CANTO XIV – Due antichi nobili di Romagna

Due antichi nobili Canto XIV di Romagna Canto 14 TEMPO Lunedì 28 marzo (o 11 aprile) 1300, circa le tre del pomeriggio LUOGO Seconda cornice PECCATORI Invidiosi PENA Stanno seduti, appoggiati al pendio, sostenendosi l un l altro; vestono il saio da penitente e hanno gli occhi cuciti con fil di ferro: è il contrappasso per non essere stati solidali con gli altri e per aver guardato con malevolenza la felicità altrui. PERSONAGGI Dante Virgilio Guido del Duca Rinieri da Calboli Sommario « (vv. 1-66) Guido del Duca e Rinieri da Calboli. Corruzione della valle dell Arno Mentre Dante e Virgilio procedono tra le schiere di invidiosi, due anime si chiedono meravigliate chi sia colui che, vivo, si trova tra loro. Una di esse (Guido del Duca) rivolge la domanda a Dante, il quale risponde di essere nato nella valle del fiume che attraversa la Toscana; l altra (Rinieri da Calboli) domanda a Guido perché il pellegrino non abbia voluto pronunciare il nome dell Arno, come fosse qualcosa di orribile; la risposta di questi è che giustamente tale nome deve essere dimenticato, perché la valle di quel fiume è abitata da popoli ormai privi di ogni virtù, al punto da essere diventati come bestie: i Casentinesi sono più porci che uomini; gli Aretini sono cani ringhiosi; i Fiorentini, cani che l avidità ha fatto diventare lupi; i Pisani, infine, volpi pronte a ogni frode. Al termine di questa bestiale rassegna, Guido predice a Rinieri che suo nipote (Fulcieri da Calboli) spargerà tanto sangue nella trista selva di Firenze, che non basteranno mille anni per farla rifiorire. « (vv. 67-126) Decadenza morale della Romagna Impressionato dalle parole e dall aspetto delle due anime, Dante le prega di rivelarsi. La prima si presenta come Guido del Duca, e confessa il proprio peccato di invidia; dice anche il nome del compagno, Rinieri da Calboli, la cui virtù si è estinta nei discendenti, come del resto in tutta la terra di Romagna. Guido rimpiange i grandi signori della generazione precedente, maestri di cavalleria e di cortesia, deprecando la malvagità delle famiglie ora al potere in Romagna, che meglio sarebbe se si estinguessero per non generare eredi sempre più spregevoli. Infine, Guido prega Dante di allontanarsi, perché il ricordo del passato e la consapevolezza del misero presente lo hanno rattristato oltre ogni dire. « (vv. 127-151) Esempi di invidia punita Dante e Virgilio si allontanano dalle anime di Guido e di Rinieri. Più avanti sulla stessa cornice odono voci tonanti: dapprima Caino, che grida «Mi ucciderà chiunque mi incontra (le parole pronunciate dopo aver ucciso per invidia il fratello Abele); la seconda prorompe: «Io sono Aglauro, convertita in pietra (perché invidiosa della sorella Erse, di cui Mercurio era innamorato). Dante, spaventato, si stringe a Virgilio: il maestro gli spiega che quelle voci gridano esempi di invidia punita, per allontanare dal peccato gli uomini; questi, invece, si lasciano tentare dai beni mondani, con ciò cadendo nelle tentazioni del demonio e ignorando la bellezza del cielo, che pure Dio dispiega ai loro occhi. 2a Cornice INVIDIOSI

La Divina Commedia
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