La Divina Commedia

256 Canto XXX 100-114 E uno dei due, forse indispettito di essere nominato in modo così offensivo, con il pugno gli colpì la pancia gonfia (l epa croia). Quella risuonò come un tamburo, e maestro Adamo lo colpì al volto con il suo braccio, che non sembrò meno duro (del pugno di Sinone), dicendogli così: «Nonostante mi sia tolta la possibilità di muovermi a causa delle membra appesantite, ho però il braccio libero per un tale scopo . Per cui egli rispose: «Quando tu eri condotto al rogo il tuo braccio non l avevi così veloce; ma lo avevi così veloce e anche di più quando battevi moneta (coniavi) . E l idropico: «Tu dici il vero riguardo a questo: ma tu non fosti un testimone così veritiero quando a Troia ti è stato richiesto di dire la verità . 115-129 Sinone disse «Se io ho detto il falso, tu hai falsificato la moneta; io sono qui per un solo peccato e tu per colpe più numerose di qualsiasi altro dannato . «Ricordati, spergiuro, del cavallo rispose quello che aveva la pancia gonfia; e sia per te un tormento il fatto che tutto il mondo lo sappia! . «E a te sia tormentosa la sete per cui ti si spacca disse il Greco «la lingua e anche il liquido marcio che ti gonfia il ventre fino agli occhi! . Allora il falsario: «E pure si rompe la tua bocca a causa della tua febbre (mal), così come al solito; perché se io ho sete e questo liquido mi riempie tutto, tu hai l arsura e il mal di testa e non avresti bisogno di molte parole d invito per leccare lo specchio d acqua di Narciso . (vv. 130-148) Ammonimento di Virgilio a Dante 130-141 Io ero tutto preso nell ascoltarli, quando Virgilio disse: «Ora, dai, continua pure a guardare che per poco io non litigo con te! Quando io lo sentii indirizzarsi a me con tono adirato mi girai verso di lui con una vergogna tale che ancora adesso non si è cancellata nella mia memoria. Come colui che sogna di subire un danno, che sognando desidera sognare, così che desidera quello che è 100-105. E l un di loro men duro: in queste terzine ha inizio la zuffa tra i due dannati che procede con simmetriche opposizioni: al pugno improvviso di Sinone sul ventre di maestro Adamo corrisponde con la stessa forza il pugno di costui al viso dell altro. l epa croia: epa (la pancia) è un grecismo, desunto dai testi di medicina, che definivano il fegato epar; il termine ritorna al v. 119 in rima con crepa (v. 121). L aggettivo croia (dura, per il gonfiore) deriva dal provenzale croi; è usato nella lirica del Duecento da Guittone d Arezzo con il significato di «moralmente inferiore , «cattivo (de sua rimembranza aggio dolere: / ch a dannaggio ed a noia/ è remaso entra croia/ gente e fellon paiese, Rime, Canzoniere XV 143). E l un di lor, che si recò a noia forse d esser nomato sì oscuro, 102 col pugno li percosse l epa croia. Quella sonò come fosse un tamburo; e mastro Adamo li percosse il volto 105 col braccio suo, che non parve men duro, dicendo a lui: «Ancor che mi sia tolto lo muover per le membra che son gravi, 108 ho io il braccio a tal mestiere sciolto . Ond ei rispuose: «Quando tu andavi al fuoco, non l avei tu così presto; 111 ma sì e più l avei quando coniavi . E l idropico: «Tu di ver di questo: ma tu non fosti sì ver testimonio 114 là ve del ver fosti a Troia richesto . «S io dissi falso, e tu falsasti il conio , disse Sinon; «e son qui per un fallo, 117 e tu per più ch alcun altro demonio! . «Ricorditi, spergiuro, del cavallo , rispuose quel ch av a infiata l epa; 120 «e sieti reo che tutto il mondo sallo! . «E te sia rea la sete onde ti crepa , disse l Greco, «la lingua, e l acqua marcia 123 che l ventre innanzi a li occhi sì t assiepa! . Allora il monetier: «Così si squarcia la bocca tua per tuo mal come suole; 126 ché, s i ho sete e omor mi rinfarcia, tu hai l arsura e l capo che ti duole, e per leccar lo specchio di Narcisso, 129 non vorresti a nvitar molte parole . Ad ascoltarli er io del tutto fisso, quando l maestro mi disse: «Or pur mira, 132 che per poco che teco non mi risso! . Quand io l senti a me parlar con ira, volsimi verso lui con tal vergogna, 135 ch ancor per la memoria mi si gira. 106-111. Ancor che mi sia tolto quan- do coniavi: i due passano dalle percosse alle offese reciproche e le loro parole occupano alternativamente una terzina per ciascuno. 112-114. E l idropico a Troia richesto: a maestro Adamo, che afferma di avere il braccio libero per colpirlo, Sinone ricorda la morte sul rogo per il peccato commesso dove si andava con le braccia legate dietro la schiena. E maestro Adamo se ne serve per rinfacciare al rivale la falsità riguardo al cavallo di Troia. 115-117. S io dissi falso altro demonio!: Sinone considera come colpa la gran quantità di fiorini coniati da maestro Adamo e contrappone a tante colpe il proprio unico peccato di aver mentito ai Troiani. 118-120. Ricorditi, spergiuro il mondo sallo!: maestro Adamo gli rinfaccia subito di aver giurato il falso: lo spergiuro aggrava la menzogna e lo ricopre d infamia; tutti conoscono infatti l episodio del cavallo di Troia, perché narrato nel poema di Virgilio. 121-129. E te sia rea la sete molte parole: al rinfaccio vicendevole delle colpe commesse segue quello della diversa punizione e della malattia che li tortura: la sete, l ingrossamento del ventre, la bocca screpolata per maestro Adamo; la febbre alta, l arsura, la lingua spaccata in fenditure e il dolore di testa per Sinone lo specchio di Narcisso: l acqua nella quale si specchiò Narciso, il mitico fanciullo che, mentre beveva, vide riflesso il suo volto in una fonte e innamoratosi di se stesso morì senza toccare più cibo né bevande.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato