La Divina Commedia

O Saùl, come in su la propria spada quivi parevi morto in Gelboè, 42 che poi non sentì pioggia né rugiada! O folle Aragne, sì vedea io te già mezza ragna, trista in su li stracci 45 de l opera che mal per te si fé. O Roboàm, già non par che minacci quivi l tuo segno; ma pien di spavento 48 nel porta un carro, sanza ch altri il cacci. Mostrava ancor lo duro pavimento come Almeon a sua madre fé caro 51 parer lo sventurato addornamento. Mostrava come i figli si gittaro sovra Sennacherìb dentro dal tempio, 54 e come, morto lui, quivi il lasciaro. Mostrava la ruina e l crudo scempio che fé Tamiri, quando disse a Ciro: 57 «Sangue sitisti, e io di sangue t empio . Mostrava come in rotta si fuggiro li Assiri, poi che fu morto Oloferne, 60 e anche le reliquie del martiro. Vedeva Troia in cenere e in caverne; o Il n, come te basso e vile 63 mostrava il segno che lì si discerne! Qual di pennel fu maestro o di stile che ritraesse l ombre e tratti ch ivi 66 mirar farieno uno ingegno sottile? Morti li morti e i vivi parean vivi: non vide mei di me chi vide il vero, 69 quant io calcai, fin che chinato givi. Or superbite, e via col viso altero, figliuoli d Eva, e non chinate il volto 72 sì che veggiate il vostro mal sentero! Più era già per noi del monte vòlto e del cammin del sole assai più speso 75 che non stimava l animo non sciolto, quando colui che sempre innanzi atteso andava, cominciò: «Drizza la testa; 78 non è più tempo di gir sì sospeso. Vedi colà un angel che s appresta per venir verso noi; vedi che torna 81 dal servigio del dì l ancella sesta. Di reverenza il viso e li atti addorna, sì che i diletti lo nv arci in suso; 84 pensa che questo dì mai non raggiorna! . Io era ben del suo ammonir uso pur di non perder tempo, sì che n quella 87 materia non potea parlarmi chiuso. A noi venìa la creatura bella, biancovestito e ne la faccia quale 90 par tremolando mattutina stella. O Saùl, come apparivi morto, nella scena scolpita (quivi), trafitto dalla tua propria spada a Gelboa, dove poi non cadde più né pioggia né rugiada. 43-48 O folle Aracne, ti vedevo così, già per metà trasformata in ragno (mezza ragna), furente e disperata (trista) tra le tele sciaguratamente tessute da te (che mal per te si fé). O Roboamo, la tua immagine qui ritratta non sembra ormai più minacciosa ma, piena di spavento, un carro la trascina via (la tua immagine) senza che nessuno lo rincorra. 49-54 Il severo pavimento mostrava ancora come Almeone rese ben caro a sua madre lo sciagurato monile. (Ancora, il pavimento) mostrava come i figli si gettarono su Sennacherib dentro al tempio e come, dopo averlo ucciso, fuggirono lasciandolo lì. 55-60 Mostrava la rovina e lo scempio crudele che Tamiri fece, quando disse a Ciro: «Fosti assetato di sangue, e ora bevilo . Mostrava come fuggirono disordinatamente gli Assiri, dopo la morte di Oloferne, e anche il corpo di questi martoriato (le reliquie del martirio). 61-63 Vedevo Troia incendiata e ridotta a un cumulo di rovine (in cenere e in caverne); o Ilio, come ti faceva apparire atterrata e spregevole (bassa e vile) la scena scolpita che lì si osserva! 64-69 Quale maestro di pittura o di lapis (di pennel... o di stile) vi fu mai, capace di ritrarre le masse e i contorni (l ombre e tratti) che lì farebbero meravigliare l ingegno più sottile? I morti avevano tutta l evidenza della morte, e i vivi sembravano vivi; chi assisté alle scene dal vero non vide meglio di me tutto quello (quanto) che io calpestai con i piedi (calcai), finché camminai a capo chino (chinato givi). (vv. 70-99) L angelo dell umiltà 70-87 Montate pure in superbia, e procedete con il viso protervamente levato in alto, figli d Eva, e non abbassate il volto, così da potervi accorgere della via sbagliata (mal sentero) che state seguendo! Avevamo percorso (vòlto) della cornice, e impiegato (speso) della giornata (cammin del sole) più di quanto il mio animo concentrato (non sciolto) si fosse reso conto, quando colui che procedeva, sempre pronto a intervenire (innanzi atteso), cominciò: «Leva lo sguardo, non è più il momento di camminare così intento (sospeso). Vedi là un angelo che si appresta a venire verso di noi; vedi che la sesta ancella (del sole) torna dopo aver completato il suo servizio. Ammanta di reverenza i tuoi gesti e il tuo viso, così che gradisca farci salire; pensa che questo giorno non tornerà mai più (mai non raggiorna)! . Io ero abituato a questi ammonimenti, sulla necessità di mettere a frutto il tempo, perciò su questo argomento (quella materia) non poteva parlarmi in modo oscuro (chiuso; cioè, lo capivo al volo). 88-93 La bella creatura veniva verso di noi, vestita di bianco e splendente in viso come brillante stella del mattino. Purgatorio La purificazione della superbia 405

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato