Personaggi principali: Forese Donati, Nella, Erisittone,

478 Canto XXIII Personaggi principali Forese Donati Maria di Eleazaro Il fiorentino Forese Donati (1250 ca. - 1296), soprannominato Bicci, abbreviazione di Biccicocco, era figlio di Simone Donati. Apparteneva alla potente famiglia guelfa di parte nera, il cui esponente più noto fu il fratello Corso. L altra esponente della famiglia Donati, che Dante immagina di incontrare nel Paradiso, tra i beati del cielo della Luna, è Piccarda (Par. III, 34 e sgg.). Forese, lontano cugino di Gemma Donati, moglie di Dante, fu suo compagno di scioperatezze giovanili, che per il poeta si collocano in quel periodo di traviamento morale dopo il 1290, anno della morte di Beatrice. Lo storico Giuseppe Flavio, ebreo romanizzato, racconta (La guerra giudaica, VI, 201-213) che la nobile Maria di Eleazaro per fame avrebbe ucciso e divorato bestialmente il proprio figlioletto durante il durissimo assedio di Gerusalemme ad opera dell imperatore romano Tito (70 d.C.). Nella Di Nella (forse diminutivo di Giovanna), moglie di Forese, abbiamo informazioni solo da questi versi del Purgatorio e dai sonetti danteschi di una celebre tenzone1 letteraria con Forese. Le caratteristiche dei due ritratti sono molto diverse: addolorata e smaniosa per il disamore del marito nel primo sonetto della Tenzone, pia e fedele nella Commedia. Le accuse a Forese di essere un tiepido marito confermano il disagio dantesco e la crisi di valori morali poi criticati nella Commedia. Erisittone Il poeta latino Ovidio racconta (Metamorfosi VIII, 739878) che Eresittone, figlio del re di Tessaglia, fu punito con una fame insaziabile dalla dea Cerere perché aveva abbattuto le querce in un bosco a lei sacro. Eresittone più mangiava e più dimagriva ma, dopo aver dilapidato le sue ricchezze e venduto la figlia Mestra come schiava, finì per la fame col divorare se stesso. 1. tenzone: dibattito in due o più componimenti tra due poeti ognu- no dei quali espone una opinione sullo stesso tema (amoroso, morale, filosofico, letterario vedi anche Dante maestro di retorica p. 118). Parole in chiaro Verdura (v. 69) Il termine verdura (dal latino volgare viridis, «verde ) indicava in origine ciò che forma il verde dei campi e anche le foglie di un albero (come nei vv. 68-69: l odor ch esce del pomo e de lo sprazzo / che si distende su per sua verdura). Metaforicamente alludeva alla parte «migliore , più verde. Il significato originario sopravvive in letteratura, per esempio nella famosa lirica di Gabriele D Annunzio La pioggia nel pineto (1903): Odi? la pioggia cade / su la solitaria / verdu- ra / con un crepitìo che dura / e varia nell aria / secondo le fronde / più rade, men rade («Senti? la pioggia cade sugli alberi della selva solitaria con un crepitìo che varia di intensità a seconda che le foglie siano più o meno folte , vv. 33-39). Nella lingua corrente verdura è il nome collettivo di tutti gli erbaggi commestibili e degli ortaggi. Barbagia di Sardigna (v. 94) La Barbagia (da barbaries, «barbarie ), in provincia di Nuoro, zona montuosa della Sardegna (Sardigna con la -i, consueta nel fiorentino che, trasforma la -e tonica in -i), era oggetto di varie leggende dall epoca romana ai mercanti medievali. Procopio narra che i suoi abitanti, discendenti da famiglie di Mauritani (Marocco) ivi deportate dai Vandali, erano moralmente impudichi e soliti vestire seminudi. Dante con il riferimento alla Barbagia vuole dire che Firenze è un altra terra di barbari, dopo quella di Sardegna, e che le sue donne superano in impudicizia qualunque popolo.

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato