La Divina Commedia

87 che piangendo e ridendo pargoleggia, l anima semplicetta che sa nulla, salvo che, mossa da lieto fattore, 90 volontier torna a ciò che la trastulla. Di picciol bene in pria sente sapore; quivi s inganna, e dietro ad esso corre, 93 se guida o fren non torce suo amore. Onde convenne legge per fren porre; convenne rege aver che discernesse 96 de la vera cittade almen la torre. Le leggi son, ma chi pon mano ad esse? Nullo, però che l pastor che procede, 99 rugumar può, ma non ha l unghie fesse; per che la gente, che sua guida vede pur a quel ben fedire ond ella è ghiotta, 102 di quel si pasce, e più oltre non chiede. Ben puoi veder che la mala condotta è la cagion che l mondo ha fatto reo, 105 e non natura che n voi sia corrotta. Soleva Roma, che l buon mondo feo, due soli aver, che l una e l altra strada 108 facean vedere, e del mondo e di Deo. L un l altro ha spento; ed è giunta la spada col pasturale, e l un con l altro insieme 111 per viva forza mal convien che vada; però che, giunti, l un l altro non teme: se non mi credi, pon mente a la spiga, 114 ch ogn erba si conosce per lo seme. 85-90. Esce ... trastulla: l anima è creata dal- le mani di Dio con la purezza e la semplicità di una bambina e, come una tavola rasa in cui niente è scritto (che sa nulla), è pronta a ricevere le prime impressioni. Creata da Dio, bene sommo e gioia perfetta, segue la sua originaria tendenza alla gioia cercando in modo innocente ciò che le dà diletto. 91-96. Di picciol bene torre: appena creata, l anima è immatura e si perde dietro i beni fallaci. Per riportare il suo amore dal bene imperfetto a quello perfetto, occorrono il freno delle leggi e un sovrano che, per guidare gli uomini alla meta, deve conoscere e attuare la giustizia, metaforicamente indicata come la torre, la parte più alta e quindi più visibile della vera cittade, il Paradiso, la città di Dio. La concezione di un potere politico come freno delle debolezze degli uomini perviene a Dante da sant Agostino (De civitate Dei, 413-426). 97. Le leggi ... esse?: già in Purg. VI, 88-89 Dante ha detto che Giustiniano ha provveduto a racconciare il freno, cioè a compilare e correggere le leggi, ma non c è un potere politico con tanta autorità da farle rispettare. Manca, dunque, il cavaliere che sappia reggere le briglie delle leggi. 98. Nullo: lat. nullus, nessuno. l pastor: appellativo frequentemente usato per indicare il papa come custode del gregge dei fedeli, in modo infantile, (l anima) semplice e ingenua ancora ignara di ogni cosa, tranne che, creata da Dio, sommo bene, si volge a ciò che le dà piacere. 91-96 Dapprima sente il gusto dei beni di scarsa importanza; qui si inganna e corre dietro ad essi a meno che una guida o un freno non raddrizzino la sua naturale tendenza ad amare. Perciò fu necessario imporre la legge come freno, e fu necessario avere un sovrano che sapesse distinguere almeno la torre della città vera. 97-105 Le leggi ci sono, ma chi le fa rispettare? Nessuno, perché il papa che come un pastore guida il gregge (dei fedeli), sa ruminare (conosce la legge divina), ma non ha le unghie separate (non è capace di far rispettare le leggi civili); perciò l umanità che vede la sua guida (spirituale) mirare (fedire) solamente a quei beni terreni di cui essa stessa è avida, si nutre di questi senza cercare altro. Puoi ora ben comprendere come la cattiva guida (dei papi) sia la causa che ha reso gli uomini malvagi, e non la natura umana corrotta (dagli influssi celesti). 106-114 Roma, che un tempo rese il mondo ordinato (con le sue leggi), soleva avere due poteri (soli), che mostravano l una e l altra strada, quella della felicità terrena (del mondo) e quella della beatitudine celeste (di Deo). Ma uno ha sopraffatto l altro; e la spada (imperiale) è stata congiunta con il pastorale (religioso), e le due autorità unite insieme con un atto di pura forza procedono malamente; perché, riuniti nella stessa persona, un potere non teme l altro: se non mi credi, considera le conseguenze (di questa unione), perché ogni pianta si riconosce dal suo seme. tratto dalla parabola del buon pastore presente nel Vangelo secondo san Giovanni (X, 1316). Anche nell iconografia cristiana ricorre spesso l immagine del Cristo con l agnello sulle spalle alla guida del suo gregge. 99. rugumar ... fesse: la metafora è tratta dalle Scritture, dove si legge che Mosè vietò agli Ebrei di nutrirsi di carne che non fosse di ruminante con le unghie fesse, divise. La spiegazione di questa metafora è che il rugumar («ruminare ) indichi la conoscenza e la corretta interpretazione dei testi biblici (Antico e Nuovo Testamento), la teologia, che Dante riconosce al papa, cui nega la capacità di distinguere il bene dal male (l unghie fesse) in campo politico, prerogativa dell imperatore. Per questo all umanità occorrono due guide, operanti ognuna nel proprio campo con pari autorità: il disordine comincia quando l una o l altra di queste autorità non rispetta la propria sfera d azione, i poteri vengono confusi oppure usurpati con la conseguente disgregazione della società. 103-104. Ben ... reo: la responsabilità del male della società terrena è da imputarsi agli uomini, anzi alla cattiva guida (mala condotta) soprattutto dei papi, e non all influsso negativo degli astri. 106-108. Soleva ... Deo: Dante auspica un ritorno all esempio dell Impero romano, che soprattutto sotto il regno di Augusto fu mo- dello di giustizia e di pace della vita sociale degli uomini (che l buon mondo feo). I due soli sono metaforicamente le due autorità guida dell umanità ( p. 367 e 432). 109-110. L un ... pasturale: continua la metafora per dire che un potere ha sopraffatto l altro: i due poteri sono rappresentati attraverso i loro simboli, la spada per l autorità politica, il pastorale, cioè il bastone vescovile, per quella religiosa. 110-112. e l un ... teme: i due poteri non si temono più e non si controllano vicendevolmente. Storicamente, nel 1250, dopo la morte di Federico II di Svevia (citato al v. 117), nessun re germanico fu incoronato imperatore fino al 1308, quando Arrigo VII fu eletto re dei Romani e incoronato in Aquisgrana l anno successivo. Il papa Bonifacio VIII, nel 1298, aveva contestato l elezione a imperatore di Alberto d Asburgo e, supportato dalle tesi dei curialisti secondo cui, vacante l Impero, il potere temporale spettava al papa, si era proclamato vicario imperiale. La conseguenza fu quella illecita riunione dei due poteri, cui Dante, per bocca di Marco Lombardo, attribuisce la responsabilità del disordine della società: solo l autonomia delle due istituzioni garantisce che l uno sia da freno all altro, controllando che operi nell ambito della propria sfera (non teme). 114. ch ogn ... seme: come ogni pianta si Purgatorio Marco Lombardo 425

La Divina Commedia
La Divina Commedia
Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato