La Divina Commedia

1. «quid.../Cae- cilio Plautoque dabit Romanus ademptum / Vergilio Varioque? . La traduzione italiana è: Perché si dovrebbe dare a Cecilio e Plauto ciò che è negato a Virgilio e Vario? . Orazio Nella teoria dei grandi poeti del Limbo a Omero segue Orazio «satiro , considerato come l autore dei Sermones, molto apprezzato nel Medioevo, ma non come autore di poesia lirica (Odi). Nel canto XXII del Purgatorio, dopo aver incontrato Virgilio, Stazio esclama: «Dimmi dov è Terrenzio nostro antico,/ Cecilio, Plauto e Varro . In questi versi il richiamo è probabilmente all Ars poetica di Orazio, epistola in cui il poeta presenta il suo ideale di poesia e di bellezza: «quid... / Caecilio Plautoque dabit Romanus ademptum / Vergilio Varioque? (vv. 51-51)1. Certamente, sorprende l esiguità dei richiami ad Orazio all interno del poema. Ci saremmo aspettati che all importanza della fama del poeta di Venosa corrispondesse un maggiore spirito d imitazione e di emulazione da parte di Dante. Ovidio Nel gruppo dei poeti del Limbo ad Orazio segue Ovidio. I riferimenti alle sue opere sono addirittura superiori a quelli relativi al poema virgiliano: duecentosessantaquattro luoghi danteschi sono collegabili a Ovidio nell Inferno, centosettantanove nel Purgatorio, centoventitré nel Paradiso. Sono numeri davvero impressionanti. Solo per portare qualche esempio, nell Inferno le Metamorfosi sono riprese nel canto XIII dove compaiono uomini trasformati in pianta (i suicidi), in Malebolge tra i ladri (ove Dante gareggia addirittura con il poeta latino che non rappresenta una duplice trasformazione come quella che il poeta fiorentino ha visto nell aldilà), tra i falsari e tra i consiglieri fraudolenti (l Ulisse dantesco deve molto a Ovidio). L influsso dei miti del poeta latino è più evidente nel Paradiso terrestre: ad esempio Matelda risente della descrizione della Proserpina ovidiana che raccoglie i fiori; nel contempo, nell Eden è molto significativa la presenza dei miti di Piramo e Tisbe e di Pan e Siringa. Il Paradiso si apre con due miti ovidiani: l episodio di Marsia, sconfitto e scorticato da Apollo, e la trasformazione di Glauco in divinità marina. Marsia e Glauco sono emblemi rispettivamente della presunzione umana e della grazia divina. Già all inizio della terza Cantica, Dante focalizza così l attenzione tra le due posizioni antitetiche che il poeta ha evidenziato nel canto I dell Inferno: la superbia che si traduce in desiderio di autonomia e il riconoscimento che l uomo ha bisogno di essere salvato da un Altro. Gli stessi miti ovidiani sono ripresi più volte all interno delle tre Cantiche assumendo significati differenti: si pensi ai miti di Fetonte e di Dedalo e Icaro, oppure alla storia di Giasone che nel terzo Regno diventa emblema del viaggiatore baciato dal successo, paragonato a Dante stesso, come nel canto XXXIII del Paradiso. Lucano La Pharsalia di Lucano è un riferimento costante nella Commedia, fonte conosciuta direttamente e già citata nelle opere minori di Dante. Molti sono gli episodi e i personaggi lucanei ripresi nei versi danteschi: il proemio, l Appennino, Anteo, Cesare e Amiclate, Catone con la moglie Marzia e, poi, nel deserto libico, il cadavere di Pompeo, la maga Erittone. Pensiamo soprattutto alle due figure di Catone e di Cesare all interno del poema epico: il primo è modello di virtù stoica nella Pharsalia e diviene emblema nel Purgatorio dantesco di chi combatte fino all ultimo per la libertà; il secondo, presentato nel canto VI del Paradiso come primo imperatore, viene descritto proprio a partire dai versi di Lucano. Stazio Certamente, Stazio, che non appartiene al gruppo dei grandi poeti del Limbo, perché Dante auctor s immagina che si sia convertito in vita e che si trovi in Purgatorio (ove lo incontra nel canto XXI) è un altro riferimento importante per la stesura della Commedia. La Tebaide è un libro fondamentale nella biblioteca di Dante. Figli di Edipo, Eteocle e Polinice devono alternarsi di anno in anno sul trono di Tebe, fino a quando Eteocle, spronato dal nonno Laio che si trova nell Ade, non decide di opporsi a tale decisione e tenere il governo della città, invece di cederlo al fratello, destando la sua ira. Polinice si muove così contro di lui insieme ad altri eroi. I sette sono Adrasto, Tideo, Polinice, Capaneo, Amfiarao, Ippomedonte e Partenopeo. Il Capaneo dantesco, descritto di grande corporatura nel canto XIV dell Inferno, risente dell influenza della Tebaide di Stazio, ma la Tebaide torna altre volte nell Inferno. Si pensi al canto XXVI (la fiamma biforcuta di Ulisse è attinta dalla fiamma della pira dove furono messi il corpo dei due fratelli che si uccisero a vicenda: Eteocle e Polinice) e al XXXII (quando il poeta vede il Conte Ugolino che rode il teschio dell arcivescovo Ruggeri come Tideo si nutriva della testa di Menalippo nella Tebaide). La presenza delle opere di Stazio è rilevante anche nel Purgatorio, dove l autore latino diventa addirittura compagno di viaggio di Dante fino all Eden. Scomparso di scena il personaggio, anche la presenza della sua opera si dirada, anche se non del tutto, nel Paradiso. Purgatorio Inferno Stazio 467

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato