Analisi e interpretazione

Analisi e interpretazione L invettiva profetica L invettiva nasce dalla sofferenza e dall indignazione di Dante-auctor nel constatare le condizioni di Firenze. L incipit potrebbe sembrare un inno alla grandezza della città, la cui fama si espande dovunque; ma dal terzo verso si comprende che il tono non è di orgoglio e di esultanza, bensì di amaro sarcasmo: la fama dei Fiorentini è tale che riempie di sé anche l Inferno! L invettiva, dopo aver creato il legame con il canto precedente (Dante, proprio tra i ladri della settima bolgia, ha incontrato cinque concittadini, appartenenti alle famiglie più importanti), profetizza sotto forma di sogno la giusta punizione cui Firenze, nido di malvagità e di corruzione, non potrà sottrarsi. La tematica: Ulisse «esempio di amore per la conoscenza Nel suggestivo paesaggio dei consiglieri fraudolenti l attenzione di Dante è attirata da una fiamma biforcuta: essa racchiude l eroe pagano Ulisse insieme a Diomede, entrambi puniti per aver rubato la statua di Pallade, protettrice di Troia, e per l astuzia del cavallo di legno. Ulisse possiede le virtù umane più nobili, come l amore per la conoscenza, il suo peccato consiste però nell eccesso: ha confidato troppo in se stesso, ha superato i limiti posti agli umani. La sua curiosità di conoscere il mondo sanza gente lo aveva condotto a superare le Colonne d Ercole (Gibilterra) e lo aveva spinto oltre il mondo allora conosciuto. Ulisse stesso definisce il suo viaggio una follia; l uomo da solo senza la Grazia divina non può arrivare a varcare i confini che Dio ha posto all uomo. Ulisse ora ha compreso la vanità della sua sete di conoscenza. La sua esperienza deve essere un esempio per gli uomini, perché sappiano rispettare quei limiti e sottomettano la ragione ai valori cristiani. Ulisse e Diomede, miniatura sec XV, Biblioteca Marciana Per approfondire Le figure mitologiche classiche Lo stile del canto: l orazion picciola Ulisse si rivolge ai compagni con una orazion picciola che rappresenta un piccolo capovaloro di retorica; per esortarli e convincerli ad affrontare l avventura ricorre alle tecniche dell arte del dire (vedi Dante maestro di retorica, p. 141). Dapprima, con tono familiare, si rivolge loro chiamandoli frati, fratelli, tutti imparentati da un impresa tanto grande quanto rischiosa, per catturare la loro disponibilità (si tratta di una captatio benevolentiae, tecnica di persuasione retorica); poi fa una richiesta e conclude con una esortazione di tono solenne. Esaltando la loro intelligenza, qualità che li rende uomini e non bruti, Ulisse solletica il loro orgoglio: il risultato è che essi diventano ancora più impazienti di lui di lanciarsi nell avventura alla scoperta dell ignoto. Non stupisce che l eroe greco parli a lungo (vv. 90142), senza alcuna interruzione e che, con le sue parole, si concluda il canto: che ci si trovi di fronte a un personaggio degno di molto rispetto, è testimoniato anche dal tono dell intervento di Virgilio che, dopo una significativa captatio benevolentiae (vv. 79-83), chiede notizie sulla sua morte. Il significato allegorico dell episodio Nella letteratura medievale, impregnata di allegorismo, molte allegorie possono essere decodificate coi segnali che lo scrittore offre nel testo. Nell episodio di Ulisse, Dante invia tre segnali. Il primo è costituito dal prologo citato (vv.19-22), in cui il poeta fiorentino distingue tra ingegno solo e ingegno guidato dalla virtù e assegna al drammatico racconto di Ulisse il carattere di exemplum del fallimento di un avventura del solo ingegno. Il secondo sta nel fatto che Dante manda a fondo Ulisse mettendogli in bocca note parole di Aristotele, nella conclusione della sua «orazion picciola (vv.118-120). Il terzo segnale si rintraccia nelle autocitazioni che legano per via intertestuale l episodio di Ulisse alle sequenze iniziali delle tre Cantiche (Inf., I; Purg., I; Par., II), ovvero a tre momenti cruciali dell avventura spirituale di Dante viator. Esaminando questi indizi, si deduce che da un lato Ulisse è «l originale doppio di Dante e anch esso eroe di un viaggio della conoscenza entro spazi inaccessibili; dall altro lato, però, Ulisse impersona l esito opposto a quello dantesco nell avventura della conoscenza: la sete vorace del «sapere per il sapere conduce Ulisse al naufragio, al folle volo in prossimità della montagna del Purgatorio, mentre la sete del de forme regno (Par., II 20) guida Dante dall Inferno al Paradiso, al viaggio-volo in compagnia di Beatrice (vedi anche M. Lotman, p. 235). Inferno Ulisse 231

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato