Dante maestro di retorica – L’arte di presentare il

Dante maestro di retorica L arte di presentare il personaggio Nella Poetica, primo trattato in Occidente esclusivamente dedicato ai generi letterari, in particolar modo alla tragedia e all epica, il filosofo Aristotele (384 a. C- 322 a. C.) sottolinea già in apertura (I libro) che alla base delle arti poetiche sta il principio di imitazione. Nel secondo libro Aristotele si sofferma sull oggetto imitato dai poeti ovvero gli «uomini che agiscono . Nella costruzione dei personaggi portati sul palcoscenico dell opera o del teatro lo scrittore deve preoccuparsi di raccontare le azioni delle dramatis personae (i personaggi dell opera) piuttosto che descriverne vizi o virtù. Scrive il filosofo (Poetica 1448 a) : Poiché quelli che imitano, imitano uomini che agiscono ed è necessario che questi siano persone o nobili o spregevoli (ed infatti quasi sempre i caratteri si riconducono a questi due soli, giacché tutti, quanto al carattere, differiscono per il vizio e la virtù), imiteranno uomini o migliori dell ordinario o peggiori o quali noi siamo, come fanno i pittori. Omberto si presenta a Dante La prima anima purgante che Dante incontra nella cornice dei superbi è Omberto degli Aldobrandeschi. Solo dopo aver risposto alla domanda di Virgilio che chiede indicazioni sulla via da seguire per accedere alla seconda cornice (vv. 49-51) e aver mosso a misericordia i due pellegrini per ottenere preghiere (vv. 52-57), Omberto presenta la sua identità mostrando di essere ancora all inizio della purificazione (vv. 58-61). Sordello, miniatura di un manoscritto del 13mo secolo Infatti, l anima, che si è sempre vantata di appartenere a un antica famiglia nobiliare e ha sempre pensato di contare per quello, non pronuncia il suo nome, ma ricorda prima il blasone. Ricordiamo come nell Inferno un personaggio grande, come Pier della Vigna, si identificasse con il compito e la mansione di segretario alla corte di Federico II? In maniera analoga molti non scoprono la dimensione spirituale della propria persona e si riconoscono unicamente nella posizione sociale che occupano o nel prestigio della famiglia. Sentiamo la forza e la pregnanza di questa terzina (vv. 58-60): Io fui latino e nato d un gran Tosco: Guiglielmo Aldobrandesco fu mio padre; non so se l nome suo già mai fu vosco. L espressione nato d un gran Tosco è emblematica. Le parole e l allusione (Tosco) tradiscono la stretta familiarità con una figura superba e altezzosa dell Inferno, quel Farinata (Inferno X) che in maniera impertinente e indiscreta aveva apostrofato Dante dicendogli (vv.22-24): O Tosco che per la città del foco vivo ten vai così parlando onesto, piacciati di restare in questo loco. Ora, pur se Omberto si è reso conto del peccato e se ne è pentito (e non pur a me danno/ superbia fa, ché tutti miei consorti/ ha ella tratti seco nel malanno vv. 67-69), la purificazione è solo iniziata come si avverte dalle sue parole. Presentati l antico sangue e l opere leggiadre (v. 61) dei suoi antenati, il personaggio ricorda che il suo disprezzo per gli altri lo ha condotto alla morte. Omberto fu ucciso presso Campagnatico per la sua arroganza, che aveva provocato in maniera accesa le ire del governo senese, cosa che sapevano tutti (fante, ovvero persona dotata di parola, bambino) all epoca di Dante: e sallo in Campagnatico ogne fante (v. 66). Dopo sette secoli, abbiamo perso la memoria di questi fatti e dobbiamo ricorrere alle cronache e agli antichi commentatori. Due sono le versioni per la morte di Omberto: soffocato durante il sonno da sicari prezzolati dai Senesi o morto in combattimento nel 1259. Il pentimento, però, gli valse la salvezza e la vita eterna. Solo a questo punto, l anima rivela il suo nome: Io sono Omberto (v. 67). Omberto ricorda che la superbia ha coinvolto anche tutti i suoi parenti e conclude la sua risposta sottolineando la necessità di espiare le proprie colpe per pagare il debito lasciato in sospeso durante la vita (vv 70-72): E qui convien ch io questo peso porti per lei, tanto che a Dio si sodisfaccia, poi ch io nol fe tra vivi, qui tra morti [ ]. Purgatorio Inferno Oderisi da Gubbio 399

La Divina Commedia
La Divina Commedia
Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato