La Divina Commedia

358 Canto VI 112-117 Vieni a vedere la città di Roma, che piange, sola e abbandonata, e giorno e notte ti invoca: «O imperatore mio sposo, perché non sei qui con me? . Vieni a vedere quanto si amano le popolazioni d Italia, e se non provi per noi alcuna pietà, scendi in Italia a vergognarti della tua cattiva reputazione. 118-126 E se mi è concesso, o sommo Gesù Cristo, che fosti crocifisso per noi in terra, hai forse volto altrove i tuoi giusti occhi? O forse nella profondità insondabile dei tuoi progetti prepari un bene futuro del tutto precluso alla nostra capacità di comprendere? Giacché le città d Italia sono piene di capi di fazioni, e ogni uomo venuto dal contado (di bassa condizione) che entra nella mischia politica diventa un arrogante oppositore dell autorità imperiale come Marcello. (vv. 127-151) L apostrofe a Firenze 127-135 Firenze mia, puoi esser contenta di questa digressione che non ti riguarda, grazie ai tuoi cittadini che si danno da fare (per non meritarsela). Molti (in altre città) hanno la giustizia nel cuore, ma si esprime tardi con le parole perché non si manifesti senza essere stata ben ponderata, invece i tuoi cittadini l hanno sempre a fior di labbra. Molti rifiutano gli incarichi pubblici; ma i tuoi cittadini sollecitamente, senza che vi sia stato chiamato, rispondono e gridano: «Io me lo assumo! . 136-144 Ora rallegrati perché ne hai davvero motivo: tu che sei ricca, tu che vivi in pace e tu che sei governata saggiamente! Se io dico la verità, lo dimostrano i fatti. Atene e Sparta, che fecero le più antiche leggi e furono così ben governate, dettero alla convivenza civile un piccolo contributo rispetto a te che elabori provvedimenti tanto ingegnosi e fragili, che non ha più validità a metà novembre quello che tu hai stabilito in ottobre. 145-151 Quante volte, a memoria d uomo, hai cambiato leggi, moneta, magistrature e abitudini e rinnovato la popolazione! E se ben ricordi e osservi con chiarezza, ti accorgerai di essere simile a quell ammalata che non può trovare requie nel letto, ma cerca sollievo al suo dolore cambiando posizione. 117. fama: il termine in latino è vox media, cioè significa «buona o cattiva fama . Qui intende dire all imperatore: «Vergognati! . 118. sommo Giove: Giove, re degli uomini e degli dèi, qui è assimilato a Dio, secondo la concezione provvidenzialistica del Medioevo: il mondo antico era visto come prefigurazione di quello cristiano e anche il paganesimo rientrava in un disegno divino. 124-125. Ché le città ... tiranni: nelle città italiane il potere esercitato è fine a se stesso, perciò genera tirannidi e violenza. 125-126. e un Marcel ... viene: il console romano Caio Claudio Marcello, nel 50 a.C., Vieni a veder la tua Roma che piagne vedova e sola, e dì e notte chiama: 114 «Cesare mio, perché non m accompagne? . Vieni a veder la gente quanto s ama! e se nulla di noi pietà ti move, 117 a vergognar ti vien de la tua fama. E se licito m è, o sommo Giove che fosti in terra per noi crucifisso, 120 son li giusti occhi tuoi rivolti altrove? O è preparazion che ne l abisso del tuo consiglio fai per alcun bene 123 in tutto de l accorger nostro scisso? Ché le città d Italia tutte piene son di tiranni, e un Marcel diventa 126 ogni villan che parteggiando viene. Fiorenza mia, ben puoi esser contenta di questa digression che non ti tocca, 129 mercé del popol tuo che si argomenta. Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca per non venir sanza consiglio a l arco; 132 ma il popol tuo l ha in sommo de la bocca. Molti rifiutan lo comune incarco; ma il popol tuo solicito risponde 135 sanza chiamare, e grida: «I mi sobbarco! . Or ti fa lieta, ché tu hai ben onde: tu ricca, tu con pace e tu con senno! 138 S io dico l ver, l effetto nol nasconde. Atene e Lacedemona, che fenno l antiche leggi e furon sì civili, 141 fecero al viver bene un picciol cenno verso di te, che fai tanto sottili provedimenti, ch a mezzo novembre 144 non giugne quel che tu d ottobre fili. Quante volte, del tempo che rimembre, legge, moneta, officio e costume 147 hai tu mutato, e rinovate membre! E se ben ti ricordi e vedi lume, vedrai te somigliante a quella inferma che non può trovar posa in su le piume, 151 ma con dar volta suo dolore scherma. schierato con Pompeo e avversario di Cesare, è qui esempio di ribellione all autorità dell Impero. Fu ucciso ad Atene e Cesare fu sospettato di essere il mandante dell assassinio. 136-144. Or ti fa lieta ... fili: l ironia diventa sarcasmo, perché Firenze ha molti motivi di cui rattristarsi: la città è ricca, ma non in pace né è ben governata. E proprio la ricchezza genera cupidigia, rivalità e malgoverno. Il paragone ironico con Atene e Sparta denuncia dolorosamente la condizione di Firenze: le due città greche divennero famose per aver dato vita ai primi ordinamenti ci- vili attraverso le leggi di Solone e di Licurgo, ma questo è niente in confronto a quello che sanno fare i Fiorentini, i cui provvedimenti politici e amministrativi durano ben poco. 145-151. Quante volte ... suo dolore scherma: nella città di Firenze cambiano leggi, moneta, istituzioni, abitudini, abitanti (rinovate membre, v. 147), guelfi e ghibellini, Bianchi e Neri, esiliati e richiamati in patria con il consueto strascico di vendette e di confische. Firenze è come un ammalata che, per trovare sollievo alle sue sofferenze, si gira e si rigira nel letto ma non trova pace, né guarisce.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato