Tema centrale è la situazione politica della Toscana e della Romagna, due regioni molto care al cuore di Dante. Tale tema viene sviluppato in tre momenti fondamentali, tutti affidati alla voce di Guido del Duca, nobile romagnolo, che occupano quasi interamente il canto: dapprima Guido depreca la situazione della Toscana attuale, luogo di ogni vizio e turpitudine, i cui abitanti sono tanto depravati da parere bestie; poi, con toni foschi, profetizza sciagure per Firenze, che verrà percossa e ridotta in rovina da Fulcieri di Calboli (podestà nel 1303); infine, nella descrizione della Romagna, lo sdegno morale «Chi è costui che l nostro monte cerchia prima che morte li abbia dato il volo, 3 e apre li occhi a sua voglia e coverchia? . «Non so chi sia, ma so ch e non è solo; domandal tu che più li t avvicini, 6 e dolcemente, sì che parli, acco lo . Così due spirti, l uno a l altro chini, ragionavan di me ivi a man dritta; 9 poi fer li visi, per dirmi, supini; e disse l uno: «O anima che fitta nel corpo ancora inver lo ciel ten vai, 12 per carità ne consola e ne ditta onde vieni e chi se ; ché tu ne fai tanto maravigliar de la tua grazia, 15 quanto vuol cosa che non fu più mai . E io: «Per mezza Toscana si spazia un fiumicel che nasce in Falterona, 18 e cento miglia di corso nol sazia. Di sovr esso rech io questa persona: dirvi ch i sia, saria parlare indarno, 21 ché l nome mio ancor molto non suona . «Se ben lo ntendimento tuo accarno con lo ntelletto , allora mi rispuose 24 quei che diceva pria, «tu parli d Arno . E l altro disse lui: «Perché nascose questi il vocabol di quella riviera, 27 pur com om fa de l orribili cose? . E l ombra che di ciò domandata era, si sdebitò così: «Non so; ma degno 30 ben è che l nome di tal valle pèra; ché dal principio suo, ov è sì pregno l alpestro monte ond è tronco Peloro, 33 che n pochi luoghi passa oltra quel segno, infin là ve si rende per ristoro di quel che l ciel de la marina asciuga, 36 ond hanno i fiumi ciò che va con loro, vertù così per nimica si fuga da tutti come biscia, o per sventura 39 del luogo, o per mal uso che li fruga: ond hanno sì mutata lor natura li abitator de la misera valle, 42 che par che Circe li avesse in pastura. nella constatazione della miseria attuale si associa al vivo rimpianto per i signori della generazione passata, modelli di cortesia e virtù cavalleresche delle quali nulla è stato ereditato dai successori. Dante-autore trasferisce la realtà politica su un piano universale, indicando le ragioni della corruzione presente nell invidia che fa presa sul cuore degli uomini, ciechi di fronte alle bellezze eterne che Dio mostra loro e attratti, invece, dai beni mondani, ami gettati loro dal maligno per condurli alla perdizione. (vv. 1-66) Guido del Duca e Rinieri da Calboli. Corruzione della valle dell Arno 1-15 «Chi è costui che gira intorno al nostro monte prima che la morte abbia dato le ali alla sua anima, e apre e chiude (coverchia) gli occhi a suo piacere? . «Non so chi sia, ma so che egli non è solo; domandaglielo tu, che gli sei più vicino, e trattalo con gentilezza (dolcemente... acco lo), in modo che ci risponda . Così due spiriti, piegati l uno verso l altro, parlavano di me sulla mia destra (a man dritta); poi alzarono i visi, così da averli distesi verso l alto (supini) e uno di loro disse: «O anima che ancora racchiusa nel corpo vai verso il cielo, consola noi penitenti per carità, e dicci (ne ditta) da dove vieni e chi sei; perché tu ci fai meravigliare così tanto per la grazia che ti è stata concessa, quanto di una cosa mai successa prima (che non fu più mai) . 16-27 E io: «Nella parte centrale (per mezza) della Toscana si dispiega un corso d acqua che nasce sul monte Falterona, e cento miglia di letto non gli bastano (nol sazia). Io vengo da un luogo che si trova sopra questo fiume: dirvi chi io sia sarebbe parlare invano, perché il mio nome non è ancora molto noto (ancor non molto suona) . «Se con la mente penetro nel vivo (accarno) il tuo pensiero , mi rispose allora quello che aveva parlato prima, «tu parli dell Arno . E il suo compagno gli disse: «Perché questi evitò di pronunciare il nome di quel fiume (riviera), come si fa (com om fa) per le cose più orribili? . 28-42 E L ombra a cui era stata rivolta la domanda rispose (si sdebitò, cioè pagò il debito della risposta): «Non lo so, ma è ben giusto (degno ben è) che il nome di questa valle scompaia; perché dalla sorgente (dal principio suo), dove l erto monte (l alpestro monte: l Appennino), da cui si sono separati i monti Peloritani (ond è tronco Peloro) è così elevato (pregno) che in pochi luoghi supera quell altezza, fino là dove (il corso d acqua) sfocia, come compenso (per ristoro) di ciò che il cielo ha prosciugato del mare, fenomeno per il quale i fiumi ricevono le loro acque (ciò che va con loro), la virtù viene fuggita come nemica (per nimica si fuga) da tutti, così come una biscia, o per mala sorte (sventura), o per il malcostume che li sprona (fruga): per cui gli abitanti della sciagurata valle hanno tanto alterato la loro natura che sembra che Circe li abbia tenuti al pascolo . Purgatorio Due antichi nobili di Romagna 413
La Divina Commedia
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