Personaggi principali: Marco Lombardo, Currado da Palazzo,

428 Canto XVI Personaggi principali Marco Lombardo Probabilmente originario della Marca Trevigiana, vissuto come cortigiano nell Italia settentrionale (designata con il termine di Lombardia Parole in chiaro), perciò chiamato Lombardo (a lungo scambiato dai commentatori per il suo cognome), e morto sicuramente prima del 1300, appartenne alla generazione precedente a quella di Dante. ricordato da Giovanni Villani che lo colloca a Pisa, tra il 1285 e il 1287, al seguito di Ugolino della Gherardesca. Il cronista medievale (Cronica VII, 121) racconta che, ospite del conte Ugolino ( Inf. XXXIII), gli avrebbe predetto la non lontana fine. Noto ai suoi tempi per la sua «cortesia , tra gli antichi commentatori il Buti così lo caratterizza: «Fu omo molto saputo, e ebbe molto le virtù politiche, e fu cortesissimo donando ai nobili poveri omini ciò che lui guadagnava, e guadagnava molto, però ch era omo di corte e per la virtù sua era molto amato e donatoli molto dai signori . Nel Novellino, la prima raccolta di novelle italiane di autore toscano del XIII secolo, è presentato come uomo arguto e di grande esperienza (XLIV). «Marco Lombardo fue (= fu) nobil uomo di corte e savio (= saggio) molto. Fu, a uno Natale, ad una cittade (= città), dove si donavano molte robe (= vestiti), e non n ebbe niuna (= nessuna). Trovò un altro uomo di corte, lo quale era nesciente (= ignorante) appo (= a paragone di) lui, ed avea avute robe. Di questo nacque una bella sentenzia, ché quello giullare disse a Marco: Che è ciò, Marco, che io ho avute sette robe, e tu niuna? E sì (= eppure), se tu troppo migliore e più savio di me! Quale è la cagione (= ragione)? E Marco rispose: Non è per altro, se non che tu trovasti più de tuoi (= persone sciocche simili a te), ch io non trovai de miei . Pur essendo uomo di corte, Marco Lombardo dunque non si asservì al potere politico, mantenendo indipendenza di giudizio e libertà interiore nei confronti dei potenti che, anzi, rimproverava con saggezza e arguzia. Di lui si racconta anche che fu incline all ira, perciò Dante lo colloca nella terza cornice del Purgatorio. La caratterizzazione di Marco Lombardo esprime l ideale di uomo terreno, cui lo stesso Dante tende: uomo di corte, amante delle virtù cavalleresche, che gli permettono di mantenere la propria libertà interiore e indipendenza di giudizio, e lo preservano dai vizi delle corti. Il poeta, che si riconosceva in quei valori di dignità e di autonomia nei confronti dei signori, pur nel bisogno, lo interroga sulla difficile questione del libero arbitrio, dello scegliere tra il bene e il male, e gli affida il compito di condannare la confusione tra potere politico e potere spirituale e la corruzione morale dell epoca. città toscana si deve il buon ricordo che Dante ha di lui. Fu capitano di parte guelfa nel 1277 e podestà di Piacenza nel 1288. Gherardo da Camino e sua figlia Gaia Tra le corti frequentate da Marco Lombardo ci fu probabilmente quella di Gherardo da Camino, noto mecenate guelfo e signore di Treviso dal 1283 al 1306, anno della sua morte. Oltre che come l buon Gherardo, il personaggio può essere conosciuto come il padre di Gaia: nata dalle seconde nozze di Gherardo con Chiara della Torre di Milano, Gaia sposò Tolberto da Camino di Treviso e morì nel 1311. Sulla fama della donna i pareri dei commentatori sono discordi. Secondo alcuni, fu famosa per la bellezza e la virtù: sarebbe, dunque, motivo di vanto e di onore per il padre. Secondo altri, invece, fu famosa per la corruzione e la dissolutezza: il tono ironico darebbe modo di confermare il discorso di Marco Lombardo sulla corruzione della nuova generazione in contrasto con le qualità dei padri. Quest ultima interpretazione sembra più convincente. Guido da Castello Guido da Castello, uomo politico ghibellino vissuto tra il 1235 e il 1315, appartenne alla famiglia dei Roberti di Reggio Emilia. Esiliato dalla sua città, trovò ospitalità a Verona presso gli Scaligeri, ed è probabile che Dante l abbia conosciuto lì, essendo ancora vivo nel 1315. La sua fama di nobiluomo cortese e generoso si diffuse anche in Francia, poiché usava ospitare e rifornire di armi e cavalli quei Francesi in difficoltà che passavano dalla sua città. Currado da Palazzo Corrado da Palazzo appartenne alla nobile famiglia dei conti da Palazzo di Brescia, fu vicario di Carlo d Angiò a Firenze nel 1276, e forse a questa sua permanenza nella Francesco Scaramuzza, Purgatorio canto XVI, disegno a penna, 1865-1860

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato