Altre pagine altri percorsi – I volti di Ulisse. Il mito

232 Canto XXVI Altre pagine altri percorsi John William Waterhouse, Ulisse e le sirene, olio su tela 1891 I volti di Ulisse Il mito nell'Ottocento e Novecento Nella Commedia la figura di Ulisse, con il suo particolare significato mitico-eroico, si staglia nettamente rispetto alla folla di personaggi di estrazione per lo più cronachistica dei canti precedenti e che incontreremo subito dopo, a partire dal canto successivo dedicato a un uomo d arme ben noto nelle cronache duecentesche. Ma la fascinazione nei confronti del personaggio Ulisse viaggia nei secoli successivi, fino a giungere all oggi attraverso le rivisitazioni di Foscolo (1803) e Tennyson (1833) nell Ottocento; di D Annunzio (1903), Pascoli (1904), Gozzano (1907), Joyce (1922), Saba (1946), nel Novecento. La fama del condottiero greco perdura nella contemporaneità, forse legata al fatto che Ulisse incarna atteggiamenti improntati a furbizia, individualismo, intelligenza e pragmaticità, divenendo l emblema stesso di un ingegno multiforme. La rilettura Ottocentesca romantica Ugo Foscolo L Ulisse di Ugo Foscolo (1778-1827), nel sonetto A Zacinto, è un eroe romantico. «Bello di fama e di sventura , avversato dal fato, lontano dalla patria per anni, con «diverso esilio rispetto allo stesso Foscolo e a Dante, l eroe greco alla fine torna a baciare «la sua petrosa Itaca . (vv. 6-14) [...] onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l inclito verso di Colui che l acque cantò fatali, ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura. Due parole in rima nel sonetto foscoliano («nacque e «l acque ) già compaiono nel canto infernale di Ulisse. Il verso tombale «infin che l mar fu sovra a noi richiuso di Inf. XXVI è ora sostituito nel sonetto foscoliano dal presagio funesto: «A noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura . Nei versi il poeta fa riferimento proprio ad Omero, il poeta vate innominabile, cui si rivolge con la perifrasi «colui che l acque/ cantò fatali , considerato con Dante e Shakespeare tra i maggiori poeti di tutti i tempi, perché ha cantato la storia, la politica, la religione agli uomini della sua epoca, come Foscolo sottolinea nel Discorso quarto alla Chioma di Berenice. Foscolo vuole porsi idealmente sulla scia di questi diventando il poeta-vate della contemporaneità. Alfred Tennyson Riletto anch egli in chiave romantica, l Ulisse di Alfred Tennyson (18091892) nell omonima poesia del 1833 assomiglia, maggiormente all Ulisse dantesco piuttosto che a quello foscoliano: ha già viaggiato molto, ha sofferto, vagato, conosciuto molte terre e numerosi popoli, eppure riconosce che «è sciocco fermarsi , non può «smettere di viaggiare , perché vuole bere «ogni goccia della vita . Vivere non è semplicemente respirare, ma inseguire il desiderio di conoscenza come «una stella cadente . Congedandosi da Itaca, prima del viaggio, Ulisse lascia lo scettro e l isola al figlio Telemaco perché ottemperi ai doveri nei confronti del popolo e degli dei. Nella poesia di Tennyson l eroe riconosce di essere ormai vecchio, come l Ulisse dantesco giunto dinanzi alle colonne d Ercole, come vecchi sono anche i suoi compagni, quei marinai che hanno sempre mostrato «cuori liberi, menti libere . Eppure li esorta, come amici, a combattere con spirito indefesso e con indomita volontà: [ ] Venite, amici miei, Non è troppo tardi per cercare un mondo più nuovo. Spingetevi al largo, [ ] [ ] anche se Noi non siamo ora quella forza che in giorni antichi Mosse terra e cieli, ciò che siamo, siamo; Un eguale indole di eroici cuori, Indeboliti dal tempo e dal fato, ma forti nella volontà Di combattere, cercare, trovare, e di non cedere. (traduzione d G.Pascoli)

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato