La Divina Commedia

274 Canto XXXIII 34-36 Dopo una breve corsa mi parvero stanchi il padre e i figli e con i denti aguzzi mi sembrava di vederli squarciare i fianchi. 37-39 Quando fui sveglio prima che fosse giorno, sentii che i miei figli, che erano con me, piangevano nel sonno e mi chiedevano del pane. 40-42 Sei molto crudele se già non soffri pensando a ciò che il mio cuore presagiva e, se non piangi, per che cosa sei solito piangere? 43-48 Già erano svegli e si avvicinava l ora in cui di solito ci si portava il cibo e tutti eravamo preoccupati, a causa del sogno; sentii che la porta della torre piena di orrore di sotto veniva inchiodata. Guardai in volto i miei figli senza dire parola. 49-51 Non piangevo, a tal punto ero diventato di pietra dentro: loro piangevano; e il mio Anselmuccio disse: Padre, hai uno sguardo strano! Che cosa hai? . 52-54 Non piansi e non risposi per tutto quel giorno né la notte seguente, finché nel mondo sorse un altro giorno. 55-63 Come un piccolo raggio di sole fu entrato nel carcere pieno di dolore e io vidi riflesso sui volti dei miei quattro figli il mio aspetto, mi morsi entrambe le mani per il dolore; ed essi, pensando che lo facessi per desiderio di mangiare, d un tratto si alzarono e dissero: Padre, a noi darà meno dolore se tu mangi le nostre carni: tu ci hai dato queste povere carni, e tu spogliaci di esse . 64-66 Allora mi calmai, per non renderli ancora più tristi; il giorno seguente e quello dopo ancora tacemmo tutti; ah, terra crudele, perché non ti apristi? 67-69 Dopo che arrivammo al quarto giorno, Gaddo si gettò steso ai miei piedi dicendo: Padre, perché non mi aiuti? . 34-36 In picciol corso...stanchi: dopo una breve corsa mi sembravano stanchi. In questa frase si ritrova l immagine dolente del padre che crede di vedere in sogno i figli straziati dalle zanne (scane) delle cagne da caccia aizzate da Ruggieri. 38. i miei figliuoli: in realtà sono due figli (Gaddo e Uguccione) e due nipoti di Ugolino rinchiusi nella torre con lui, ora tutti suoi figliuoli (Anselmuccio era figlio di Guelfo II, primogenito del conte Ugolino; Nino era soprannominato il Brigata). 40-42 Ben se crudel... di che pianger suoli?: Ugolino rivolge le sue parole a Dante, ma in realtà grida il suo dolore a tutti gli uomini. Nei tre versi le parole prorompono a fiotti, spezzandosi in ogni verso sull accento di 7°, In picciol corso mi parieno stanchi lo padre e figli, e con l agute scane 36 mi parea lor veder fender li fianchi. Quando fui desto innanzi la dimane, pianger senti fra l sonno i miei figliuoli 39 ch eran con meco, e dimandar del pane. Ben se crudel, se tu già non ti duoli pensando ciò che l mio cor s annunziava; 42 e se non piangi, di che pianger suoli? Già eran desti, e l ora s appressava che l cibo ne sol a essere addotto, 45 e per suo sogno ciascun dubitava; e io senti chiavar l uscio di sotto a l orribile torre; ond io guardai 48 nel viso a mie figliuoi sanza far motto. Io non piang a, sì dentro impetrai: piangevan elli; e Anselmuccio mio 51 disse: Tu guardi sì, padre! che hai? . Perciò non lagrimai né rispuos io tutto quel giorno né la notte appresso, 54 infin che l altro sol nel mondo uscìo. Come un poco di raggio si fu messo nel doloroso carcere, e io scorsi 57 per quattro visi il mio aspetto stesso, ambo le man per lo dolor mi morsi; ed ei, pensando ch io l fessi per voglia 60 di manicar, di sùbito levorsi e disser: Padre, assai ci fia men doglia se tu mangi di noi: tu ne vestisti 63 queste misere carni, e tu le spoglia . Queta mi allor per non farli più tristi; lo dì e l altro stemmo tutti muti; 66 ahi dura terra, perché non t apristi? Poscia che fummo al quarto dì venuti, Gaddo mi si gittò disteso a piedi, 69 dicendo: Padre mio, ché non mi aiuti? . che da rilievo a tre importanti immagini: già, cor e a quel che, su cui l interrogazione piomba con tutto il peso dell angoscia. 46-48. e io ... motto: alla perfidia dei carnefici non c è limite: con sottile perversione, proprio nell ora in cui l cibo ne sol a essere addotto, al posto dei consueti rumori dell arrivo dei carcerieri e dell apertura della porta rimbombano sordi e cupi i colpi del martello, che inchiodano l uscio (chiavar l uscio Parole in chiaro)come il coperchio di una bara. Ognuno ha compreso e un silenzio di morte cala nell angusta cella, interrotto talvolta solo da una disperata, quanto inutile, richiesta d aiuto dei ragazzi. Anselmuccio, il più giovane, il più ingenuo quello che rompe il silenzio, perché intuisce che qualcosa di molto grave preoccupa il nonno (vv. 50-52). 55-60. Come ... levorsi: Ugolino vede sul volto dei figli, come in uno specchio, i segni della devastazione che la fame comincia a operare su di lui e sui giovani; allora compie un gesto di rabbia impotente, ma in quell atmosfera cupa viene interpretato come desiderio di cibo. 61-63. e disser ... spoglia: alcuni hanno interpretato l offerta di sé come un gesto generoso dei figli, pronti a donare le loro carni per mitigare la fame del padre e prolungare la sua vita; altri, sulla scorta di De Sanctis, vedono in questa offerta non «un sublime sacrificio dell amor filiale , bensì una disperata richiesta di mettere fine alla loro vita e alle loro sofferenze.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato