La Divina Commedia

414 Canto XIV 43-54 La valle dell Arno inizia (drizza prima) il suo corso modesto (povero calle) tra brutti porci, più degni di ghiande (galle) che di altro cibo fatto a uso degli uomini (gli abitanti dell alto Casentino). Scendendo trova poi piccoli cani (botoli) ringhiosi in modo sproporzionato alle loro dimensioni (più che non chiede lor possa), e da loro volge il viso, sdegnata (gli Aretini). La valle maledetta e sciagurata prosegue scendendo (vassi caggendo), e quanto più si dilata (tra Arezzo e Firenze l Arno riceve infatti molti affluenti), tanto più trova cani che sono diventati lupi (i Fiorentini). Discesa poi in una serie di profonde gole (pelaghi bui; tra Signa e Pisa), trova volpi così intrise di frode da non temere furbizia che possa catturarle (occùpi; i Pisani). 55-66 «Né trascurerò di parlare per il fatto che il mio vicino (altri) mi ascolta; e sarà bene per questi (Dante) se in futuro (ancor) si ricorda di ciò che lo spirito di verità mi rivela (disnoda). Io vedo tuo nipote farsi cacciatore di quei lupi (i Fiorentini) che stanno sulla riva del fiume feroce e selvaggio (fiero; l Arno), e li terrorizza tutti. Vende la loro carne senza averli ancora uccisi, poi li uccide come una belva da sempre (antica) abituata alla ferocia; priva molti della vita, e se stesso dell onore (di sé pregio). Esce imbrattato di sangue dalla sciagurata foresta (trista selva; allegoricamente, Firenze); la abbandona in un tale stato di desolazione (lasciala tal) che non basteranno mille anni perché si ripopoli (rinselva) così com era nella sua condizione originaria . (vv. 67-126) Decadenza morale della Romagna 67-90 Come, al preannuncio di eventi dolorosi, il viso di chi ascolta si turba, da qualunque parte provenga il pericolo che lo azzanna (l assanni), così io vidi l altra anima, che era intenta ad ascoltare, turbarsi e diventare malinconica (farsi trista), quando ebbe ben compreso il significato delle parole del suo vicino. I discorsi dell una e l atteggiamento dell altra mi fecero nascere il desiderio di conoscere i loro nomi, e rivolsi la domanda mista a preghiere; per cui lo spirito che prima mi aveva parlato ricominciò: «Tu vuoi che io mi induca a renderti quel servizio che tu non vuoi farmi (cioè, dire il nome, cosa che prima Dante aveva evitato). Ma poiché Dio vuole che in te risplenda con tanto fulgore (traluca tanto) la sua grazia, non sarò avaro di notizie, perciò sappi che io fui Guido del Duca. Il mio sangue fu così bruciato dall invidia che se io avessi visto un uomo rallegrarsi, tu mi avresti visto diventare livido di rabbia. Di ciò che ho seminato (mia semente) raccolgo questo scarso frutto (solo paglia, non grano); o razza umana, perché nutri desiderio per ciò che necessariamente esclude (divieto) dal possesso i compagni (consorte; perché si tratta di beni materiali)? Questi è Riniero; questi è il vanto e l onore della casa da Calboli, nella quale nessuno (nullo) ha ereditato (s è fatto reda) la sua virtù . 91-96 E non soltanto la sua famiglia (lo suo sangue; è sempre Guido che parla, riferendosi a Rinieri) si è fatta priva (brullo) delle virtù necessarie Tra brutti porci, più degni di galle che d altro cibo fatto in uman uso, 45 dirizza prima il suo povero calle. Botoli trova poi, venendo giuso, ringhiosi più che non chiede lor possa, 48 e da lor disdegnosa torce il muso. Vassi caggendo; e quant ella più ngrossa, tanto più trova di can farsi lupi 51 la maladetta e sventurata fossa. Discesa poi per più pelaghi cupi, trova le volpi sì piene di froda, 54 che non temono ingegno che le occùpi. Né lascerò di dir perch altri m oda; e buon sarà costui, s ancor s ammenta 57 di ciò che vero spirto mi disnoda. Io veggio tuo nepote che diventa cacciator di quei lupi in su la riva 60 del fiero fiume, e tutti li sgomenta. Vende la carne loro essendo viva; poscia li ancide come antica belva; 63 molti di vita e sé di pregio priva. Sanguinoso esce de la trista selva; lasciala tal, che di qui a mille anni 66 ne lo stato primaio non si rinselva . Com a l annunzio di dogliosi danni si turba il viso di colui ch ascolta, 69 da qual che parte il periglio l assanni, così vid io l altr anima, che volta stava a udir, turbarsi e farsi trista, 72 poi ch ebbe la parola a sé raccolta. Lo dir de l una e de l altra la vista mi fer voglioso di saper lor nomi, 75 e dimanda ne fei con prieghi mista; per che lo spirto che di pria parlòmi ricominciò: «Tu vuo ch io mi deduca 78 nel fare a te ciò che tu far non vuo mi. Ma da che Dio in te vuol che traluca tanto sua grazia, non ti sarò scarso; 81 però sappi ch io fui Guido del Duca. Fu il sangue mio d invidia sì r arso, che se veduto avesse uom farsi lieto, 84 visto m avresti di livore sparso. Di mia semente cotal paglia mieto; o gente umana, perché poni l core 87 là v è mestier di consorte divieto? Questi è Rinier; questi è l pregio e l onore de la casa da Calboli, ove nullo 90 fatto s è reda poi del suo valore. E non pur lo suo sangue è fatto brullo, tra l Po e l monte e la marina e l Reno, 93 del ben richesto al vero e al trastullo;

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato