CANTO XIII – L’invidia di Sapia

Canto 13 Canto XIII L invidia di Sapia TEMPO L unedì 28 marzo (o 11 aprile) poco dopo mezzogiorno LUOGO Seconda cornice PECCATORI Invidiosi PENA Stanno seduti, appoggiati al pendio, sostenendosi l un l altro; vestono il saio da penitente e hanno gli occhi cuciti con fil di ferro: è il contrappasso per non essere stati solidali con gli altri e per aver guardato con malevolenza la felicità altrui. PERSONAGGI Dante Virgilio Sapia Sommario « (vv. 1-21) Sulla seconda cornice Giunti al sommo della scala che congiunge la prima alla seconda cornice, Dante e Virgilio si trovano su un nuovo pianoro, circolare come il primo ma di diametro minore. Qui non vi sono bassorilievi, la roccia è liscia e cupa. Non si vede nessuno a cui chiedere come proseguire il cammino; temendo di perdere tempo, Virgilio rivolge una preghiera al sole affinché guidi i loro passi; quindi si incammina verso destra. « (vv. 22-42) Esempi di carità Percorso in breve tempo un miglio, i due poeti vengono sorpresi dalle voci di spiriti invisibili che esprimono messaggi d amore: la prima voce grida le parole di Maria alle nozze di Cana, Vinum non habent; la seconda «Io sono Oreste , come disse Pilade per salvare la vita all amico; la terza e ultima le parole di Gesù: «Amate coloro dai quali avete ricevuto del male . Virgilio spiega che nella seconda cornice si espia il peccato dell invidia e perciò i penitenti ascoltano esempi della virtù opposta, l ardore di carità. « (vv. 43-84) La pena degli invidiosi Proseguendo nel cammino, Dante vede davanti a sé anime avvolte da mantelli del colore della pietra, il cui aspetto è misero e sofferente come quello dei ciechi che chiedono l elemosina. Avvicinandosi, si accorge che hanno le palpebre cucite con il filo di ferro, poiché guardarono con invidia gli altri; mentre in vita tramarono per rovinarsi a vicenda, ora si sostengono, appoggiandosi l una all altra. « (vv. 85-154) Sapia Virgilio permette a Dante di rivolger loro la parola, e il poeta chiede se qualcuna sia italiana. Un anima risponde che sono tutte cittadine della patria celeste, l unica vera. Dante le si avvicina e la prega di rendere noto il nome o la città. Inizia così una lunga confessione: in vita l anima era senese e si chiamava Sapia, benché non fosse saggia; infatti ebbe tanto in odio i suoi concittadini da gioire per la loro disfatta a Colle Val d Elsa, occasione in cui venne travolta da una gioia feroce che la portò addirittura a sfidare Dio, gridandogli di non temerlo più; in punto di morte chiese perdono, e sarebbe ancora nell Antipurgatorio se le pietose preghiere di Pier Pettinaio non vi avessero abbreviato la sua permanenza. Sapia chiede poi a Dante chi egli sia; il poeta le rivela che è vivo e ammette il proprio peccato di invidia, aggiungendo però di temere ben di più la pena dei superbi. Da ultimo, appresa la speciale predizione di cui Dante è oggetto, gli chiede di pregare per lei e di restituirle buona fama presso i suoi parenti, che il poeta potrà trovare tra quegli sciocchi cittadini senesi di cui è nota la vanità. 2a Cornice INVIDIOSI

La Divina Commedia
La Divina Commedia
Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato