La Divina Commedia

276 Canto XXXIII 100-108 E sebbene, come accade in un callo, a causa del freddo, ogni sensibilità avesse lasciato il mio viso, pure mi sembrava di sentire un soffio di vento, perciò dissi: «Maestro mio, questo vento chi lo produce? Quaggiù non è scomparsa ogni evaporazione? . Ed egli a me: «Presto sarai là dove sarà l occhio a rispondere a questa domanda, vedendo la causa che fa discendere dall alto questo vento . 109-114 E uno dei dannati imprigionati nella gelida crosta gridò verso di noi: «O anime malvagie tanto che vi è assegnata l ultima zona dell Inferno, toglietemi dal viso il velo delle lacrime ghiacciate, in modo che io possa dare un po di sfogo al dolore che riempie il mio cuore, prima che il pianto torni a gelarsi di nuovo . 115-120 Per cui io gli dissi: «Se vuoi che io ti aiuti, dimmi chi sei, e se non ti libero dal ghiaccio, possa io finire in fondo alla distesa gelata di Cocìto . Rispose dunque: «Io sono frate Alberigo, quello dei frutti dell orto del male, che qui ricevo come compenso un dattero per un fico . 121-126 «Oh , gli dissi, «sei già morto? . Ed egli mi rispose: «Come il mio corpo stia su nel mondo, io non lo so. Questa zona del Cocìto, la Tolomea, ha questo privilegio, che spesse volte l anima vi giunge prima che Atropo la rimuova dal corpo. 127-132 E affinché più volentieri mi tolga dal volto le lacrime che vi si sono cristallizzate, sappi che, non appena l anima commette un tradimento come quello che ho commesso io, è privata del suo corpo da un demonio che poi lo controlla finché non sia trascorso tutto il tempo della sua vita. 100-108. E avvegna che ... piove: nel Medioevo, si credeva che il vento fosse generato dall evaporazione dell umidità contenuta all interno della Terra riscaldata dal sole. Dante è meravigliato perché nell Inferno manca il calore del sole, l umidità non evapora e non ci sono variazioni atmosferiche (è un aere sanza stelle, Inf. III, 23; un loco d ogne luce muto, Inf. V, 28). Inoltre questo vento infernale, che piove dall alto verso il basso sulla superficie ghiacciata del Cocito, è anomalo (secondo la teoria medievale sull origine del vento, esso spirava dal basso verso l alto). La sua origine è soprannaturale, legata alle pene con cui la giustizia divina punisce i peccatori (la bufera travolge i lussuriosi in Inf. V, 31-33; la pioggia tormenta i golosi in Inf. VI, 7-11). Virgilio però non fornisce una risposta precisa e predispone il discepolo (e il lettore) all attesa (si tratta della visione di Lucifero, che muovendo le ali genera il vento e fa ghiacciare le acque di Cocìto XXXIV); stallo: basso, E avvegna che, sì come d un callo, per la freddura ciascun sentimento 102 cessato avesse del mio viso stallo, già mi parea sentire alquanto vento; per ch io: «Maestro mio, questo chi move? 105 non è qua giù ogne vapore spento? . Ond elli a me: «Avaccio sarai dove di ciò ti farà l occhio la risposta, 108 veggendo la cagion che l fiato piove . E un de tristi de la fredda crosta gridò a noi: «O anime crudeli 111 tanto che data v è l ultima posta, levatemi dal viso i duri veli, sì ch o sfoghi l duol che l cor m impregna, 114 un poco, pria che l pianto si raggeli . Per ch io a lui: «Se vuo ch i ti sovvegna, dimmi chi se , e s io non ti disbrigo, 117 al fondo de la ghiaccia ir mi convegna . Rispuose adunque: «I son frate Alberigo; i son quel da le frutta del mal orto, 120 che qui riprendo dattero per figo . «Oh! , diss io lui, «or se tu ancor morto? . Ed elli a me: «Come l mio corpo stea 123 nel mondo sù, nulla sc enza porto. Cotal vantaggio ha questa Tolomea, che spesse volte l anima ci cade 126 innanzi ch Atropòs mossa le dea. E perché tu più volontier mi rade le nvetr ate lagrime dal volto, 129 sappie che, tosto che l anima trade come fec o, il corpo suo l è tolto da un demonio, che poscia il governa 132 mentre che l tempo suo tutto sia vòlto. lat. stallum = sede, dimora. Avaccio: lat. vivacius = presto; piove: usato transitivamente, ha come complemento oggetto l fiato. 110-111. O anime ... posta: il dannato scambia Virgilio e Dante per due peccatori destinati all ultima zona dell Inferno, perciò li chiama anime crudeli. 116-117. e s io ... mi convegna: Dante promette di togliere al dannato le lacrime ghiacciate, il che gli darebbe un po di sollievo, e per essere più convincente aggiunge una formula imprecativa: «che io sia punito fino a scendere nell ultima zona . L affermazione è ingannevole e beffarda, perché il poeta dovrà scendere sì alla quarta zona, ma non per restarvi. 118. I son frate Alberigo: Personaggi. 119. mal orto: Benvenuto da Imola intende che l orto del male è la città di Faenza, la quale produsse cattivi frutti (nel nono cerchio, nell Antenora, c è anche un altro nobile faentino, il ghibellino Tebaldello, Inf. XXXII, 122). Si preferisce intendere l espressione genericamente come «terreno del male , dovunque attecchisca. 120. dattero per figo: è una espressione proverbiale opposta alla moderna «pan per focaccia . Poiché il dattero è un frutto più pregiato del fico, «riprendere datteri per fichi significa ricevere un compenso superiore a quello dovuto. Evidentemente frate Alberigo pensa che la sua pena sia ancor più grave rispetto alla pur grave colpa commessa. La forma figo per fico è un toscanismo. 121. or se tu ancor morto?: lo stupore di Dante nasce dal fatto che nel 1300 frate Alberigo è ancora vivo; ancor dal latino = ad + hanc + horam. 124. vantaggio: privilegio. Il tono è sarcastico. -Tolomea Parole in chiaro. 126. Atropòs: è una delle tre mitiche Parche ( Parole in chiaro). 128. le nvetr ate lacrime: le lacrime ghiacciate e diventate come vetro.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato