CANTO XXIV – Vanni Fucci

Canto 24 Canto XXIV Vanni Fucci TEMPO LUOGO PECCATORI Sabato 26 marzo (o 9 aprile) 1300, verso le 11 del mattino. Ottavo cerchio Settima bolgia. Ladri PENA Sono mescolati ai serpenti, per i cui morsi subiscono varie metamorfosi: bruciano e si inceneriscono, poi riprendono la figura umana. In vita furono svelti di mano e agirono subdolamente come i serpenti, derubando e violando la proprietà altrui. Per contrappasso al furto e alla frode, hanno le mani legate dietro da serpenti e vengono spossessati del loro stesso corpo. PERSONAGGI Dante Virgilio Vanni Fucci Sommario « (vv. 1-60) Conforto di Virgilio e difficoltà della salita sull argine Dante e Virgilio, lasciata la sesta bolgia, si accingono a salire la costa che li conduce alla bolgia dei ladri. Dante è sbigottito dall ira di Virgilio per l inganno del diavolo Malacoda che gli aveva dato false indicazioni sui ponti infernali ( Inferno XXIII), ma si rasserena quando il maestro si rivolge a lui amabilmente; come un contadino che, dopo aver temuto di non poter portare il gregge al pascolo perché ha scambiato per neve la brina del mattino, si rasserena quando questa in breve tempo si scioglie. Arrivati in corrispondenza del ponte crollato, Virgilio sospinge Dante su per la roccia scoscesa, verso la sommità dell argine della settima bolgia, esaminando attentamente ogni spuntone adatto a offrire sostegno. Egli vi giunge talmente sfinito che subito si siede; ma Virgilio lo esorta a rialzarsi e a vincere la pigrizia con la volontà, perché presto lo aspetta una salita ben più lunga (l erta della purificazione lungo la montagna del Purgatorio). Dante allora si alza e con slancio si rimette in cammino su per il nuovo ponte. « (vv. 61-96) Settima bolgia: serpenti e castigo dei dannati Il ponte è molto ripido e dal fondo della bolgia provengono voci che sembrano di persone irate, ma per l oscurità Dante non può scorgere nulla. Chiede allora a Virgilio di scendere un po per poter vedere e Virgilio lo accontenta. Sul fondo della bolgia vede una enorme quantità di serpenti di diverse specie, in mezzo ai quali corrono dannati nudi e spaventati: hanno le mani legate dietro la schiena da altri serpenti che, allungando sulle reni la coda e la testa, si aggrovigliano sul loro petto. « (vv. 97-151) Vanni Fucci: metamorfosi, confessione del furto e profezia I due vedono un serpente avventarsi contro un dannato e trafiggerlo alla nuca: all istante quello s incendia e arde, cadendo a terra ridotto in cenere, per poi riprendere le sembianze di prima, come si racconta che faccia la Fenice quando compie cinquecento anni. Ancora stravolto e inebetito, il dannato si rialza e, su richiesta di Virgilio, dice di chiamarsi Vanni Fucci e si autodefinisce bestia per la vita che ha condotto; Pistoia è stata la sua degna tana. Dante, avendolo conosciuto sulla Terra come uomo violento e sanguinario, vuole sapere perché si trovi in questa bolgia. Vanni Fucci confessa con vergogna che è qui per il furto sacrilego dei preziosi arredi della chiesa di San Jacopo in Pistoia, ingiustamente addebitato ad altri. Ma perché Dante non si rallegri di averlo visto in questa misera condizione, per vendicarsi gli preannuncia, in modo che possa fin d ora dolersene, che i Bianchi saranno cacciati da Firenze e Dante dovrà andare in esilio. 7a BOLGIA: ladri

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato