Altre pagine altri percorsi – La Commedia di Dante e le

432 Canto XVI Altre pagine altri percorsi La Commedia di Dante e le politiche papali L affermazione della teoria dei due soli Attraverso le pagine dei documenti qui inseriti è possibile farsi un idea della concezione politica che Dante esprime con grande chiarezza nel canto centrale di tutta la Commedia, il canto XVI del Purgatorio. I documenti evidenziano infatti come Dante, allontanandosi dalle concezioni tipiche della sua epoca, ponga subito in discussione la dipendenza e la sottomissione della volontà imperiale a quella papale. Partendo come primo documento dalla lettera Sicut universitatis conditor che papa Innocenzo III scrisse nel 1198 per affermare la superiorità del potere spirituale della Chiesa e del papa su quello temporale dei sovrani e dello stesso imperatore, passiamo al De Monarchia di Dante, per arrivare infine al passaggio della Commedia commentato dal dantista Giorgio Petrocchi. Giotto, Il sogno di Innocenzo III, 1290-1295, Assisi, affreschi per la Basilica Superiore. La lettera di papa Innocenzo III Il De Monarchia di Dante Prima di Dante, papa Innocenzo III, per affermare la pienezza del potere, spirituale e temporale, del vescovo di Roma aveva usato nella lettera Sicut universitatis conditor (30 ottobre 1198) la metafora della Luna-Impero che riceve la sua luce dal Sole-Chiesa: come la luna brilla della luce riflessa del sole, così l imperatore riceve autorità e legittimazione dal pontefice a cui, solo, è stato conferito il potere da Dio. Nel trattato politico De Monarchia, scritto in latino e completato (a differenza del Convivio e del De vulgari eloquentia), composto probabilmente durante la discesa di Arrigo VII in Italia (quindi tra il 1311 e il 1313) o negli anni successivi alla sua morte, Dante ritorna sulla teoria dei due soli: Impero e Chiesa. La necessità dell Impero è giustificata dal fatto che l unità imperiale permette la pace che è, a sua volta, la condizione indispensabile perché ciascun uomo possa perseguire il fine della vita umana, vale a dire la felicità. Dante insiste sul fatto che due sono i fini della vita umana, la felicità di questa terra e la beatitudine nell altro mondo, ovvero la felicità per eterna. In questo contesto, Dante sottolinea l importanza della presenza di un autorità morale e religiosa cui far riferimento, da lui identificata nel papato. Quindi, unità territoriale in una realtà politica unica e riferimento morale appaiono come la possibilità di garanzia di una condizione che permetta la crescita dell uomo. Così scrive nel De Monarchia III, 6. Come Dio, creatore dell universo, ha creato due grandi luci nel firmamento del cielo, la più grande per presiedere al giorno e la più piccola per presiedere alla notte, così egli ha stabilito nel firmamento della Chiesa universale, espressa dal nome di cielo, due grandi dignità: la maggiore a presiedere per così dire ai giorni cioè alle anime, e la minore a presiedere alle notti cioè ai corpi. Esse sono l autorità pontificia e il potere regio. Così, come la luna riceve la sua luce dal sole e per tale ragione è inferiore a lui per quantità e qualità, dimensione ed effetti, similmente il potere regio deriva dall autorità papale (...). L imperatore, dunque, si deve collocare in posizione subordinata rispetto al papa, che gli delega l autorità di governare i popoli in suo nome, e da lui deve dipendere. «Ambedue questi poteri hanno avuto collocata la sede del loro primato in Italia, il qual paese ottenne la precedenza su ogni altra per divina disposizione . La teocrazia di Innocenzo III venne ripresa e ribadita anche da Bonifacio VIII nella bolla Unam sanctam del 1302. L ineffabile Provvidenza ha posto dunque innanzi all uomo due fini cui tendere: la felicità di questa vita, che consiste nell esplicazione della propria specifica facoltà, ed è simboleggiata nel paradiso terrestre, e la felicità della vita eterna, che consiste nel godimento della visione di Dio, e costituisce il paradiso celeste; ad essa quella facoltà specifica dell uomo non può elevarsi senza il soccorso della luce divina. [...] Per questo l uomo ebbe bisogno di una duplice guida, in corrispondenza del duplice fine, cioè del Sommo Pontefice, per condurre il genere umano alla vita eterna mediante la dottrina rivelata, e dell Imperatore,

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato