La Divina Commedia

298 Canto XXXIV La tonalità poetica Il tono di apertura del canto è alto e solenne, quasi trionfale: vexilla regis prodeunt inferni, «avanzano i vessilli del re dell Inferno . La citazione del primo verso di un inno latino è variata ironicamente da Dante per annunziare Lucifero. I vessilli, cioè le reliquie della Croce che da Costantinopoli vengono portate in Occidente, diventano le sei ali di Lucifero; il re dell inno è Cristo ma l aggiunta dantesca inferni accentua la carica parodistica per contrapporre Lucifero al re del cielo: il Male contrapposto al Bene, l anti-Dio a Dio. L incipit, inoltre, accresce quella carica di attesa di qualcosa di eccezionale, già preannunziato dallo strano vento che Dante aveva sentito mentre percorreva la ghiacciata del Cocìto (Inf. XXXIII, 100-108). La tonalità poetica del canto è molto diversa nella parte conclusiva: finita la spiegazione di Virgilio sulle conseguenze cosmologico-morali della caduta di Lucifero, i versi si distendono nella descrizione di una natura più serena, preludio alla dolcezza dell alba sulla spiaggia dell Antipurgatorio. Nel finale i due pellegrini non sono ancora fuori dal sottosuolo, non sono ancora alla luce, ma l atmosfera infernale ormai si sta dissolvendo e il viaggio (salimmo sù, v. 136) è scandito dall accompagnamento discreto di quel ruscelletto (v. 130), che discende in basso. il Lete, il fiume dell oblio, che scaturisce da una sorgen- te alimentata direttamente da Dio e scorre nel Paradiso Terrestre: immergendosi nelle sue acque si perde il ricordo delle colpe commesse e si attua così la completa purificazione (Purg. XXVIII, 121-126). Le acque del Lete riversano queste scorie di peccato nel profondo dell Inferno, nel Cocìto, vicino a Lucifero, origine e causa di ogni male, dove confluiscono anche i quattro fiumi, formati dalle lacrime che sgorgano dal Veglio di Creta (Inf. XIV, 103-120), simbolo dell umanità corrotta. La parola chiave «stelle L abbrutimento dell umanità, al cui spettacolo Dante ha assistito in questa parte del suo viaggio ultraterreno, deriva dalla mancanza della luce della Grazia divina: senza Dio, vuole dirci il poeta, non c è dignità e non c è possibilità di salvezza per l uomo. Il riapparire delle stelle nella volta celeste coincide con l ora che precede l alba e con l entrata in un atmosfera più luminosa: E quindi uscimmo a riveder le stelle (v. 139). La parola chiave «stelle chiude anche la seconda e la terza Cantica e scandisce all uomo la sua meta verso la libertà dal peccato (Puro e disposto a salire alle stelle; Purg. XXXIII, 145): il viaggio del pellegrino Dante avrà termine quando la volontà di purificazione sarà conforme a Dio, primo Motore e primo Amore che muove tutti gli astri (l amor che move il sole e l altre stelle; Par. XXXIII, 145). Giotto, Il giudizio universale (1306), Cappella degli Scrovegni, Padova

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato