La Divina Commedia

Con lui sen va chi da tal parte inganna; e questo basti de la prima valle 99 sapere e di color che n sé assanna . Già eravam là ve lo stretto calle con l argine secondo s incrocicchia, 102 e fa di quello ad un altr arco spalle. Quindi sentimmo gente che si nicchia ne l altra bolgia e che col muso scuffa, 105 e sé medesma con le palme picchia. Le ripe eran grommate d una muffa, per l alito di giù che vi s appasta, 108 che con li occhi e col naso facea zuffa. Lo fondo è cupo sì, che non ci basta loco a veder sanza montare al dosso 111 de l arco, ove lo scoglio più sovrasta. Quivi venimmo; e quindi giù nel fosso vidi gente attuffata in uno sterco 114 che da li uman privadi parea mosso. E mentre ch io là giù con l occhio cerco, vidi un col capo sì di merda lordo, 117 che non par a s era laico o cherco. Quei mi sgridò: «Perché se tu sì gordo di riguardar più me che li altri brutti? . 120 E io a lui: «Perché, se ben ricordo, già t ho veduto coi capelli asciutti, e se Alessio Interminei da Lucca: 123 però t adocchio più che li altri tutti . Ed elli allor, battendosi la zucca: «Qua giù m hanno sommerso le lusinghe 126 ond io non ebbi mai la lingua stucca . Appresso ciò lo duca «Fa che pinghe , mi disse, «il viso un poco più avante, 129 sì che la faccia ben con l occhio attinghe di quella sozza e scapigliata fante che là si graffia con l unghie merdose, 132 e or s accoscia e ora è in piedi stante. Ta de è, la puttana che rispuose al drudo suo quando disse Ho io grazie grandi apo te? : Anzi maravigliose! . 136 E quinci sian le nostre viste sazie . 97-99 Con lui va chi in tal modo (da tal parte) inganna; e basti sapere questo della prima bolgia e di coloro che dentro di sé azzanna (assanna) . (vv. 100-136) Gli adulatori 100-102 Eravamo ormai giunti là dove lo stretto passaggio (calle) incrocia il secondo argine, e di questo fa sostegno (spalle) a un altro ponte. 103-105 Da qui sentimmo gente che geme sommessamente (si nicchia) nell altra bolgia e con la bocca sbuffa rumorosamente (scuffa), e si percuote con le palme da se stessa. 106-111 Le rive erano incrostate (grommate) da una muffa, per l esalazione (alito) che sale dal fondo (di giù) e vi si attacca impastandosi (vi s appasta) che offendeva gli occhi e il naso. Il fondo è così profondo che non c è abbastanza ampiezza per vederlo senza salire al colmo dell arco, dove il ponte è più alto (più sovrasta). 112-114 Qui arrivammo; e da qui giù nella bolgia vidi gente immersa in uno sterco che sembrava preso da latrine (privadi) umane. 115-117 E mentre scruto laggiù con lo sguardo, vidi uno con la testa così sporca di sterco che non appariva se era laico o chierico. 118-123 Quegli mi gridò: «Perché sei così avido (gordo) di guardare me più degli altri insozzati (brutti)? . E io a lui: «Perché, se ben ricordo, ti ho già visto quando avevi i capelli asciutti, e sei Alessio Interminelli da Lucca: perciò osservo te più di tutti gli altri . 124-126 Ed egli ancora, battendosi il capo: «Quaggiù mi hanno immerso le adulazioni (lusinghe) per le quali non ebbi mai la lingua stanca (stucca) . 127-132 Dopo di che il maestro mi disse: «Spingi lo sguardo (viso) un po più avanti, così che tu raggiunga (attinghe) con l occhio la faccia di quella donna (fante) sudicia e scarmigliata che là si graffia con le unghie sporche di sterco, e ora si accoscia e ora sta in piedi. 133-136 Taide, la puttana che rispose al suo amante (drudo) quando le chiese: Ho io grandi meriti presso (apo) di te? : Anzi, grandissimi! . E di ciò (quinci) sia paga la nostra vista . Miniatura della Divina Commedia, Inferno XVIII Bodleian Library Inferno Le Malebolge 173

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato