La Divina Commedia

Vita bestial mi piacque e non umana, sì come a mul ch i fui; son Vanni Fucci 126 bestia, e Pistoia mi fu degna tana . E o al duca: «Dilli che non mucci, e domanda che colpa qua giù l pinse; 129 ch io l vidi uomo di sangue e di crucci . E l peccator, che ntese, non s infinse, ma drizzò verso me l animo e l volto, 132 e di trista vergogna si dipinse; poi disse: «Più mi duol che tu m hai colto ne la miseria dove tu mi vedi, 135 che quando fui de l altra vita tolto. Io non posso negar quel che tu chiedi; in giù son messo tanto perch io fui 138 ladro a la sagrestia d i belli arredi, e falsamente già fu apposto altrui. Ma perché di tal vista tu non godi, 141 se mai sarai di fuor da luoghi bui, apri li orecchi al mio annunzio, e odi. Pistoia in pria d i Neri si dimagra; 144 poi Fiorenza rinova gente e modi. Tragge Marte vapor di Val di Magra ch è di torbidi nuvoli involuto; 147 e con tempesta impet osa e agra sovra Campo Picen fia combattuto; ond ei repente spezzerà la nebbia, sì ch ogne Bianco ne sarà feruto. 151 E detto l ho perché doler ti debbia! . crilego, nella cappella di San Jacopo, erroneamente addebitato ad altri ( Personaggi). Egli dichiara di essere morto da poco (le ultime notizie storiche sono del 1295), insiste sulla propria degradazione subumana e si caratterizza come persona bastarda (era nato fuori da un matrimonio regolare) e bestiale (vita bestial, mul, bestia, tana). 127. mucci: da mucciare (forma dialettale centro-settentrionale): svignarsela. 128-129. che colpa qua giù crucci: quale colpa lo cacciò nella bolgia dei ladri, invece che tra i violenti, perché Dante lo conobbe come uomo sanguinario e provocatore. 130. non s infinse: il verbo qui è usato con ricchezza di significati: non dissimulò, non finse di non aver compreso, oppure non esitò. 131. drizzò l animo e l volto: endiadi: lo sguardo rivela l animo. 132-135. e di trista tolto: il dannato assume nel volto un espressione di corrucciato rossore: è la vergogna cattiva che nasce dalla superbia dell uomo scoperto come ladro. Egli dichiara di sentirsi ferito più per l essere sor- da vero bastardo quale fui: sono Vanni Fucci la bestia, e Pistoia fu la tana degna di me . 127-129 E io dissi alla mia guida: «Digli che non scappi (che non mucci), e domandagli quale colpa lo spinse quaggiù; perché io l ho conosciuto come uomo sanguinario e provocatore . 130-135 E il peccatore, che mi sentì, non esitò, ma rivolse verso di me il volto torvo, e con esso il suo animo, e arrossì di una vergogna cattiva: poi disse: «Mi ferisce di più che tu m abbia sorpreso nella misera condizione in cui mi vedi, che non il momento in cui fui tolto dalla vita terrena. 136-139 Io non posso negare quello che tu mi chiedi; sono finito tanto in basso perché fui ladro nella sacrestia dei preziosi arredamenti (della chiesa di San Jacopo in Pistoia), e il furto fu falsamente attribuito ad altri. 140-144 Ma affinché tu non possa godere di questa vista, se mai riuscirai a uscire da questi luoghi bui, apri le orecchie alla mia profezia, e ascolta bene. In un primo tempo Pistoia si svuota (si dimagra) dei Neri; poco dopo Firenze cambierà i suoi politici e la forma del suo governo. 145-151 Marte fa uscire (Tragge) dalla Val di Magra (la Lunigiana) un fulmine circondato da nuvole tempestose; e con battaglia violenta e aspra si combatterà sul Campo Piceno (territorio di Pistoia); finché esso disperderà all improvviso (repente) le nuvole, in modo tale che ogni Bianco (Dante compreso) ne resterà colpito. E l ho detto perché debbo darti dolore! . preso nella misera condizione della bolgia dei ladri, che per il momento in cui gli fu tolta la vita. Da questa espressione si può dedurre che Vanni Fucci possa essere stato ucciso dai nemici, ma non si riscontrano testimonianze di una sua morte violenta. Le sue parole potrebbero anche alludere a Dio che lo ha tolto naturalmente dal mondo. 140. non godi: tu non ne abbia a godere. La forma del congiuntivo presente alla 2ª persona in -i è viva anche oggi nel dialetto toscano. 141. se mai sarai di fuor: se mai riuscirai a uscire dall Inferno. Con questa frase il dannato sembra voler insinuare un dubbio e si comporta come un demonio (si pensi alla frase rivolta a Dante da Minosse, guarda com entri e di cui tu ti fide, Inf. V, 19). 142. annunzio: profezia, predizione. 143-144. Pistoia in pria ... modi: dapprima Pistoia si spopola (si dimagra) cacciando i Neri (nella primavera del 1301, con l aiuto dei Bianchi fiorentini) poco dopo (tra la fine del 1301 e l inizio del 1302) Firenze cambierà amministratori politici (da bianca che era diventa nera, per l aiuto di Bonifacio VIII e Carlo di Valois, e caccia in esilio gli sconfitti, tra i quali Dante). 145-150. Tragge Marte ... feruto: Marte (dio della guerra) fa uscire dalla Lunigiana un fulmine avvolto di nuvole oscure, portatrici di tempesta. L espressione metaforica della profezia (temporale, fulmine, nubi) segnala con un linguaggio oscuro una nuova campagna militare che si combatterà sul Campo Piceno (il territorio pistoiese). Il fulmine di guerra rappresenta Moroello Malaspina, signore di Lunigiana, che come capitano dei Lucchesi, alleati dei Neri fiorentini, iniziò a combattere nel 1302 contro le truppe dei Bianchi (i nuvoli) fuoriusciti, quando prese il castello di Serravalle, e nel 1306 assediò e conquistò Pistoia, segnando così la definitiva sconfitta dei Bianchi. 151. E detto l ho ... debbia: l allitterazione nel verso detto, doler, debbia sottolinea la malvagità con cui il dannato ha pronunciato la sua predizione e l intento di causare dolore a Dante. Il presente congiuntivo di dovere (debbia da debeam) è antica forma toscana. Inferno Vanni Fucci 213

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato