciliani La poesia in volgare italiano era nata in Sicilia nei primi decenni del Duecento grazie a un gruppo di rimatori (Jacopo da Lentini, Guido delle Colonne, Rinaldo d Aquino, Pier della Vigna) raccolti intorno alla corte di Federico II di Svevia. I Siciliani avevano ripreso i motivi dei trovatori provenzali (intendono l amore come fedeltà alla donna, cui si rivolgono con tono di sottomissione) e si erano chiesti «filosoficamente che cosa fosse l Amore, ma non come agisse nell animo: incapaci di seguire il «dettato interiore , avevano considerato la poesia una esercitazione letteraria riproducente le forme e i modi cortesi della società cavalleresca del tempo. I Siculo-toscani La poesia di area toscana si era ispirata a quella siciliana con Bonagiunta Orbicciani e Guittone d Arezzo. Dante nel De vulgari eloquentia (L eloquenza in lingua volgare I, XIII, 1) li annovera tra i lirici più famosi del tempo, ma rimprovera loro il linguaggio troppo «municipale , troppo vicino, cioè, alla lingua parlata nelle loro patrie, preferito al volgare «illustre , come dovrebbe essere quello della poesia. Essi inoltre mancavano di una teoria filosofica dell amore e di un analisi delle sue dinamiche psicologiche. Bonagiunta: i poeti del Duecento e la problematica dell amore E nel Purgatorio, più che altrove, sono numerose anche le figure dei poeti e i ricordi della poesia. Nell elenco dei Alberto Martini, Purgatorio XXIV, Dolce Stilnovo, china su cartoncino, 1922, Pieve di Cento, collezione privata.

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato