La Divina Commedia

Quando si parte il gioco de la zara, colui che perde si riman dolente, 3 repetendo le volte, e tristo impara; con l altro se ne va tutta la gente; qual va dinanzi, e qual di dietro il prende, 6 e qual dallato li si reca a mente; el non s arresta, e questo e quello intende; a cui porge la man, più non fa pressa; 9 e così da la calca si difende. Tal era io in quella turba spessa, volgendo a loro, e qua e là, la faccia, 12 e promettendo mi sciogliea da essa. Quiv era l Aretin che da le braccia fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte, 15 e l altro ch annegò correndo in caccia. Quivi pregava con le mani sporte Federigo Novello, e quel da Pisa 18 che fé parer lo buon Marzucco forte. Vidi conte Orso e l anima divisa dal corpo suo per astio e per inveggia, 21 com e dicea, non per colpa commisa; Pier da la Broccia dico; e qui proveggia, mentr è di qua, la donna di Brabante, 24 sì che però non sia di peggior greggia. Come libero fui da tutte quante quell ombre che pregar pur ch altri prieghi, 27 sì che s avacci lor divenir sante, io cominciai: «El par che tu mi nieghi, o luce mia, espresso in alcun testo 30 che decreto del cielo orazion pieghi; e questa gente prega pur di questo: sarebbe dunque loro speme vana, 33 o non m è l detto tuo ben manifesto? . Ed elli a me: «La mia scrittura è piana; e la speranza di costor non falla, 36 se ben si guarda con la mente sana; 1. si parte il gioco della zara: le anime, si- mili alla folla che si accalca intorno al vincitore nel gioco dei dadi, fanno ressa intorno a Dante per ricevere suffragi dai vivi. Questa situazione richiama al poeta un movimentato quadretto di vita medievale: il gioco della zara è finito e la folla che vi ha assistito si allontana (si parte: dal lat. partiri = separarsi, allontanarsi), mentre il perdente rimane in disparte solo e corrucciato. La zara ( Parole in chiaro) è un gioco d azzardo con i dadi cui Dante doveva aver assistito nelle strade di Firenze ( Personaggi). 13-14. l Aretin ... Ghin di Tacco: comincia un lungo elenco di personaggi morti di morte violenta per mano di familiari o di nemici ( Personaggi). 15. l altro: è Guccio di Pietramala de Tarlati ( Personaggi). (vv. 1-24) L affollarsi delle anime 1-12 Quando si conclude il gioco della zara e i giocatori si dividono, colui che ha perso resta dispiaciuto, ripetendo (mentalmente) i lanci dei dadi e impara a sue spese (come avrebbe dovuto giocare); tutti gli spettatori se ne vanno con l altro (il vincitore), chi lo precede e chi gli tira l abito da dietro e chi affiancandolo gli si raccomanda (per avere una piccola parte della vincita): e quello non si ferma, ascolta ora questo ora quello: quello a cui dà una mancia smette di insistere, e così egli si difende dalla ressa. Simile a lui ero io in mezzo a quella folta schiera di anime, e volgendo il viso verso di loro ora da una parte ora dall altra e facendo promesse, me ne liberavo. 13-24 Qui c era l Aretino, che fu ucciso dalle feroci braccia di Ghino di Tacco, e l altro, Guccio de Tarlati, che annegò mentre gli davano la caccia (oppure inseguendo i nemici). Tra quelli pregava tendendo le mani Federigo Novello e quel Pisano, che mostrò come fosse forte il buon Marzucco. Vidi il conte Orso (degli Alberti) e quell anima divisa dal suo corpo per odio e per invidia, come ella diceva, non per qualche colpa commessa: intendo Pier della Broccia, e a questo proposito provveda, finché è sulla Terra, Maria di Brabante, in modo che, per questo, non finisca in una schiera peggiore (tra i dannati). (vv. 25-57) Il dubbio di Dante sulla efficacia delle preghiere 25-33 Non appena mi fui liberato da tutte quante quelle anime che pregavano insistentemente che qualcuno pregasse per loro, in modo da affrettare la loro purificazione, io cominciai a dire: «Mi pare, o mio maestro, che in un passo del tuo poema tu neghi esplicitamente che le preghiere possano modificare i provvedimenti divini, e (invece) questa gente continua a pregare solo per questo: sarebbe dunque vana la loro speranza, oppure non mi è ben chiaro quello che tu affermi? . 34-36 E Virgilio mi rispose: «Quello che io ho scritto è chiaro, e la speranza di costoro non è vana, se si esamina la questione con la mente libera da pregiudizi; 17. Federigo Novello: Federigo Novello, dei conti Guidi del Casentino, di cui Dante sarà ospite durante l esilio. 17. e quel da Pisa: un figlio di Marzucco degli Scornigiani, di nome Farinata o Gano ( Personaggi). 19. conte Orso: il conte Orso degli Alberti di Mangona ( Personaggi). 22. Pier da la Broccia: Pier de la Brosse ( Personaggi). 27. s avacci: si affretti. Il verbo deriva dall avverbio latino vivacius = più in fretta. 28-29. El par ... alcun testo: la richiesta di preghiere da parte delle anime appare a Dante in contraddizione con un passo dell Eneide (Desine fata deum flecti sperare precando, «Cessa di sperare che i decreti degli dèi si possano piegare con le preghiere , VI, 376), in cui la Sibilla rifiuta a Palinuro il passaggio del fiume Acheronte. Palinuro, partito con Enea dalla Sicilia, cadde in mare, mentre era in preda al sonno, e toccò terra presso il promontorio della Campania (che ancora oggi porta il suo nome). Il suo cadavere rimase insepolto, perciò costretto a vagare sulle rive dell Acheronte per cento anni prima di essere traghettato da Caronte di là dal fiume (la situazione delle anime degli insepolti pagani è dunque simile a quella degli spiriti dell Anti purgatorio). 34-39. La mia scrittura ... s astalla: al dubbio di Dante (come possono le preghiere dei vivi abbreviare la pena delle anime se i decreti di Dio sono immutabili?) Virgilio risponde che la quantità della pena resta inalterata -non s avalla Parole in chiaro) ma, grazie alla carità della preghiera, muta la forma dell espiazione (che dovrebbe venire Purgatorio Sordello 355

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato