La Divina Commedia

99 converte poetando, io non lo nvidio; ché due nature mai a fronte a fronte non trasmutò sì ch amendue le forme 102 a cambiar lor matera fosser pronte. Insieme si rispuosero a tai norme, che l serpente la coda in forca fesse, 105 e l feruto ristrinse insieme l orme. Le gambe con le cosce seco stesse s appiccar sì, che n poco la giuntura 108 non facea segno alcun che si paresse. Togliea la coda fessa la figura che si perdeva là, e la sua pelle 111 si facea molle, e quella di là dura. Io vidi intrar le braccia per l ascelle, e i due piè de la fiera, ch eran corti, 114 tanto allungar quanto accorciavan quelle. Poscia li piè di rietro, insieme attorti, diventaron lo membro che l uom cela, 117 e l misero del suo n avea due porti. Mentre che l fummo l uno e l altro vela di color novo, e genera l pel suso 120 per l una parte e da l altra il dipela, l un si levò e l altro cadde giuso, non torcendo però le lucerne empie, 123 sotto le quai ciascun cambiava muso. Quel ch era dritto, il trasse ver le tempie, e di troppa matera ch in là venne 126 uscir li orecchi de le gote scempie; ciò che non corse in dietro e si ritenne di quel soverchio, fé naso a la faccia 129 e le labbra ingrossò quanto convenne. Quel che giac a, il muso innanzi caccia, e li orecchi ritira per la testa 132 come face le corna la lumaccia; e la lingua, ch av a unita e presta prima a parlar, si fende, e la forcuta 135 ne l altro si richiude; e l fummo resta. L anima ch era fiera divenuta, suffolando si fugge per la valle, 138 e l altro dietro a lui parlando sputa. Poscia li volse le novelle spalle, e disse a l altro: «I vo che Buoso corra, 141 com ho fatt io, carpon per questo calle . Così vid io la settima zavorra mutare e trasmutare; e qui mi scusi 144 la novità se fior la penna abborra. E avvegna che li occhi miei confusi fossero alquanto e l animo smagato, 147 non poter quei fuggirsi tanto chiusi, ch i non scorgessi ben Puccio Sciancato; ed era quel che sol, di tre compagni che venner prima, non era mutato; 151 l altr era quel che tu, Gaville, piagni. mai due esseri uno di fronte all altro in modo che le forme di entrambi fossero pronte a cambiare la propria materia. 103-105 Insieme si corrisposero via via seguendo tali regole (norme), in modo che il serpente divise (fesse) la coda in forma di forca, e il ferito unì insieme i suoi piedi. 106-108 Le gambe con le cosce si unirono (s appiccar) tra di loro (seco stesse), così che in breve ( n poco) la saldatura fra le due non lasciava segno che si vedesse. 109-111 La coda divisa in due prendeva quella figura che si perdeva nell uomo (là), e la sua pelle diveniva morbida, e quella di là dura. 112-117 Io vidi le braccia ritirarsi nelle ascelle, e i due piedi del serpente (fiera), che erano corti, allungarsi tanto quanto quelle si accorciavano. Poi i piedi posteriori, attorcendosi fra loro, diventarono il membro che l uomo nasconde, e il misero ne aveva sporti in avanti due (piedi). 118-123 Mentre il fumo ricopre (vela) l uno e l altro di un colore nuovo, e fa nascere la peluria sul primo e la fa sparire dall altro, il serpente si alzò e l altro cadde a terra, senza però distogliere gli occhi empi, sotto i quali ciascuno cambiava volto. 124-129 Quello che era in piedi, ritirò il muso verso le tempie, e per l eccesso di materia che si ritrovò uscirono le orecchie dalle guance che ne erano prive (scempie); di quell eccesso (soverchio) ciò che non si ritirò indietro e restò dov era, in parte formò il naso nella faccia e ingrossò le labbra quanto necessario. 130-135 Quello che era a terra, allunga il muso in avanti, e ritrae gli orecchi dentro la testa come la lumaca fa con le corna; e la lingua, che prima aveva unita e atta (presta) a parlare, si divide in due, e quella biforcuta nell altro divenne unita; e il fumo cessa (resta). 136-138 L anima che era divenuta serpente sibilando (suffolando) fugge per la valle, e l altro dietro a lui sputa parlando. Poi gli volse le spalle appena avute (novelle), e disse all altro: «Io voglio che Buoso (Donati) corra carponi per questo sentiero, come ho fatto io . 142-151 Così vidi gli abitanti della settima bolgia mutare e trasformarsi; e qui mi scusi la straordinarietà dell argomento, se la penna abborraccia (abborra) un po (fior). E sebbene (avvegna che) i miei occhi fossero un poco confusi e l animo smarrito (smagato), quelli non poterono allontanarsi tanto di nascosto (chiusi), che io non riconoscessi bene Puccio Sciancato; ed era il solo, dei tre compagni che erano arrivati prima, che non si fosse trasformato; l altro era quello che tu, Gaville, piangi. Inferno I ladri e le mostruose metamorfosi 223

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato