La Divina Commedia

266 Canto XXXI 46-51 E io scorgevo già di uno di loro la faccia, le spalle e il petto e gran parte del ventre, e distese in basso lungo i fianchi (coste) entrambe le braccia. La Natura, quando smise di produrre siffatti esseri viventi, fece assai bene, perché tolse (tòrre) a Marte tali ministri (essecutori). 52-57 E se non si pente di elefanti e di balene, chi esamina a fondo, la ritiene per questo più giusta e più saggia (discreta); perché dove il mezzo (l argomento) dell intelletto si aggiunge alla cattiva volontà e alla potenza fisica, gli esseri umani non possono opporre nessuna difesa. 58-66 La sua faccia mi sembrava lunga e grossa come la pigna di San Pietro a Roma, e in proporzione erano le altre ossa; così che la sponda, che copriva (era perizoma) il corpo dalla vita in giù, ne mostrava la parte superiore così grande, che tre uomini della Frisia l uno sopra l altro non avrebbero potuto vantarsi di giungere ai capelli; poiché io ne vedevo trenta palmi dal punto in cui si affibbia il mantello in giù. 67-69 «Raphèl maì amècche zabì almi , cominciò a gridare la bocca feroce, cui non si addicevano parole (salmi) più dolci. 70-72 E la mia guida verso lui (diceva): «Anima sciocca, accontentati del tuo corno, e sfogati con quello quando l ira o qualche altra passione ti prende! 73-75 Cerca intorno al tuo collo e troverai la cinghia (soga) che lo tiene legato, o anima confusa, e vedrai il corno che ti lista (doga) il grande petto . 76-81 Poi disse a me: «Egli stesso si accusa; questi è Nembrot per il cui empio pensiero (coto) nel mondo non si usa soltanto un linguaggio. Lasciamolo stare e non parliamo invano, perché così è per lui qualsiasi linguaggio umano, come lo è per gli altri il suo, che non è noto a nessuno . 82-84 Facemmo dunque un percorso più lungo, volti verso sinistra; e a un tiro di balestra trovammo l altro (gigante) anche più terribile e più grande (maggio). 85-90 Chi fosse l artefice (maestro) che lo legò non so dire, ma egli teneva legato (soccinto) davanti il braccio sinistro e il destro dietro con una catena che lo teneva avvinto dal collo in giù, così che essa si avvolgeva per cinque giri intorno alla parte del corpo che era fuori dal pozzo. 91-96 «Questo superbo volle fare esperienza della propria potenza contro il sommo Giove , disse la mia guida, «per cui egli ha cotale merito. Ha nome Fialte, e compì le grandi imprese quando i giganti fecero paura agli dèi; le braccia che mosse, non le muoverà mai più (già mai) . E io scorgeva già d alcun la faccia, le spalle e l petto e del ventre gran parte, 48 e per le coste giù ambo le braccia. Natura certo, quando lasciò l arte di sì fatti animali, assai fé bene 51 per tòrre tali essecutori a Marte. E s ella d elefanti e di balene non si pente, chi guarda sottilmente, 54 più giusta e più discreta la ne tene; ché dove l argomento de la mente s aggiugne al mal volere e a la possa, 57 nessun riparo vi può far la gente. La faccia sua mi parea lunga e grossa come la pina di San Pietro a Roma, 60 e a sua proporzione eran l altre ossa; sì che la ripa, ch era perizoma dal mezzo in giù, ne mostrava ben tanto 63 di sovra, che di giugnere a la chioma tre Frison s averien dato mal vanto; però ch i ne vedea trenta gran palmi 66 dal loco in giù dov omo affibbia l manto. «Raphèl maì amècche zabì almi , cominciò a gridar la fiera bocca, 69 cui non si convenia più dolci salmi. E l duca mio ver lui: «Anima sciocca, tienti col corno, e con quel ti disfoga 72 quand ira o altra pass on ti tocca! Cércati al collo, e troverai la soga che l tien legato, o anima confusa, 75 e vedi lui che l gran petto ti doga . Poi disse a me: «Elli stessi s accusa; questi è Nembrotto per lo cui mal coto 78 pur un linguaggio nel mondo non s usa. Lasciànlo stare e non parliamo a vòto; ché così è a lui ciascun linguaggio 81 come l suo ad altrui, ch a nullo è noto . Facemmo adunque più lungo v aggio, vòlti a sinistra; e al trar d un balestro 84 trovammo l altro assai più fero e maggio. A cigner lui qual che fosse l maestro, non so io dir, ma el tenea soccinto 87 dinanzi l altro e dietro il braccio destro d una catena che l tenea avvinto dal collo in giù, sì che n su lo scoperto 90 si ravvolg a infino al giro quinto. «Questo superbo volle esser esperto di sua potenza contra l sommo Giove , 93 disse l mio duca, «ond elli ha cotal merto. F alte ha nome, e fece le gran prove quando i giganti fer paura a dèi; 96 le braccia ch el menò, già mai non move .

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato