La Divina Commedia

Terzo atto (secondo e terzo giorno). Quando sopraggiunge il giorno successivo, il padre si rode le mani. I figli, pensando che lo faccia per fame, gli dicono: [ ] Padre, assai ci fia men doglia se tu mangi di noi: tu ne vestisti queste misere carni, e tu le spoglia. vv. 61-63 Il conte s acquieta e tutti rimangono muti il secondo e il terzo giorno. Quarto atto (quarto giorno) Si giunge al quarto giorno, che costituisce il quarto atto. Gaddo si getta ai piedi del padre implorandolo: «Padre mio, ché non mi aiuti? (v. 69). Non c è tragedia più grande che veder morire i propri figli senza poter far nulla. Per la terza volta viene pronunciata la parola «padre nel monologo del conte. Questa è la tragedia della paternità, il dramma di un padre che non può aiutare i figli che implorano soccorso. Quinto e ultimo atto (dal quinto all ottavo giorno) Il primo atto (il sogno) Il sogno costituisce il primo atto della tragedia. Dopo aver trascorso alcuni mesi nella torre della Muda, che verrà ribattezzata «torre della fame , il conte Ugolino fa un sogno che gli squarcerà il velo del futuro: Questi pareva a me maestro e donno, cacciando il lupo e lupicini al monte per che i Pisan veder Lucca non ponno. [...] In picciol corso mi parieno stanchi lo padre e figli, e con l agute scane mi parea lor veder fender li fianchi. Il padre, dopo aver visto morire gli altri tre figli tra il quinto e il sesto giorno, ormai cieco brancola sui loro corpi per due giorni. «Poscia, più che l dolor, poté l digiuno (v.75). Il verso tombale, che chiude la tragedia, si presta a due possibili interpretazioni. La vexata quaestio sul suo reale significato è probabilmente irrisolvibile, proprio per il fatto che Dante ha voluto giocare sull ambiguità delle parole: il conte Ugolino è morto per fame più che per il dolore; oppure la fame ha trionfato sull amore paterno e il conte si è nutrito della carne dei figliuoli. I segni della possibile antropofagia del conte all interno del canto sono innumerevoli, a partire proprio dalla pena che gli è stata comminata («La bocca sollevò dal fiero pasto/ quel peccator, forbendola a capelli/ del capo ch elli avea di retro guasto (vv. 1-3). L explicit lapidario delle grandi tragedie infernali vv. 28-36 Nella battuta di caccia un lupo e dei lupicini sono inseguiti dall arcivescovo Ruggieri, da alcune famiglie nobili e da cagne. In maniera realistica il lupo e i cuccioli si rivelano poi un padre con i figli. Il conte si sveglia quando viene azzannato sui fianchi. Come in un incubo il risveglio avviene nel momento di maggior tensione. Il secondo atto (primo giorno) Al risveglio tutti si aspettano l arrivo del cibo, ma, invece, viene chiuso con i chiodi l uscio della Torre, segno anticipatore di quale sarà il destino dei prigionieri. Il padre perde addirittura le parole e Anselmuccio gli chiede: «Tu guardi sì, padre! che hai? (v. 51). Le tragedie dantesche, rappresentate dalle storie dei grandi personaggi (Francesca da Polenta, Pier della Vigna, Ulisse, il conte Ugolino della Gherardesca) terminano tutte con i versi tombali a chiusura dei lunghi monologhi dei protagonisti: «Quel giorno più non vi leggemmo avante (Francesca) «ciascuno al prun de l ombra sua molesta (Pier della Vigna) «Infin che l mar fu sovra noi richiuso (Ulisse) «Poscia, più che il dolor, poté il digiuno (conte Ugolino) Inferno Ugolino 283

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato