La Divina Commedia

Ond io, ch era ora a la marina vòlto dove l acqua di Tevero s insala, 102 benignamente fu da lui ricolto. A quella foce ha elli or dritta l ala, però che sempre quivi si ricoglie 105 quale verso Acheronte non si cala . E io: «Se nuova legge non ti toglie memoria o uso a l amoroso canto 108 che mi solea quetar tutte mie doglie, di ciò ti piaccia consolare alquanto l anima mia, che, con la mia persona 111 venendo qui, è affannata tanto! . Amor che ne la mente mi ragiona cominciò elli allor sì dolcemente, 114 che la dolcezza ancor dentro mi suona. Lo mio maestro e io e quella gente ch eran con lui parevan sì contenti, 117 come a nessun toccasse altro la mente. Noi eravam tutti fissi e attenti alle sue note; ed ecco il veglio onesto 120 gridando: «Che è ciò, spiriti lenti? qual negligenza, quale stare è questo? Correte al monte a spogliarvi lo scoglio 123 ch esser non lascia a voi Dio manifesto . Come quando, cogliendo biado o loglio, li colombi adunati a la pastura, 126 queti, sanza mostrar l usato orgoglio, se cosa appare ond elli abbian paura, subitamente lasciano star l esca, 129 perch assaliti son da maggior cura; così vid io quella masnada fresca lasciar lo canto, e fuggir ver la costa, com om che va, né sa dove r esca; 133 né la nostra partita fu men tosta. 101. dove l acqua ... s insala: alla lettera: dove l acqua del Tevere, dolce perché di fiume, confondendosi alla foce con quella del mar Tirreno, diventa salata. 103-105. A quella foce ... non si cala: c è qui un parallelismo con la situazione dell Inferno (III, 70 e sgg.): Caronte fa la spola tra una riva e l altra dell Acheronte; l angelo nocchiero tra la foce del Tevere e la spiaggia del Purgatorio. Questa situazione in cui le anime non destinate all Inferno si radunassero alla foce del Tevere non trova riscontro nella dottrina cristiana, ma è una interpretazione poetico-simbolica di Dante: Roma è la sede della Chiesa, che ha il compito di mediatrice tra la Terra e il cielo, e da lì deve muovere il cammino verso la salvezza. 106. nuova legge: non più la legge della Terra e degli uomini, ma quella del dovere cui Perciò io, che mi ero allora rivolto verso il mare, nel punto in cui l acqua del Tevere si getta nell acqua salata, fui accolto benevolmente da lui. 103-105 Ora quell angelo ha diretto le sue ali verso quella foce, perché sempre lì si radunano quelli che non scendono verso l Acheronte . 106-111 E io: «Se la nuova legge a cui soggiaci non ti toglie la memoria della tua arte o la capacità di intonare il canto d amore, che soleva placare tutti i miei affetti, ora ti piaccia consolare con esso la mia anima che, insieme al mio corpo, venendo qui è tanto affaticata! . 112-117 Amor che ne la mente mi ragiona cominciò allora lui a intonare così soavemente, che quella dolcezza ancora mi risuona nell animo. Il mio maestro, io e quelle anime che erano con lui (Casella) in quel luogo di espiazione mostravamo tutti una tale delizia, come se nessuno avesse altro pensiero in mente. (vv. 118-133) Il rimprovero di Catone e la fuga delle anime 118-123 Eravamo del tutto paralizzati e concentrati in quel canto, quando ecco che arriva Catone, il vecchio venerabile, che grida: «Che significa questo, spiriti pigri? Che negligenza, che indugio è questo? Correte verso la montagna a liberarvi dalla scorza del peccato che non vi permette di vedere Dio . 124-133 Come quando, beccando biada o loglio, i colombi radunati per mangiare, tranquilli, senza mostrare il solito orgoglio (nel procedere impettiti), se compare qualcosa di cui essi abbiano paura, immediatamente lasciano stare il cibo perché sono assaliti da una preoccupazione più grande, così io vidi quella compagnia arrivata da poco abbandonare (l ascolto del) canto di Casella e avviarsi verso il pendio del monte, come chi cammina e non sa dove arriverà: e la nostra partenza (mia e di Virgilio) non fu meno sollecita. le anime del Purgatorio devono sottostare, e che può non permettere i diletti usuali nel mondo dei vivi. Ma ora Dante, Virgilio e le anime la infrangeranno. 110-111. l anima ... tanto!: Dante ribadisce la straordinarietà del suo viaggio, la sua condizione particolare di persona viva, soggetta a un esperienza doppiamente faticosa, per il corpo e per l anima. 112-117. Amor ... mente: Casella intona l incipit della canzone che apre il III trattato del Convivio. Dante, Virgilio e le anime penitenti sono così appagati dal canto da dimenticarsi di ogni altro pensiero. Questo abbandono totale alla musica rende smemorati gli spiriti appena avviati sul cammino dell espiazione, di cui non hanno ancora completa consapevolezza. 119. il veglio onesto: sono due attributi già usati per Catone l Uticense ( Purgatorio I, 31, 42). 122. lo scoglio: termine di uso comune nel Medioevo, per indicare la scorza dei frutti o la pelle vecchia dalla quale in primavera si liberano i serpenti. Metaforicamente sono le tracce del peccato, da cui ci si deve liberare, dal momento che impediscono la visione di Dio. 130. masnada: era chiamata così la schiera di servi armati al servizio di una casata. Nel Medioevo il termine era usato non in senso dispregiativo, ma genericamente, per indicare una schiera, un gruppo di persone (come in Inf. XV, 41). 132. com om ... r esca: l espressione è impersonale (om = francese on). Ritornano l incertezza e lo smarrimento delle anime già comparsi all inizio del canto. Purgatorio Casella 323

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato