La Divina Commedia

Fer la città sovra quell ossa morte; e per colei che l loco prima elesse, 93 Mant a l appellar sanz altra sorte. Già fuor le genti sue dentro più spesse, prima che la mattia da Casalodi 96 da Pinamonte inganno ricevesse. Però t assenno che, se tu mai odi originar la mia terra altrimenti, 99 la verità nulla menzogna frodi . E io: «Maestro, i tuoi ragionamenti mi son sì certi e prendon sì mia fede, 102 che li altri mi sarien carboni spenti. Ma dimmi, de la gente che procede, se tu ne vedi alcun degno di nota; 105 ché solo a ciò la mia mente rifiede . Allor mi disse: «Quel che da la gota porge la barba in su le spalle brune, 108 fu quando Grecia fu di maschi vòta, sì ch a pena rimaser per le cune augure, e diede l punto con Calcanta 111 in Aulide a tagliar la prima fune. Euripilo ebbe nome, e così l canta l alta mia tragedìa in alcun loco: 114 ben lo sai tu che la sai tutta quanta. Quell altro che ne fianchi è così poco, Michele Scotto fu, che veramente 117 de le magiche frode seppe l gioco. Vedi Guido Bonatti; vedi Asdente, ch avere inteso al cuoio e a lo spago 120 ora vorrebbe, ma tardi si pente. Vedi le triste che lasciaron l ago, la spuola e l fuso, e fecersi ndivine; 123 fecer malie con erbe e con imago. Ma vienne omai, ché già tiene l confine d amendue li emisperi e tocca l onda 126 sotto Sobilia Caino e le spine; e già iernotte fu la luna tonda: ben ten de ricordar, ché non ti nocque alcuna volta per la selva fonda . 130 Sì mi parlava, e andavamo introcque. Costruirono la città sulle ossa morte della maga; e in onore di colei che per prima scelse il luogo, la chiamarono Mantova senza altri sortilegi. 94-96 Le genti che la abitavano erano più numerose (spesse) prima che la stoltezza (mattia) di (Alberto da) Casalodi fosse ingannata da Pinamonte. 97-99 Perciò ti metto in guardia (assenno) perché, se senti altre versioni sulle origini della mia terra, nessuna menzogna la verità inganni (frodi) . (vv. 100-130) Altri indovini 100-105 E io: «Maestro, i tuoi ragionamenti sono così sicuri per me e conquistano tanto la mia fiducia che gli altri mi parrebbero carboni spenti. Ma dimmi se, tra la gente che avanza, vedi qualcuno degno di nota; perché la mia mente solo a questo si dirige (rifiede) . 106-111 Allora mi disse: «Quello che dalla guancia protende la barba sulle spalle scure fu quando la Grecia rimase priva di maschi (partiti per la guerra di Troia), così che rimasero quasi solo quelli nelle culle un indovino, e con Calcante indicò il punto in cui salpare (tagliar la prima fune) in Aulide. 112-114 Ebbe nome Euripilo, e così lo ricorda il mio poema in qualche luogo: lo sai bene tu che lo conosci tutto. 115-117 Quell altro che è così magro (poco) nei fianchi fu Michele Scotto, che davvero conobbe l arte (il gioco) degli inganni (frode) compiuti con la magia. 118-123 Vedi Guido Bonatti; vedi (il calzolaio) Asdente, che ora vorrebbe avere atteso al cuoio e allo spago, ma tardi si pente. Vedi le sciagurate (triste) che abbandonarono l ago, la spola e il fuso, e divennero indovine ( ndivine); fecero magie con erbe e con figure (imago). 124-130 Ma vieni ormai, perché già la luna (Caino e le spine) raggiunge (tiene) il confine di entrambi gli emisferi e si tuffa (tocca) nel mare sotto Siviglia (Sobilia); e già ieri notte la luna era piena (tonda): te lo devi ben ricordare, perché non ti ha nuociuto nella selva buia dove ti eri smarrito . Così mi parlava e intanto camminavamo. Inferno Gli indovini 187

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato