La Divina Commedia

Il canto si apre con il sogno della femmina balba, bel lissima e suadente incantatrice che solo la ragione umana può smascherare, rivelandone l autentica natura: essa rappresenta l amore eccessivo per la vanità dei beni terreni, e dunque prelude al peccato per troppo di vigore (secondo l ordinamento descritto da Virgilio Purgatorio XVII) che viene punito nelle tre cornici superiori, ripartito in avarizia, gola e lussuria. Nella seconda parte del canto Dante incontra Adriano V, emblema di una grande avidità che solo giunto alla massima autorità, quella papale, si rese conto che niente può davvero appagare l anima umana se non l amore di Dio. Ne l ora che non può l calor d urno intepidar più l freddo de la luna, 3 vinto da terra, e talor da Saturno quando i geomanti lor Maggior Fortuna veggiono in or ente, innanzi a l alba, 6 surger per via che poco le sta bruna , mi venne in sogno una femmina balba, ne li occhi guercia, e sovra i piè distorta, 9 con le man monche, e di colore scialba. Io la mirava; e come l sol conforta le fredde membra che la notte aggrava, 12 così lo sguardo mio le facea scorta la lingua, e poscia tutta la drizzava in poco d ora, e lo smarrito volto, 15 com amor vuol, così le colorava. Poi ch ell avea l parlar così disciolto, cominciava a cantar sì, che con pena 18 da lei avrei mio intento rivolto. «Io son , cantava, «io son dolce serena, che marinari in mezzo mar dismago; 21 tanto son di piacere a sentir piena! Io volsi Ulisse del suo cammin vago al canto mio; e qual meco s ausa, 24 rado sen parte; sì tutto l appago! . Ancor non era sua bocca richiusa, quand una donna apparve santa e presta 27 lunghesso me per far colei confusa. «O Virgilio, Virgilio, chi è questa? , fieramente dicea; ed el venìa 30 con li occhi fitti pur in quella onesta. L altra prendea, e dinanzi l apria fendendo i drappi, e mostravami l ventre; 33 quel mi svegliò col puzzo che n uscia. Io mossi li occhi, e l buon maestro: «Almen tre voci t ho messe! , dicea, «Surgi e vieni; 36 troviam l aperta per la qual tu entre . Sù mi levai, e tutti eran già pieni de l alto dì i giron del sacro monte, 39 e andavam col sol novo a le reni. Seguendo lui, portava la mia fronte come colui che l ha di pensier carca, 42 che fa di sé un mezzo arco di ponte; quand io udi «Venite; qui si varca (vv. 1-33) Sogno di Dante: la femmina balba 1-15 Nell ora in cui il calore del giorno non riesce più a riscaldare il freddo irradiato dalla luna, sopraffatto dal raffreddamento del suolo, e talvolta da Saturno quando gli antichi indovini (geomanti) vedono sorgere la figura della Fortuna Maggiore a oriente, poco prima dell alba, in una zona del cielo (per via) che rimane oscura ancora per poco (che poco le sta bruna) mi comparve in sogno una femmina balbuziente, guercia negli occhi, storpia nei passi, con le mani monche, e di colore smorto (scialba). Io la fissavo; e come il sole ristora le membra gelide, irrigidite dal freddo della notte, così il mio sguardo la rendeva sciolta (scorta) nel parlare, e poi subitamente la faceva diritta (in ciò che aveva storto, le mani e i piedi), e le coloriva il viso come l amore richiede. 16-33 Dal momento in cui ella ebbe il parlare così liberato (dalla balbuzie), cominciò a cantare in modo tale che io avrei distratto l attenzione da lei a fatica. «Io sono , cantava, «io sono dolce e serena, incanto (dismago) i marinai in mezzo al mare, tanto sono piacevole da ascoltare (di piacer a sentir piena)! Io feci deviare Ulisse dal suo cammino errabondo volgendolo al mio canto; e chi si abitua a vivere con me (meco s ausa) raramente se ne va (sen parte), tanto lo soddisfo! . La sua bocca non si era ancora chiusa quando apparve al mio fianco (lunghesso me), per smascherarla (per far colei confusa), una donna santa e sollecita. «O Virgilio, Virgilio, chi è questa? , diceva severamente (fieramente); ed egli avanzava con gli occhi sempre fissi (pur fitti) a quella donna così piena di dignità (onesta). Prendeva l altra e la metteva a nudo (dinanzi l apria) strappandole le vesti, e mi mostrava il ventre; questo mi svegliò, per il fetore che ne emanava. (vv. 34-51) L angelo della sollecitudine 34-45 Io mossi gli occhi, e il buon maestro: «Ti ho chiamato almeno tre volte! , diceva, «Alzati e andiamo; cerchiamo il passaggio per il quale tu possa entrare . Mi alzai, e tutte le cornici del monte sacro erano già illuminate dal sole alto, e noi avanzavamo con il nuovo sole alle spalle (a le reni; cioè verso ovest). Seguendo Virgilio, tenevo la fronte come colui che è afflitto dai pensieri, e la mia figura sembrava un mezzo arco di ponte (Dante procede chino in avanti), quando io udii: «Venite, qui si passa Purgatorio La femmina balba e Adriano V 447

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato